Il funzionamento di impianti e macchinari può provocare nelle abitazioni l’insorgere di vibrazioni, trasmesse per via strutturale, che possono arrecare disagio ai residenti. A livello nazionale non vi è una legge che regolamenta l’esposizione della popolazione alle vibrazioni all’interno degli ambienti abitativi. In Lombardia, l’unico riferimento a livelli “accettabili” è costituito dall’art.9 del titolo secondo del Regolamento Locale di Igiene Tipo del 1985. Le competenze in materia di vibrazioni sono attribuite al Comune che, ai sensi della LR 16/1999 istitutiva di ARPA Lombardia, può avvalersi dell’Agenzia per esercitare le attività di
vigilanza e controllo.
Nel regolamento del 1985 viene stabilito che “i limiti massimi consentiti sono quelli indicati dalle norme ISO in vigore (2631-1978) e relativi addendum ed eventuali successive integrazioni”. Nel corso dei tre decenni successivi le norme ISO citate sono state oggetto di profonda revisione, che ha comportato una sostanziale modifica dei parametri da misurare, delle modalità di rilevazione dell’esposizione della popolazione, dei valori di riferimento o possibili limiti da applicare. Da tutto ciò deriva una situazione di indeterminazione in merito all’interpretazione dei risultati delle misure e quindi sulle valutazioni relative all’esposizione della popolazione, sulle prescrizioni che l’ente competente eventualmente impone a carico del soggetto responsabile delle vibrazioni, sulle azioni di mitigazione che quest’ultimo dovrebbe attuare, sulla loro effettiva efficacia.
Attualmente il riferimento nazionale in materia di esposizione alle vibrazioni in ambiente di vita è rappresentato dalla norma UNI 9614. Si tratta di una norma tecnica mentre manca un riferimento nell’ambito legislativo che stabilisca criteri di valutazione e specifici limiti di esposizione. Questa assenza costituisce di fatto un notevole ostacolo per la risoluzione delle situazioni lamentate, facendo risultare a volte inefficaci gli atti emanati dalla pubblica amministrazione.