Direttiva Nitrati
La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli condotta con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche e con le acque reflue delle piccole aziende agro-alimentari è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola.
La Direttiva Nitrati (91/676/CEE) – che è stata recepita in Italia con il DM 19 aprile 1999 (Codice di Buona Pratica Agricola - CBPA), il D.lgs. 152/2006 e il DM 25 febbraio 2016 – regolamenta la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento delle acque superficiali e profonde derivanti dall’attività agricola, introducendo criteri, vincoli e divieti a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica.
La Direttiva Nitrati richiede:
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di designare le "Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola" (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica viene valutato sulla base del tenore di nitrati. In queste zone le misure devono garantire che, per ciascuna azienda agro-zootecnica, il quantitativo medio di effluente zootecnico distribuito sul terreno all'anno, compreso quello depositato dagli animali stessi, non superi un apporto pari a 170 kg di azoto per ettaro;
- di definire e applicare nelle ZVN appositi “Programmi d'Azione” che regolamentino l'utilizzazione agronomica degli effluenti d'allevamento e l'impiego dei fertilizzanti minerali e organici contenenti azoto e che definiscano quantitativi, modalità e periodi per la distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti assimilati.