ARPA Lombardia - Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente

Bonifiche e siti contaminati

ACQUE SOTTERRANEE​​

Nell’ambito dell’accordo di programma (AdP) “per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e successiva bonifica nel Sito di Interesse Nazionale di Brescia-Caffaro” del 29 settembre 2009, siglato tra il MATTM e gli enti locali, è stato assegnato all’ARPA della Lombardia il compito di porre in esecuzione il “Monitoraggio della qualità delle acque di falda nel Sito di Interesse Nazionale Brescia Caffaro” di cui al punto L), della tabella 1, dello stesso AdP.
L’ARPA della Lombardia ha quindi sottoscritto con il MATTM e la Regione Lombardia una prima convenzione per l’attuazione delle attività di cui di cui al punto L) dell’AdP nel periodo 2013-2015.
Per integrare e sviluppare le attività effettuate nell’ambito della convenzione sopra citata, sono state stipulate per il periodo 2015-2021 ulteriori convenzioni fra il Commissario Straordinario Delegato per la messa in sicurezza e bonifica del sito d’interesse nazionale “Brescia Caffaro” (Commissario di seguito nel testo) e l’ARPA della Lombardia concernente la prosecuzione delle attività previste alla lettera L) dell’accordo di programma sottoscritto il 29/09/2009, relativo al Sito di bonifica di Interesse Nazionale “Brescia-Caffaro” e riguardanti il “Monitoraggio della qualità delle acque di falda nel Sito di Interesse Nazionale” e “l’implementazione del modello idrogeologico e di trasporto dei contaminanti”.

MODELLO IDROGEOLOGICO DI FLUSSO E TRASPORTO DELLA CONTAMINAZIONE

Di seguito è possibile scaricare la relazione, comprensiva di tavole, allegati, contenuti multimediali e base-dati relativi al modello di flusso e di trasporto delle acque sotterranee del SIN Caffaro implementato da ARPA Lombardia, Dipartimento di Brescia.

Si riporta, a titolo esemplificativo, un estratto delle conclusioni della relazione, a cui si rimanda per ogni dettaglio:
gli studi condotti dall’Agenzia, avvalendosi delle elaborazioni e del modello di calcolo precedentemente introdotti da Sogesid spa, hanno consentito di fornire, forse per la prima volta in modo approfondito, una rappresentazione di dettaglio del sottosuolo, delle condizioni idrodinamiche della falda, nonché dei complessi processi naturali e antropici che governano il flusso delle acque sotterranee e il trasporto degli inquinanti in falda nell’area del SIN Brescia-Caffaro.
La ricostruzione del sottosuolo nell’area in esame è stato uno dei passaggi più critici dell’intero processo di modellizzazione: la rappresentazione geologica e idrogeologica coerente del dominio ha richiesto uno sforzo interdisciplinare e di recupero dati da fonti bibliografiche non indifferente. Lungi dall’essere la riproduzione definitiva del sottosuolo del SIN, è comunque un punto di partenza che presenta una sua coerenza interna, dal quale sarà poi possibile procedere a successivi miglioramenti.

Ricostruzione 3d delle varie unità idrogeologiche (esagerazione verticale 5x)

Ricostruzione 3d delle varie unità idrogeologiche (esagerazione verticale 5x)

I modelli di flusso simulati hanno permesso, tramite adeguata taratura, di restituire delle simulazioni coerenti con i valori riscontrati durante le diverse campagne di misura effettuate all’interno del SIN, con errori di misura medi di 30 cm e con un bilancio di massa delle acque sotterranee coerente.

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Ricostruzione 3d del flusso (sono rappresentate le superfici isopiezometriche e, in rosso, le condizioni al contorno)

Anche il modello di trasporto realizzato per il cromo esavalente ha mostrato una buona coerenza di risultati fornendo uno strumento di simulazione molto efficace ed in grado di prevedere evoluzioni dello stato qualitativo della falda, nonché di individuare le possibili origini dell’attuale contaminazione.

Ricostruzione 3d dei pennacchi di contaminazione da cromo esavalente

Ricostruzione 3d dei pennacchi di contaminazione da cromo esavalente

In definitiva, lo studio commissionato dal Commissario Straordinario Delegato per la messa in sicurezza e bonifica del sito d’interesse nazionale “Brescia-Caffaro”) all’ARPA della Lombardia ha conseguito il primo e prioritario obiettivo di disporre finalmente di uno strumento condiviso di calcolo, affidabile e coerente, per una più corretta simulazione e/o valutazione degli interventi di bonifica e di messa in sicurezza della falda.

Risultati del modello realizzato dall’Agenzia

L’acquisizione e l’elaborazione di una significativa mole di dati geologici, idrologici, idrogeologici e geochimici, strumentale all’implementazione del modello idrogeologico di flusso e trasporto, ha permesso di approfondire le conoscenze e la comprensione delle dinamiche di evoluzione dei fenomeni di contaminazione che da alcuni decenni compromettono la qualità delle acque di falda nell’area bresciana.
Tale processo, supportato da una regolare serie di dati acquisiti nel corso delle campagne di monitoraggio eseguite dall’Agenzia con regolare frequenza nel periodo compreso tra il 2014 e il 2018, ha contribuito in modo determinante a:

  1. comprendere il regime di variazione quantitativo delle acque sotterranee nel bacino idrogeologico che comprende la fascia terminale della conoide della Val Trompia e la prospiciente media pianura bresciana, inclusi i meccanismi di alimentazione e ricarica dell’acquifero, nonché di sfruttamento della risorsa idrica nel tempo;
  2. fornire un modello per la comprensione dei fenomeni inquinanti e loro evoluzione, sulla base delle sorgenti di contaminazione accertate e delle interazioni con le oscillazioni piezometriche;
  3. interpretare in modo quantitativo i dati acquisiti nel corso dei monitoraggi al fine di identificare in modo univoco le sorgenti di contaminazione;
  4. ricostruire l’evoluzione dalle origini all’attuale dei fenomeni di contaminazione noti e prevedere possibili scenari di diffusione della contaminazione stessa.

Alla luce delle considerazioni di carattere generale sopra esposte e meglio dettagliate nei precedenti capitoli, lo studio ha evidenziato alcuni aspetti rilevanti per la corretta comprensione del contesto quali:

  • la definitiva comprensione della complessa struttura idrogeologica del territorio bresciano, caratterizzata da 3 ambiti principali (tra loro differenti ma correlabili) procedendo da nord a sud: nella parte settentrionale si riscontra la presenza di un acquifero unico indifferenziato, con alternanze di ghiaie e conglomerati che poggiano sul substrato roccioso sedimentario, con approfondimento del substrato nella zona dei pozzi nord e quartiere Casazza, da attribuire secondo alcuni autori alla presenza di una faglia all’altezza nella valle di Nave con andamento ovest-est che disloca i calcari mesozoici a profondità maggiori; procedendo verso sud, fino circa all’altezza dello stabilimento Caffaro, presenza di livelli ghiaiosi a diretto contatto con i conglomerati sottostanti, con locale presenza di livelli argillosi anche di notevole spessore che possono dare origine a falde sospese (ad esempio in corrispondenza dello stabilimento Iveco); procedendo verso sud si osserva una progressiva separazione dei livelli acquiferi, con la definizione della classica struttura idrogeologica della pianura padana (acquiferi A, B e C);
  • identificazione quantitativa dei fenomeni generali di ricarica della falda, in particolare:
    • ricarica per afflusso di acque sotterranee: oltre al contributo della Valle Trompia, idrogeologicamente collegata all’area del SIN, è significativo l’afflusso proveniente da ovest, nonché gli afflussi derivanti dai versanti (Colle San Giuseppe, Maddalena, Sant’Anna) che potrebbero dare luogo localmente a falda sospese;
    • irrigazione, perdite acquedottistiche e da reti industriali, determinano un contributo significativo in termini di ricarica dell’acquifero stesso;
    • relazioni tra fiume Mella e acque sotterranee: il contributo del fiume Mella parrebbe ancora marginale rispetto agli ulteriori elementi del bilancio idrico: tale aspetto dovrà comunque essere approfondito nel corso delle prossime fasi di implementazione del modello.

Lo strumento fornito è inoltre essenziale per la comprensione dei fenomeni geochimici e di contaminazione in atto o avvenuti in passato. I principali elementi emersi sono i seguenti:

  • il contributo della valle Trompia alla contaminazione del SIN Caffaro, stimando un periodo di trasporto di 50 anni a partire dal confine nord del dominio, non si spinge verso sud oltre lo stabilimento Iveco e con concentrazioni generalmente inferiori a 5 µg/L; buona parte della contaminazione sarebbe intercettata dai campi pozzi presenti a nord;
  • nell’area centrale del dominio la presenza della barriera idraulica nello stabilimento Caffaro determina una deviazione locale imponente del flusso di acque sotterranee ed interferisce in modo rilevante con il sistema di sbarramento idraulico per il risanamento delle acque di falda contaminate attivo presso il sito Oto Melara: il modello infatti evidenzia come l’eventuale contaminazione in uscita da Oto Melara potrebbe dirigersi essenzialmente in direzione est e nord-est, come confermato dai valori riscontrati nel piezometro Pz2 della Scuola Divisione Acqui, che mostra concentrazioni crescenti di cromo esavalente;
  • nella porzione del quartiere Chiesanuova la presenza in passato (indicativamente fino alla metà degli anni ’80) dei pozzi industriali Pietra, Cip Zoo, nonché del più intenso utilizzo dei pozzi Chiesanuova ha determinato con ogni probabilità un contenimento parziale od un rallentamento significativo nei fenomeni di trasporto della contaminazione; tenendo conto di tale aspetto il modello ha simulato correttamente i pennacchi di contaminazione derivanti dalle 3 principali sorgenti presenti nell’area (Pietra, Baratti e Forzanini), che generano contaminazione almeno fino al confine sud del modello stesso;
  • il modello ha reso evidente che le sorgenti attualmente note non sono sufficienti a fornire completa spiegazione dell’attuale contaminazione: sono presenti ulteriori sorgenti ignote che determinano significativa contaminazione delle acque sotterranee.

In generale, nelle ipotesi effettuate, si osserva una tendenza alla sottostima dell’estensione delle contaminazioni delle acque sotterranee derivanti dalle sorgenti note: nelle successive fasi di implementazione del modello verranno effettuate delle simulazioni che tengano conto delle portate storiche dei pozzi all’interno dell’area Chiesanuova, verificando l’effetto di tali emungimenti prolungati sulla diffusione della contaminazione.

MONITORAGGIO QUALITATIVO (GEOCHIMICO) E ​QUANTITATIVO (PIEZOMETRICO) DELLE ACQUE SOTTERRANEE​​

Di seguito i risultati delle attività di monitoraggio qualitativo (geochimico) e quantitativo (piezometrico) effettuate dal Dipartimento di Brescia dell’Agenzia a partire dall’aprile 2014 all’interno ed in prossimità del Sito di Interesse Nazionale (SIN) Brescia Caffaro, in attuazione del “Protocollo operativo per il coordinamento delle attività di monitoraggio delle acque sotterranee”, approvato nel corso della Conferenza di servizi Istruttoria del 14 Maggio 2014​.

I risultati dei monitoraggi eseguiti dal Dipartimento di Brescia dell’ARPA all’interno del SIN Brescia Caffaro sono descritti in report periodici:

I dati sono visualizzabili anche tramite web-GIS al seguente indirizzo: Dati Acque sotterranee​

RISULTATI RILIEVO FREATIMETRICO DELL’APRILE 2014​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:
Nell’aprile 2014 è stata condotta una prima campagna piezometrica per la ricostruzione dell’andamento di flusso delle acque sotterranee in corrispondenza del SIN, al fine di individuare successivamente i punti più significativi da campionare. L’analisi della carta piezometrica elaborata sulla base dei dati di Aprile 2014 conferma l’andamento già noto da precedenti studi effettuati da ARPA e da bibliografia, cioè una direzione prevalente di flusso della falda da Nord a Sud. Rispetto ai rilievi effettuati da ARPA nel 2005-2006 si rileva un innalzamento medio della quota della falda freatica di circa 10/12 m.
L’andamento locale della falda freatica risulta significativamente influenzato dalla presenza di alcuni emungimenti; in particolare:

  • in corrispondenza ed a valle dello stabilimento Caffaro si osserva una rilevante distorsione delle linee di flusso: la barriera idraulica in corrispondenza del perimetro della Caffaro influenza significativamente l’andamento della falda, ma l’emungimento in atto non parerebbe generare un effetto di richiamo tale da contenere le acque sotterranee comprese nell’intero perimetro dello stabilimento;
  • l’emungimento rilevato del Pozzo Chiesanuova 2 (P54) genera un cono di richiamo tale per cui il flusso delle acque sotterranee a valle del sito contaminato Forzanini è almeno parzialmente intercettato da tale pozzo (il pozzo non è utilizzato per scopi idropotabili). L’effetto dell’emungimento relativo alle attività di messa in sicurezza in corso presso il sito Forzanini risulta invece impercettibile;
  • lo sbarramento idraulico per la messa in sicurezza della falda presso il sito Baratti ed Eredi Inselvini a Chiesanuova non determina una significativa deformazione della locale piezometria.

I dati raccolti hanno consentito​ di aggiornare e consolidare il modello idrogeologico del SIN “Brescia – Caffaro” in corso di implementazione e forniscono un nuovo ed aggiornato quadro sul flusso della falda dell’intero SIN, rispetto alla precedente del 2005.

R​​ISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE CAMPAGNA DI GIUGNO 2014​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:
Nel giugno 2014 è stata condotta una campagna di monitoraggio quantitativo (piezometrica) e qualitativo (geochimico). Le attività condotte hanno consentito di evidenziare quanto segue:

  • l’analisi storica delle variazioni dei livelli piezometrici rilevati in corrispondenza di alcuni pozzi/piezometri presenti nel SIN mostra come negli ultimi 8 anni si è avuto un significativo e generale innalzamento del livello di falda, in modo particolare nella porzione nord del territorio indagato e, gradualmente, in maniera meno marcata spostandosi verso sud. L’effetto di tale incremento differenziato è un aumento del gradiente idraulico della falda, da valori pari a circa 2,5 ‰ nel 2006 a valori pari a circa 4,5 ‰ rilevato secondo i dati attuali, con conseguente incremento della velocità di deflusso delle acque sotterranee;
  • a nord del SIN, i pozzi A2A San Donino e Nord creano un cono di emungimento che deprime la falda fino a quote intorno a 125/127 m s.l.m. Come conseguenza di tale emungimento si rileva un’inversione dell’andamento della falda a monte dello stabilimento Iveco, in cui la direzione di flusso risulta essere addirittura opposta rispetto al naturale deflusso da nord a sud. In corrispondenza degli stabilimenti Iveco, Insse Berardi e Insse Cilindri si crea un effetto di spartiacque sotterraneo che nelle condizioni idrogeologiche rilevate, funge da barriera alle contaminazioni provenienti da monte e dalla Valle Trompia in generale (quantomeno per l’acquifero più superficiale);
  • nei pressi dello stabilimento Caffaro si osserva la presenza del cono di emungimento derivante dalle attività di messa in sicurezza in corso, che tuttavia non sembra essere in grado di interessare l’intera superficie dello stabilimento. È inoltre visibile l’effetto di emungimento in corso presso lo stabilimento Oto Melara. L’azione combinata delle due barriere idrauliche in atto (stabilimento Caffaro e Oto Melara) produce un’area caratterizzata da gradiente idraulico praticamente nullo fra i piezometri PZ101, PZ102 ed PZ81; tale area potrebbe essere interessata da fuoriuscita di contaminanti dallo stabilimento Caffaro verso la barriera Oto Melara, come parrebbe emergere dai risultati della campagna geochimica di Giugno 2014;
  • nella porzione a sud del SIN si osservano gli effetti dell’emungimento di alcuni pozzi pubblici (Chiesanuova 2 e Pozzo Frao2); in prossimità dei pozzi della centrale Lamarmora si osserva invece una condizione di alto piezometrico. I valori riscontrati in condizioni statiche sono circa 8/10 m più alti rispetto alla quota rilevata della falda superficiale; in condizioni dinamiche invece i pozzi Lamarmora creano una deviazione del flusso di falda verso est.

I rilievi geochimici effettuati hanno consentito di inquadrare il problema della contaminazione in atto come derivante dalla sovrapposizione di numerose sorgenti concorrenti, alcune delle quali risultano individuate, altre da individuare o da accertare.
La rappresentazione proposta, ottenuta a seguito dell’interpolazione spaziale dei dati (per quanto da considerarsi di carattere qualitativo e solo semi-quantitativo), consente una prima individuazione dei pennacchi per diversi parametri analitici.

  • Cromo VI: sono stati individuati 11 plume, di diversa entità. La contaminazione da Cromo VI si conferma essere in parte proveniente dalle attività della Val Trompia o nella porzione a nord dell’area indagata. È stata inoltre condotta una ricostruzione storica delle attività potenzialmente sorgenti di Cromo VI all’interno del perimetro del Comune di Brescia e quindi anche al di fuori del perimetro del SIN. L’analisi e la successiva elaborazione delle concentrazioni rilevate nel Dicembre 1982 ha consentito di individuare l’esistenza di alcune aree caratterizzate da concentrazione di Cromo VI particolarmente elevate.
  • Mercurio: l’unico plume individuato si rileva in uscita dallo Stabilimento Caffaro dal quale tende poi a diffondersi verso il sito Oto-Melara (a causa probabilmente dell’effetto di richiamo generato dai pozzi barriera), fino ad arrivare al piezometro a valle della barriera del sito Oto-Melara.
  • PCB: l’unico plume individuato si rileva in uscita dallo Stabilimento Caffaro, dal quale tende poi a diffondersi verso il sito Oto-Melara come per il parametro Mercurio (anche se in concentrazioni inferiori alle CSC). Si evidenzia, inoltre, la presenza di concentrazioni rilevabili di PCB in ulteriori piezometri posti a valle della sorgente Caffaro.
  • Solventi clorurati: tali parametri sono diffusamente presenti all’interno dell’area in esame e non tutti riconducibili a sorgenti accertate (ad esclusione del tetracloruro di carbonio, proveniente dallo stabilimento Caffaro). Sono da evidenziare valori estremamente alti di solventi clorurati nell’area dell’ex “Comparto Milano”, presso lo stabilimento Caffaro e in un pozzo dell’industria Ori Martin. Per quanto attiene ai risultati relativi ai composti alifatici clorurati, il confronto delle concentrazioni rilevate nelle triplette dei piezometri esterni allo stabilimento Caffaro (terebrati a profondità di 40, 80 e 120 m dal p.c.) mostra che in generale i piezometri a 80 m presentano concentrazioni maggiori di composti alifatici clorurati; tali composti, che formano la DNAPL (dense non-aqueous phase liquid), hanno normalmente densità maggiore dell’acqua e tendono quindi ad accumularsi negli strati fini ed in particolare negli strati che compongono il letto dell’acquifero. Tale comportamento risulta particolarmente evidente nel confronto fra le concentrazioni di composti alifatici clorurati rilevate a monte ed a valle del sito Iveco in pozzi terebrati a profondità comprese fra i 100 ed i 200 m (concentrazioni variabili tra 20 e 150 µg/L), rispetto ai valori riscontrati nei piezometri interni al sito, terebrati a profondità fra 19 e 25 m (concentrazioni variabili tra 10 e 20 µg/L). In base a tale evidenza risulta necessario procedere, per la verifica dei composti alifatici clorurati, alla terebrazione di piezometri che interessino l’intero spessore dell’acquifero secondo lo schema già adottato per lo stabilimento Caffaro.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE CAMPAGNA DI GENNAIO 2015​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:
Nella campagna di gennaio 2015 è stato effettuato un nuovo monitoraggio geochimico e piezometrico integrando la precedente campagna del giugno 2014. Per quanto attiene all’indagine piezometrica, si evidenzia quanto segue:

  • in prima analisi si conferma una direzione di flusso di falda prevalentemente orientata nord-sud, deformata dai coni di depressione generati dai numerosi pozzi presenti;
  • si conferma un’importante depressione generata dalla presenza dei campi pozzi ad uso potabile “San Donino” e “Nord” di proprietà di A2A spa e utilizzati per il pubblico acquedotto della città;
  • si conferma in corrispondenza dell’area “Iveco” la presenza di uno spartiacque dinamico orientato est-ovest, il cui assetto e posizione sono determinati dall’ equilibrio tra gli emungimenti dei pozzi “San Donino” e “Nord” nel settore settentrionale e dei pozzi del sito industriale Caffaro nel settore meridionale;
  • l’andamento delle isopiezometriche ha evidenziato e confermato la presenza di una vasta depressione nei pressi dell’insediamento Caffaro, dovuta all’emungimento delle acque sotterranee per le operazioni di messa in sicurezza del sito;
  • nel settore sud orientale dell’area in studio si evidenzia e si conferma la presenza di due coni di depressione rappresentati dai campi pozzi A2A denominati “Lamarmora” e “Folzano”;
  • si individua un importante cono di depressione prodotto dall’emungimento del pozzo “Chiesanuova 2”;
  • nel complesso si osservano delle variazioni minime del livello di falda, con degli abbassamenti via via più marcati in corrispondenza dei pozzi A2A San Donino, Nord, Chiesanuova 2, Lamarmora e Folzano; tali anomalie sono pertanto legate alla quantità di emungimenti e non attribuibili a fattori idrogeologici.

Per quanto attiene alle indagini geochimiche, si osserva quanto segue:

  • Cromo VI: sono stati riconfermati gli 11 plumes, di diversa entità riscontrati nella campagna del 2014, viene confermata nelle aree Ideal Standard e Caffaro la presenza di due sorgenti di contaminazione, il cui trasporto è intercettato dai pozzi d’emungimento della Caffaro che contengono la diffusione del plume all’interno dello stabilimento. I valori di concentrazione si mantengono invariati, sotto i 25 μg/l nell’area Ideal Standard e ben più elevati nell’area Caffaro. Il pennacchio proveniente dall’area ex Comparto Milano, trova nuova alimentazione nell’area a monte del sito ex Monte Maniva ove si osserva un notevole decremento della concentrazione di cromo esavalente, abbassatosi a 349 μg/l rispetto a 514 μg/l a giugno 2014. Nell’area dell’Oto Melara si registrano valori di concentrazione sensibilmente inferiori, con direzione di trasporto conforme a quanto osservato nella precedente campagna. Nell’area Pietra Curva e Tagliatella si registrano livelli di contaminazione e direzione di trasporto, conformi con quanto osservato nella prima fase del progetto, con orientamento verso il plume dell’area Baratti. L’area Baratti mostra delle differenze in termini di concentrazioni e di estensione. Una prima differenza rispetto al documento di giugno 2014 è la continuità del trasporto del Plume che da monte Maniva raggiunge Pietra Curva e quindi l’area Baratti. Seppure le concentrazioni di cromo esavalente siano complessivamente diminuite nel focolaio, la contaminazione a valle si mantiene comunque notevole; nella fattispecie si osserva una riduzione della concentrazione su tutto il settore meridionale della sorgente e uno sviluppo di ulteriori 600 m in direzione sud nell’intervallo di 6 mesi, confermata dall’aumento della concentrazione di cromo esavalente in tutti i pozzi più a sud ricadenti in zona “Folzano”. Nelle elaborazioni di gennaio appare ben evidente come il cono di depressione dei pozzi “Folzano” di A2A intercetti e deformi il pennacchio; si osserva infine un generale aumento della concentrazione di cromo esavalente a sud dell’area Forzanini e si conferma sempre a sud;
  • Mercurio: La campagna di gennaio 2015 ha evidenziato un quadro geochimico confrontabile con quanto verificato nel giugno 2014. È da segnalare che l’unica variazione significativa del parametro mercurio è stata riscontrata nel Pz10 CAFFARO, che presenta un incremento di 8,9 μg/l (si è passati da 6,2 μg/l di giugno 2014 a 15,1 μg/l di gennaio 2015);
  • PCB: La contaminazione da PCB proveniente dall’area Caffaro appare in questa sede più estesa di quanto rappresentato lo scorso giugno 2014, raggiungendo la zona dello scalo merci nel piezometro PO017029NRE651 (14,7 μg/l): tale differenza è da attribuire sia ad un generale innalzamento della contaminazione, sia all’aumento dei punti di monitoraggio che hanno determinato una più corretta perimetrazione del plume;
  • Solventi clorurarti: tali parametri sono estesamente presenti all’interno dell’area in esame e non tutti riconducibili a sorgenti accertate (ad esclusione del tetracloruro di carbonio, proveniente dallo stabilimento Caffaro da cui si osserva una diminuzione della concentrazione all’interno dello stabilimento rispetto alla campagna precedente). Per quanto concerne la contaminazione si conferma il quadro già delineato nella campagna di giugno 2014. Si evidenzia una notevole riduzione di concentrazione di tetracloroetilene nel pozzo della Ori Martin, passando da 153 μg/l a 1,7 μg/l. Si conferma una contaminazione da tetracloroetilene nell’area dell’ex Comparto Milano, con concentrazioni comprese tra 40,0 μg/l e 80,0 μg/l. Per quanto concerne il Triclometano si osserva un quadro geochimico in miglioramento all’interno dello stabilimento Caffaro, si confermano gli stessi valori di concentrazione lungo il pennacchio; nell’area Baratti invece non sono state riscontrate non conformità ai limiti tabellari, fatta eccezione per il piezometro esterno di via Fura dove è stata rilevata una concentrazione pari a 0,2 μg/l; nell’area ex Comparto Milano si presenta una situazione coerente e conforme con quanto già documentato anella campagna di giugno 2014;
  • si conferma un superamento delle CSC nella discarica di via Caprera, tuttavia non vi sono dati a monte della discarica tali da accertare l’origine del focolaio di contaminazione; si conferma la presenza di un plume non definito a sud–ovest dell’area dei pozzi Lamarmora. Dai dati disponibili non si ha modo di comprenderne l’origine;
  • la campagna ha permesso inoltre di rimodulare l’origine del plume più a nord della Caffaro, in area Iveco nei pressi del pozzo 6 (31,6 μg/l); tale pozzo intercetta l’orizzonte acquifero più profondo in un tratto compreso tra -47 m e -111 m.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - SETTEMBRE - DICEMBRE 2016​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:

​Elementi idrogeologici e piezometria
La elaborazione del modello idrogeologico locale consente di osservare che:

  1. l’acquifero ghiaioso-sabbioso e l’acquifero conglomeratico sono solo localmente separati: nella porzione nord del territorio indagato in particolare gli acquiferi citati formano un unico corpo acquifero indifferenziato; dallo stabilimento Caffaro verso sud si riscontra una locale separazione degli acquiferi, non continua ed assente nella porzione a sud del Villagio Sereno.
  2. lo spessore dei vari acquiferi presenti è variabile, in particolare nella porzione nord del territorio indagato si riscontrano spessori notevoli dell’acquifero conglomeratico, probabilmente comunicanti con il substrato roccioso sottostante (bedrock); procedendo verso sud lo spessore dell’acquifero conglomeratico tende a diminuire e lasciare spazio ai sedimenti villafranchiani argilloso-sabbiosi, caratteristici del sottosuolo nelle aree di pianura.

È possibile effettuare alcune considerazioni inerenti l’andamento generale della falda, sia dall’analisi dei dati relativi alle sonde in continuo installate dall’ARPA, sia mediante la valutazione delle misure provenienti dalla sonda in continuo presente all’interno dello stabilimento Caffaro nel Pz5.
La quota della falda è stata massima nella primavera del 2014, con valori intorno a 123 m s.l.m. (valori simili furono riscontrati anche nel 2011), mentre i valori più bassi sono stati riscontrati nell’agosto 2012 con quota pari a circa 114 m s.l.m., con una variazione di circa 9 metri. Negli anni precedenti la quota della falda era risultata molto inferiore, secondo i dati storici disponibili: negli anni dal 2002 al 2009 la quota della falda era compresa nell’area Caffaro indicativamente fra 109 e 113 m s.l.m., con oscillazioni non regolari di periodo circa biennale. Dal 2009 si è riscontrato un innalzamento della falda fino al febbraio del 2011, da valori minimi intorno a 109 m s.l.m. a valori massimi intorno a 123 m s.l.m. L’oscillazione stagionale con periodo indicativo biennale sembra attualmente attestarsi su valori compresi fra 114 m s.l.m. e 123 m s.l.m. A partire da febbraio 2014 si è osservata una diminuzione della quota della falda da valori intorno a 123 m s.l.m. fino ai valori minimi rilevati nel marzo 2016 (112,97 m s.l.m.) e nel dicembre 2016 (112,66 m s.l.m.).
Sulla base delle elaborazioni piezometriche effettuate per la falda freatica superficiale, in corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva un cono di emungimento di notevolissime dimensioni, presumibilmente determinato dalle attività di pompaggio in corso, che deprime il livello della falda fino alla quota di circa 116÷115 m s.l.m. (si evidenzia che nel corso della campagna di monitoraggio di giugno 2014 il cono di emungimento deprimeva la falda fino a quota di circa 122 m s.l.m.). L’analisi dell’andamento locale della falda (isopieze 0,1 m), evidenzia che l’attività di pompaggio contemporanea presso i siti Caffaro ed Oto Melara comporti una possibile interferenza dei sistemi di emungimento attivi, come reso evidente dall’analisi dei dati geochimici di ottobre 2016, che indicano la presenza di mercurio, tetracloruro di carbonio e PCB in ingresso al sito Oto Melara (vedi dati Pz3 - PO0170290RE300).
In generale si osserva quindi che la barriera idraulica dello stabilimento Caffaro, per quanto determini un notevole cono di emungimento nell’area, anche in conseguenza dell’azione congiunta dell’emungimento di Oto Melara, non consenta un contenimento efficace della contaminazione da mercurio e tetracloruro di carbonio e molto probabilmente anche del Cromo VI.
Si osserva una deviazione della direzione di flusso dovuto ad un alto piezometrico in corrispondenza del sito Baratti, a valle del quale si osserva una leggera deviazione del deflusso verso est. L’alto piezometrico in corrispondenza del sito Baratti potrebbe essere imputato alla iniezione di reagenti in falda nei piezometri di monte del sito. La barriera idraulica attiva presso i piezometri esterni all’area Baratti non deforma le isopieze in maniera significativa (al momento del rilievo piezometrico di settembre la barriera risultava attiva, mentre ad ottobre risultava non attiva). Anche in corrispondenza dell’area Forzanini non si osservano evidenze di emungimenti in corso.
Non si osservano significativi variazioni di andamento della falda in conseguenza degli emungimenti presso i siti Baratti e Forzanini.

Geochimica
Le concentrazioni rilevate sono generalmente inferiori a quelle misurate nel monitoraggio di gennaio 2015; si ritiene che tale diminuzione sia principalmente da porre in relazione alla quota della falda, molto inferiore a quella rilevata nel corso delle precedenti campagne.
In sintesi, nel corso della presente campagna di monitoraggio è stato possibile evidenziare:

  • elevate concentrazioni di tetracloroetilene (150 µg/L) rilevate in ingresso all’area indagata in prossimità del confine con Bovezzo (vedi piezometri Stefana – SLM e Pz1 alla Stocchetta);
  • incremento notevole della concentrazione di cromo VI nel piezometro Pz7 interno al sito Baratti in sovrapposizione alla contaminazione già nota; concentrazioni elevate di cromo VI permangono all’esterno dei siti Baratti e Forzanini, senza significativi miglioramenti nel corso degli ultimi 2 anni;
  • necessità di inserire fra i punti di monitoraggio sia freatimetrico che geochimico tutti i pozzi presenti all’interno dello stabilimento IVECO, ai fini di una migliore comprensione delle dinamiche idrauliche e geochimiche locali; è inoltre auspicabile che si proceda alla terebrazione di nuovi piezometri localizzati a valle dello stabilimento con profondità tali da interessare l’intero spessore dell’acquifero.

Per quanto attiene ai singoli parametri analitici, si rimanda a quanto riportato nel testo della relazione. I principali plume individuati sono stati confermati dalla campagna di ottobre 2016.

Proposte operative
Nel corso delle successive campagne di monitoraggio effettuate dall’Agenzia si terrà conto dei risultati ottenuti nella presente campagna e, compatibilmente con l’effettiva disponibilità di punti di monitoraggio ubicati in posizioni idonee, si procederà a verificare:

  • l’estensione dei plume accertati;
  • l’eventuale presenza di ulteriori sorgenti per i plume accertati;
  • i plume per i quali non è stata individuata una sorgente;
  • l’eventuale contributo delle fonti di contaminazione individuate a seguito della indagine storica effettuata.

La situazione di contaminazione da tetracloruro di Carbonio, nonché da PCB e mercurio rilevata all’esterno Caffaro nel PZ3 dello stabilimento Oto Melara - PO0170290RE300 indica che la barriera idraulica dello stabilimento Caffaro non è efficace nel contenimento della contaminazione.
L’elaborazione della carta piezometrica a scala di SIN e le ricostruzioni dei plume prodotte hanno evidenziato che per alcuni siti le attività di emungimento in atto (pump & treat) non risultano efficaci nel contenimento della contaminazione; in particolare:

  • Stabilimento Caffaro;
  • Comparto Milano;
  • Baratti di Eredi Inselvini;
  • ex Galvanica Forzanini.

La presenza di plume accertati ma senza individuazione di sorgente, in particolare per la contaminazione da tetracloroetilene proveniente da monte, pone la necessità di proseguire con le attività di monitoraggio a scala di SIN; è inoltre necessario al fine di procedere all’individuazione delle eventuali sorgenti attive avere la possibilità di installare nuovi piezometri in corrispondenza delle aree ove sono probabilmente collocate le sorgenti non ancora individuate.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - GENNAIO - GIUGNO 2017​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:

​ La quota della falda permane a livelli di minimo (in zona Caffaro quota compresa fra 114 e 113 m s.l.m.): nel periodo gennaio–giugno 2017 in particolare il livello della falda in zona Caffaro è ulteriormente sceso da valori intorno a 114,60 m s.l.m. a valori di 113,40 m s.l.m. Sulla base delle elaborazioni piezometriche effettuate per la falda freatica superficiale, in corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva un cono di emungimento di notevolissime dimensioni, presumibilmente determinato dalle attività di pompaggio in corso, che deprime il livello della falda fino alla quota di circa 111÷112 m s.l.m. (si evidenzia che nel corso della campagna di monitoraggio di giugno 2014 il cono di emungimento deprimeva la falda fino a quota di circa 122 m s.l.m.). In sintesi, nel corso campagna di monitoraggio qualitativo di marzo 2017 è stato possibile confermare:

  • le elevate concentrazioni di tetracloroetilene presenti nella porzione nord di Brescia fino a 150 μg/L, rilevate in ingresso all’area indagata in prossimità del confine con Bovezzo (vedi piezometri Stefana – SLM e Pz1 alla Stocchetta); i dati di marzo confermano la presenza di un plume che si sviluppa verso sud fino ad incontrare i pozzi pubblici Donino e Nord, estendendosi forse anche a valle degli stessi; è necessario quindi procedere all’individuazione della sorgente o delle sorgenti di contaminazione mediante approfondimenti di indagine successivi, quali indagini storiche approfondite inerenti le potenziali sorgenti di contaminazione, sopralluoghi nei potenziali siti, installazione di piezometri in posizioni strategiche, campionamenti ed analisi;
  • superamenti delle CSC per il sito IVECO ed evidenza di alcuni aspetti critici inerenti la locale rete di monitoraggio. In particolare i piezometri presenti nel sito IVECO intercettano una falda locale sospesa, poggiante su un livello limoso-argilloso ubicato a profondità di circa 20÷25 m da p.c.: i risultati dei campionamenti relativi alla falda sospesa evidenziano una contaminazione per alcuni parametri sito specifici (1,2 - dicloropropano, nitriti) e per altri inquinanti diffusi su tutto il territorio indagato (triclorometano, tetracloroetilene e cromo esavalente); la rete di monitoraggio risulta comunque carente di punti di controllo in posizione di valle idrogeologica sul lato sud dello stabilimento ed in ogni caso non è indagato a sufficienza il rapporto fra falda sospesa e falda principale all’interno e/o all’esterno dello stabilimento; non è comunque chiaro se e/o come lo stabilimento IVECO possa contribuire alla contaminazione della falda principale;
  • la presenza di una sorgente di contaminazione da cromo esavalente e probabilmente da tetracloroetilene a monte del sito Ideal Clima e Ideal Standard;
  • la propagazione della contaminazione Caffaro esternamente al sito, in particolare verso i piezometri del sito Oto Melara. Caffaro in A.S. deve procedere alla riprogettazione della barriera attiva per garantire efficacia (contenimento della contaminazione) ed efficienza (diminuzione dei volumi in emungimento) maggiori del sistema di messa in sicurezza;
  • la concentrazione di cromo esavalente nel PzC2 del sito Pietra Curva conferma il persistere della contaminazione, probabilmente dovuta alla presenza di una sorgente secondaria di contaminazione;
  • la concentrazione significativa di tetracloroetilene in ingresso al sito Pietra tubificio (valori compresi fra 15 e 30 μg/L); tali elementi inducono a ritenere che sia presente una sorgente di contaminazione da tetracloroetilene in posizione compresa fra i siti Caffaro/Oto Melara ed il sito Pietra Tubificio; in tale area sono stati individuate una serie di attività potenziali sorgenti di contaminazione;
  • un notevole incremento della concentrazione di cromo esavalente nel piezometro Pz7 interno al sito Baratti in sovrapposizione alla contaminazione già nota e concentrazioni elevate di cromo esavalente all’esterno del sito Baratti, anche in ragione del limitato funzionamento della barriera idraulica nel tempo e della natura del complesso fenomeno inquinante accertato in passato; su tale aspetto l’Agenzia ha richiesto l’immediata esecuzione di attività di manutenzione e adeguamento dell’impianto di pump & treat esistente (nel corso delle campagne di monitoraggio successive si sottolinea che le concentrazioni in Pz7 sono risultate in notevole riduzione).
  • presenza di concentrazioni anomale per i parametri cromo esavalente e triclorometano in corrispondenza del pozzo Torchiani. Entrambi tali contaminanti potrebbero essere messi in relazione con le attività attualmente in corso presso il sito (o eseguite in passato all’interno dell’area). Al fine di escludere l’eventuale contributo del sito è necessario procedere all’esecuzione di piezometri di monitoraggio in numero adeguato e posizionati a monte e valle dell’area.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - LUGLIO - DICEMBRE 2017​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento:

Relativamente all’area nord di Brescia, a seguito della complessa condizione idrogeologica rappresentata dalla presenza di locali falde sospese intercomunicanti e con carico idraulico variabile, per le rappresentazioni piezometriche relative alle misure di giugno e dicembre 2017, sono stati esclusi i punti di monitoraggio più a nord in quanto associabili a falde sospese che alimentano la falda principale.

In corrispondenza del quartiere Casazza, la falda si attesta ad una quota di 118 m s.l.m. circa; tale dato conferma la presenza di una falda sospesa in corrispondenza dello stabilimento IVECO, dove riscontrate quote piezometriche variabili tra 135 e 129 m s.l.m.

In corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva un cono di depressione piezometrica di ampie dimensioni, presumibilmente determinato dalle attività di emungimento in corso, che abbassa il livello della falda fino alla quota di circa 111÷112 m s.l.m. (si evidenzia che nel corso della campagna di monitoraggio di giugno 2014 il cono di emungimento deprimeva la falda fino a quota di circa 122 m s.l.m.). La quota della falda permane a livelli di minimo (in zona Caffaro quota compresa fra 112,5 e 111,7 m s.l.m.): nel periodo luglio e dicembre 2017 in particolare il livello della falda in zona Caffaro è ulteriormente sceso da valori intorno a 113,40 m s.l.m fino a 111,7 m s.l.m. a settembre e ulteriormente fino a 111,5 m s.l.m. a dicembre 2017.

In sintesi, nel corso della campagna di monitoraggio qualitativo di settembre 2017 è stato possibile:

  • confermare la presenza di un plume da tetracloroetilene (plume 1) nella porzione nord di Brescia, con concentrazioni fino a 150 µg/L, rilevate in ingresso all’area di studio in prossimità del confine con Bovezzo (vedi piezometri Stefana-Regoli–SLM e Pz1 alla Stocchetta); i dati di marzo confermano che il plume è presente e si dirige verso sud fino ad incontrare i pozzi pubblici Donino e Nord e forse anche a valle degli stessi; è necessario quindi procedere all’individuazione della sorgente o delle sorgenti di contaminazione mediante approfondimenti di indagine successivi, quali indagini storiche approfondite inerenti le potenziali sorgenti di contaminazione, sopralluoghi nei potenziali siti, installazione di piezometri in posizioni strategiche, campionamento ed analisi.
  • confermare la migrazione della contaminazione Caffaro all’esterno del sito, in particolare verso i piezometri del sito Oto Melara; nel corso della campagna di settembre ulteriori piezometri presenti in Oto Melara hanno consentito di verificare la presenza di concentrazioni significative di tetracloruro di carbonio.
  • Rilevare nel sito Baratti di Eredi Inselvini la diminuzione delle concentrazioni di cromo esavalente nel Pz7 in conseguenza dell’avvio degli interventi di bonifica, avvenuta a giugno 2017; negli ulteriori piezometri barriera (da PzE1 a PzE5) le concentrazioni permangono elevate ed altalenanti. Si confermano in ogni caso le concentrazioni elevate di cromo esavalente all’esterno del sito Baratti, anche in ragione del continuo limitato funzionamento della barriera idraulica, con un lieve miglioramento delle concentrazioni in Pz Emporio. Il campionamento effettuato sul nuovo piezometro Pz Istria ha evidenziato inoltre la probabile fuoriuscita laterale della contaminazione: tale aspetto dovrà essere oggetto di approfondimenti.
  • Accertare, sulla base degli esiti dei campionamenti e delle analisi effettuate dalla società AOB2 nella campagna di settembre 2017 sul Pozzo Mazzini di Flero l’assenza di contaminazione da cromo esavalente, ma anche la presenza di concentrazioni elevate di tetracloruro di carbonio (9,3 µg/L). Tale aspetto, come per altro ampiamente dimostrato in letteratura, potrebbe indicare la presenza di una DNAPL (Dense Non Acqueus Phase Liquid) di tetracloruro di carbonio che migra nel sottosuolo mediante vie di scorrimento preferenziali determinate dalla presenza di strati limosi argillosi.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - GENNAIO - GIUGNO 2018​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento.
Come ampiamente esposto nei precedenti report, il contesto idrogeologico dell’area nord di Brescia presenta alcune difficoltà interpretative legate principalmente all’assetto geologico-strutturale che caratterizza la fascia prealpina bresciana. Se ne deduce un contesto idrogeologico complesso e dominato dalla presenza di più falde sospese intercomunicanti aventi carico idraulico variabile. Per la realizzazione delle tavole piezometriche della prima falda di marzo 2018, sono stati quindi esclusi i punti di monitoraggio presenti nei siti Vantini Stocchetta, ex Stefana-Regoli-SLM e GL Lampadari, in quanto associabili a falde sospese che alimentano la falda principale.
La rappresentazione di tavola 1A mostra un alto gradiente idraulico soprattutto tra il pozzo Milesi e il successivo pozzo Casazza; con molta probabilità, questa zona rientra ancora all’interno dell’area controllata dagli aspetti geologico-strutturali della zona nord.
In corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva un cono di emungimento di ampie dimensioni, che deprime il livello della falda fino alla quota di circa 111 m s.l.m. (si evidenzia che nel corso della campagna di monitoraggio di giugno 2014 il cono di emungimento deprimeva la falda fino a quota di circa 122 m s.l.m.). La quota della falda permane a livelli di minimo (in zona Caffaro quota compresa fra 111,3 e 110,58 m s.l.m.): nel periodo di marzo 2018, in particolare il livello della falda sia in zona Caffaro che in tutto il resto dell’area d’indagine è ulteriormente sceso per poi invertire la tendenza nei mesi a seguire.
Sulla base delle risultanze delle indagini geochimiche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • si conferma la presenza di un plume da tetracloroetilene (plume 1) nella porzione nord di Brescia, con concentrazioni fino a 162,6 µg/L, rilevate in ingresso all’area indagata in prossimità del confine con Bovezzo (vedi piezometri Stefana-Regoli–SLM e Pz5 alla Stocchetta); i dati di marzo confermano che il plume si dirige verso sud fino ad incontrare i pozzi pubblici Donino e Nord e forse anche a valle degli stessi; è necessario quindi procedere all’individuazione della sorgente o delle sorgenti di contaminazione mediante approfondimenti di indagine successivi, quali indagini storiche inerenti le potenziali sorgenti di contaminazione, sopralluoghi nei potenziali siti, installazione di piezometri in posizioni strategiche, campionamento ed analisi;
  • si rileva la migrazione dell’inquinamento “Caffaro” all’esterno del sito, in particolare verso i piezometri del sito Oto Melara; nel corso della campagna di marzo ulteriori piezometri presenti in Oto Melara hanno consentito di verificare la presenza di concentrazioni significative di tetracloruro di carbonio;
  • per il sito Baratti si rileva un incremento delle concentrazioni di cromo esavalente nel Pz7 rispetto alla precedente campagna di monitoraggio; negli ulteriori piezometri barriera (da PzE1 a PzE5) le concentrazioni permangono elevate ed altalenanti. Si confermano in ogni caso le concentrazioni elevate di cromo esavalente all’esterno del sito Baratti;
  • sulla base degli esiti dei campionamenti e delle analisi effettuate dalla società AOB2 nel Pozzo Mazzini del Comune di Flero, è stata accertata l’assenza di contaminazione da cromo esavalente, ma anche la presenza di concentrazioni elevate di tetracloruro di carbonio (16,5 µg/L). Tale aspetto, come per altro ampiamente dimostrato in letteratura, potrebbe indicare la presenza di una DNAPL (Dense Non Acqueus Phase Liquid) di tetracloruro di carbonio che migra nel sottosuolo mediante vie di scorrimento preferenziali determinate dalla presenza di strati limosi argillosi.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - LUGLIO - DICEMBRE 2018​​​​

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento.
Per la realizzazione delle tavole piezometriche della prima falda di ottobre 2018, è stata elaborata un'unica carta piezometrica relativa alla falda superficiale (vedi tavola 3). L’area di monitoraggio quantitativo è stata estesa a sud fino a i comuni di Poncarale e Capriano del Colle coerentemente con il nuovo perimetro del modello idrogeologico del SIN Caffaro che si intende costruire. Per l’elaborazione della carta piezometrica della falda freatica superficiale o prima falda sono stati presi in considerazione i rilievi effettuati in corrispondenza di 141 piezometri/pozzi classificati come di prima falda e i dati dei pozzi “misti” relativi alla prima e seconda falda, se ubicati nella porzione a nord del territorio comunale (indicativamente fino allo stabilimento Caffaro), considerato che in questo settore i due acquiferi (ghiaioso-sabbioso e conglomeratico) sono idraulicamente comunicanti e non separati, se non localmente.
Per quanto riguarda le risultanze delle indagini piezometriche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • Sulla base degli andamenti a marzo 2018 è stato registrato un minimo relativo del livello di falda, nel periodo compreso fra marzo e settembre del 2018 si è assistito ad una costante risalita della falda e nel periodo iniziale dell’inverno la falda ha ricominciato a calare, con risalita a seguito delle intense precipitazioni avvenute a fine ottobre, e continua discesa nel periodo successivo.
  • Come ampiamente esposto nei precedenti report, il contesto idrogeologico dell’area nord di Brescia presenta alcune difficoltà interpretative legate principalmente all’assetto geologico-strutturale che caratterizza la fascia prealpina bresciana. Se ne deduce un contesto idrogeologico complesso e dominato dalla presenza di più falde sospese intercomunicanti aventi carico idraulico variabile.
  • La rappresentazione di tavola 3 evidenzia che la direzione prevalente della falda freatica è nord-sud, con alcune deviazioni locali indotte o da elementi geologico–strutturali o da azione antropica. Relativamente alla porzione nord del territorio comunale e all’elevato gradiente idraulico rappresentato in uscita dalla Val Trompia (si passa da una quota di 173 in corrispondenza del sito ex SLM a 118 in corrispondenza dei pozzi pubblici S. Donino. A sud del Comune di Brescia, nel territorio dei Comuni di Capriano del Colle, Flero e Poncarale l’andamento del flusso delle acque sotterranee è tendenzialmente regolare con direzione da nord a sud, ma localmente deviato dal comportamento del fiume Mella e soprattutto dalla struttura dell’anticlinale del Monte Netto. L’andamento della falda ricostruito sulla base dei dati raccolti ad ottobre 2018 conferma la presenza di un importante asse di drenaggio nella porzione ad est dell’abitato di Flero, anche in relazione alla presenza del Monte Netto.

Sulla base delle risultanze delle indagini geochimiche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • Per quanto attiene alla contaminazione da cromo esavalente, il primo elemento di novità è rappresentato dal valore di concentrazione riscontrato nei pozzi del “Condominio Risorgimento”, che porta ad ipotizzare che la contaminazione dei pozzi San Donino possa essere attribuita, oltre che all’apporto di un inquinamento diffuso proveniente dalla Val Trompia, ad un sito non ancora identificato, posto a monte del Condominio Risorgimento o nella porzione nord del Comune di Brescia od in Comune di Collebeato.
  • Un ulteriore elemento di novità rispetto alle precedenti campagne di monitoraggio è rappresentato dalla contaminazione delle acque sotterranee rilevata in corrispondenza della zona industriale di Brescia, ove si rileva una significativa contaminazione da cromo esavalente.
  • Il monitoraggio ha interessato anche i Comuni di Flero, Capriano del Colle, Poncarale e San Zeno Naviglio: dai campionamenti effettuati è risultata una contaminazione significativa da cromo esavalente, con valore massimo di 123 μg/L rilevato in corrispondenza del pozzo irriguo Valtulini (PO017072NR0025), ubicato appena a sud del confine del territorio comunale di Brescia con quello di Flero. La contaminazione da cromo esavalente proveniente da Brescia interessa nell’area di Flero e Poncarale la porzione dell’acquifero fino a 60 metri di profondità (ghiaioso–sabbioso e localmente conglomeratico). Il pozzo Gogna presso la cascina dell’Ora (PO017072NR0017) ha profondità misurata in campo di 25 m da p.c., ed interessa quindi la porzione superficiale dell’acquifero; gli ulteriori pozzi che contengono concentrazioni di cromo intorno ai 50 μg/L sono realizzati a profondità comprese fra 15 e 35 m. Tale aspetto suggerirebbe che la contaminazione rilevata in Poncarale provenga da una o più ulteriori sorgenti locali, ubicate o nella zone industriale di Flero o in quella di San Zeno Naviglio, tuttavia non si può escludere che sia da ricondurre alla contaminazione proveniente da Brescia: su tale aspetto sono certamente necessari alcuni approfondimenti di indagine.
  • Per quanto riguarda la contaminazione all’interno dello stabilimento Caffaro, i dati confermano un incremento della contaminazione per mercurio, PCB e di cromo VI: tale incremento potrebbe essere determinato dalle variazioni nella configurazione della barriera idraulica, che ha visto nel 2018 lo spegnimento del pozzo 6 ed un incremento di portata a compensazione in corrispondenza del pozzo 4. Si conferma comunque la contaminazione da mercurio e PCB all’esterno dello stabilimento in corrispondenza del Pz3 Oto Melara (PO0170290RE300).
  • Per quanto attiene al tetracloruro di carbonio l’unica sorgente di contaminazione nota all’interno del SIN “Brescia-Caffaro” è lo stabilimento Caffaro. La contaminazione si rileva quindi nei pressi dello stabilimento Caffaro, ma è presente un pennacchio di contaminazione che si dirige verso lo stabilimento Oto Melara, con concentrazioni fino a 22,4 μg/L e poi in maniera diffusa fino al perimetro sud del Villaggio Sereno, con concentrazioni via via in diminuzione (valori compresi tra 0,15 e 1,5 μg/L). A seguito dell’ampliamento della zona di indagine, i valori di concentrazione maggiore sono rilevati ancora più a sud in alcuni pozzi all’interno del Comune di Flero e di Poncarale (Pozzo Mazzini - PO017072NU0003 – 10,7 μg/L, pozzo Fracassi PO017072NR0026 – 6,9 μg/L e altri). Come noto il tetracloruro di carbonio è uno dei parametri caratteristici della contaminazione proveniente dallo stabilimento Caffaro; essendo più pesante dell’acqua tende a creare la cosiddetta “fase liquida densa non acquosa (DNAPL)”, che si muove secondo vie preferenziali in profondità, scorrendo su lenti o strati di materiale fine: tale contaminazione è quindi da ricondurre al fenomeno inquinante che caratterizza il SIN “Brescia-Caffaro”.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - GIUGNO - LUGLIO 2019

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento.
Per la realizzazione delle tavole piezometriche della prima falda di giugno 2019, è stata elaborata un'unica carta piezometrica relativa alla falda superficiale (vedi tavola 2). L’area di monitoraggio quantitativo è stata estesa a sud fino ai comuni di Poncarale e Capriano del Colle coerentemente con il nuovo perimetro del modello idrogeologico del SIN Caffaro recentemente sviluppato dalla UO BAE di Brescia. Per l’elaborazione della carta piezometrica della falda freatica superficiale o prima falda sono stati presi in considerazione i rilievi effettuati in corrispondenza di 299 piezometri/pozzi classificati come di prima falda e i dati dei pozzi “misti” relativi alla prima e seconda falda, se ubicati nella porzione a nord del territorio comunale (indicativamente fino allo stabilimento Caffaro), considerato che in questo settore i due acquiferi (ghiaioso-sabbioso e conglomeratico) sono idraulicamente comunicanti e non separati, se non localmente.
Per quanto riguarda le risultanze delle indagini piezometriche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • Nel corso della campagna di monitoraggio di giugno-luglio 2019 la presenza di ulteriori 13 piezometri nell’area nord del SIN (realizzati dalla Provincia di Brescia nell’ambito del progetto “Plumes”8), ha reso evidente la presenza di una falda “sospesa” o freatica, probabilmente legata alle ricariche dirette derivanti dai fondovalle della Valle Trompia e della Valle di Nave e di versante da Collebeato al Monte Maddalena. Pertanto, la ricostruzione del flusso delle acque sotterranee nell’area, rappresentata nella tavola 2, è composta da due elaborazioni differenti, parzialmente sovrapposte: piezometria della “falda freatica nord” e piezometria della falda “principale”, comprendente l’area dallo stabilimento Caffaro fino al quartiere Chiesanuova.
  • Come ampiamente esposto nei precedenti report, il contesto idrogeologico dell’area nord di Brescia presenta alcune difficoltà interpretative legate principalmente all’assetto geologico-strutturale che caratterizza la fascia prealpina bresciana. Sulla base dei dati emersi, la “falda freatica nord” che sembra avere una sua continuità, non risente particolarmente delle interazioni con la falda principale probabilmente grazie a livelli a bassa permeabilità che si frappongono fra i due acquiferi; tale falda sospesa pare compatibile con quanto storicamente rilevato in corrispondenza dello stabilimento IVECO;
  • In corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva il solito cono di emungimento, di notevoli dimensioni, determinato dalle attività di pompaggio in corso, che deprime il livello della falda fino alla quota di circa 115 m s.l.m.; nonostante gli emungimenti, coerentemente con l’andamento generale di tutta l’area indagata, la quota di falda è aumentata di circa un metro rispetto al monitoraggio precedente (114 m s.l.m. ottobre-novembre 2018). Nella porzione centrale del confine sud dello stabilimento si evidenzia un’area caratterizzata da gradienti molto limitati e quindi potenzialmente soggetta a migrazione verso l’esterno di acque contaminate.
  • A sud della linea ferroviaria Brescia-Milano la falda mantiene la prevalente direzione di flusso NW-SE, con gradiente idraulico molto inferiore rispetto a quello rilevato nella porzione a nord dello stabilimento Caffaro.
  • A sud di Brescia, nel territorio comunali di Capriano del Colle, Flero e Poncarale l’andamento del flusso delle acque sotterranee è tendenzialmente regolare con direzione da nord a sud, ma localmente deviato dalla struttura dell’anticlinale del Monte Netto, dalla probabile presenza di paleoalveo nella zona agricola di Flero e dagli emungimenti di pozzi.

Sulla base delle risultanze delle indagini geochimiche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • La disponibilità degli ulteriori 13 piezometri nella porzione nord dell’area di indagine (realizzati dalla Provincia di Brescia nell’ambito del progetto “Plumes”), nonché i nuovi piezometri realizzati dal Commissario del SIN Caffaro all’interno dello stabilimento hanno consentito di affinare le conoscenze relative alla contaminazione delle acque sotterranee all’interno dell’area di indagine.
  • Per quanto attiene alla contaminazione da cromo esavalente, relativamente al plume definito nei report precedenti come “Plume della Val Trompia”, generico contributo derivante dalle sorgenti di contaminazione ubicate in Valle Trompia, nel corso della campagna di monitoraggio di giugno-luglio 2019, tale plume è risultato spazialmente molto limitato;
  • sono emersi due ulteriori plume potenziali che potrebbero essere ricondotti a sorgenti locali;
    Il primo è relativo alla contaminazione rilevata nel pozzo “Condominio Risorgimento” e nel pozzo Rugby Menta ubicato a valle del precedente oltre Mella.
    Il secondo è ipotizzabile sulla base del risultato del pozzo Fola, che potrebbe identificare una ulteriore sorgente posta nel quartiere San Bartolomeo e che potrebbe, almeno parzialmente, dare spiegazione delle concentrazioni di cromo esavalente riscontrate all’interno dei pozzi pubblici San Donino. A tale plume si assegna la denominazione Plume 1B.
  • Per quanto riguarda la contaminazione all’interno dello stabilimento Caffaro, recenti indagini hanno meglio definito una contaminazione del suolo, da attribuire secondo l’Agenzia almeno parzialmente all’attività attualmente presente all’interno del sito. I risultati dei campionamenti delle acque sotterranee eseguiti a giugno 2019 confermano sostanzialmente le concentrazioni riscontrate nei precedenti monitoraggi: in corrispondenza del Pz10 si registra un picco di cromo esavalente, con concentrazione paria a 571 μg/L; nei piezometri posti sul confine sud dello stabilimento Caffaro si rilevano concentrazioni con valori compresi fra 40 e 90 μg/L.
  • Per quanto attiene al sito Baratti, il monitoraggio di luglio 2019, confrontato con il precedente di aprile 2019, evidenzia una riduzione delle concentrazioni di cromo esavalente nel Pz7 (da 11.800 μg/L di aprile 2019 ad <2 μg/L a luglio 2019); nei piezometri barriera, le concentrazioni di cromo esavalente permangono elevate (valore massimo 6.080 μg/L nel PzE2); il piezometro esterno Pz Fura mostra concentrazioni di cromo esavalente analoghe a quelle rilevate durante la precedente campagna (1.998 μg/L contro 2.200 di aprile), confermando quindi una riduzione rispetto al valore “asintotico” di circa 3.000÷3.500 μg/L, che il Pz Fura ha mostrato da ottobre 2015 fino a settembre 2018. La riduzione delle concentrazioni, nonostante l’innalzamento della falda, può essere dovuta sia all’iniezione di reagenti in corso presso il sito nell’ambito degli interventi di risanamento adottati, sia alla rimozione e sostituzione (avvenuta nel settembre-ottobre 2018) della vasca di cromatura ancora presente all’interno del sito.
  • Per quanto attiene alla contaminazione in zona industriale di Brescia, ulteriori indagini ambientali nei pressi della zona industriale di via Grandi hanno confermato la presenza di una importante contaminazione da cromo esavalente (e da solventi) nell’area: l’Agenzia, nell’ambito degli interventi a supporto della Provincia di Brescia ai sensi dell’articolo 244 del d.lgs 152/06, ha individuato una possibile sorgente di contaminazione a monte idrogeologico. Ulteriori indagini ambientali sono in corso per approfondire le origini della contaminazione.
  • Per quanto attiene al parametro mercurio l’esecuzione delle indagini aggiuntive da parte del Commissario SIN Caffaro, con l’installazione di 17 nuovi piezometri, campionamento delle acque sotterranee (mediante packer a differente profondità) nei mesi di febbraio ed aprile del 2019 (in contraddittorio con l’ARPA), ha consentito una valutazione più approfondita dello stato di contaminazione. L’indagine ha evidenziato la presenza di mercurio fino a profondità di circa 40 metri da p.c. nei piezometri MW1 e MW5 (concentrazione fino a circa 8 μg/L), mentre fino a circa 50 m nei piezometri Pz5 e Pz6 posti a confine del sito (concentrazione fino a circa 6 μg/L); anche nel Pz7, ubicato nell’area verde a sud di via Morosini, si rilevano concentrazioni di 2 μg/L (dati AECOM).
  • Per quanto attiene al tetracloroetilene le concentrazioni si mantengono in generale superiori alle CSC in maniera diffusa su tutta l’area. Si segnalano in particolare il plume 1 (identificato come Val Trompia ma attribuibile alla valle di Nave) presenta concentrazioni in leggera diminuzione in zona Mompiano. Più a valle dei pozzi pubblici A2A San Donino, Centrale Nord e Nord (concentrazioni comprese fra 10,3 e 33,9 μg/L) si osserva un incremento delle concentrazioni fino a 127,2 nel pozzo Parco via Zadei - PO017029NU0032 (mai precedentemente campionato): tale incremento potrebbe indicare la presenza di ulteriori potenziali sorgenti di contaminazione nell’area. Ulteriori campionamenti effettuati presso la zona industriale di via Grandi hanno confermato la contaminazione da tetracloroetilene, con concentrazioni comprese tra 14 e 76 μg/L: sono in corso accertamenti per individuare eventuali potenziali sorgenti di contaminazione.
  • Per quanto attiene al tetracloruro di carbonio, il campionamento di giugno-luglio 2019 ha confermato lo stato di contaminazione rilevato nel corso della precedente campagna. La contaminazione si rileva nei pressi dello stabilimento Caffaro (unica sorgente nota): è presente un pennacchio di contaminazione che si dirige verso lo stabilimento Oto Melara, con concentrazioni nell’ordine dei 30/40 μg/L. Il pennacchio di contaminazione è rappresentabile secondo due principali componenti: una frazione disciolta nelle acque sotterranee che determina il pennacchio con concentrazioni entro 1,5 μg/L e rinvenuta nei piezometri “superficiali” (fino a 30/40 metri di profondità). Mentre la contaminazione rilevata in corrispondenza dei pozzi A2A Chiesanuova 2 (PO0170290PE118), Sereno 2 - PO0170290PE119 (3 μg/L) e poi ancora più a sud in alcuni pozzi di Flero e di Poncarale (Pozzo Mazzini - PO017072NU0003 – 10,7 μg/L, pozzo Fracassi PO017072NR0026 – 6,9 μg/L e altri), rappresenta con molta probabilità il tratto di plume che si muove in profondità secondo vie preferenziali (fase liquida densa non acquosa - DNAPL), scorrendo su lenti o strati di materiale fine.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - SETTEMBRE 2020 - FEBBRAIO 2021

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento.
Per quanto riguarda le risultanze delle indagini piezometriche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • nel corso della campagna di monitoraggio di gennaio - febbraio 2021 i rilievi freatimetrici effettuati in alcuni dei piezometri significativi della porzione nord dell’area indagata hanno confermato la presenza di una falda “sospesa” o freatica, probabilmente legata alle ricariche dirette derivanti dai fondovalle della Valle Trompia e della Valle di Nave e di versante da Collebeato al Monte Maddalena, posta ad una quota decisamente superiore alla quota della falda intercettata dai pozzi pubblici (con quote comprese fra 185 m s.l.m. in Comune di Concesio e 134 m s.l.m. a valle di IVECO). Pertanto, la ricostruzione del flusso delle acque sotterranee nell’area, rappresentata nella tavola 2, è composta da due elaborazioni differenti, parzialmente sovrapposte: piezometria della “falda freatica nord” e piezometria della falda “principale”, comprendente l’area dallo stabilimento Caffaro fino al quartiere Chiesanuova;
  • in corrispondenza dello stabilimento Caffaro si osserva il cono di emungimento di notevoli dimensioni, determinato dalle attività di pompaggio in corso, che deprime il livello della falda fino alla quota di circa 120 m s.l.m.; nonostante gli emungimenti, coerentemente con l’andamento generale di tutta l’area indagata, la quota generale di falda è aumentata di circa 4 metri rispetto al monitoraggio precedente (115 m s.l.m. giugno-luglio 2019);
  • a sud di Brescia, nel territorio comunali di Capriano del Colle, Flero e Poncarale l’andamento del flusso delle acque sotterranee è tendenzialmente regolare con direzione da nord a sud, ma localmente deviato dalla struttura dell’anticlinale del Monte Netto, dalla probabile presenza di paleoalveo nella zona agricola di Flero e dagli emungimenti di pozzi.

Sulla base delle risultanze delle indagini geochimiche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • la continuità dei monitoraggi effettuati negli ultimi anni (2014-2021) nonché gli ulteriori piezometri terebrati da soggetti responsabili di eventuali contaminazioni e/o dai vari Enti Competenti in materia ambientale hanno consentito di affinare le conoscenze relative alla contaminazione delle acque sotterranee all’interno dell’area di indagine;
  • i plume 1A e B (Tavola 3) presenti a nord dello stabilimento IVECO potrebbero essere ricondotti a sorgenti locali. Il primo è relativo alla contaminazione rilevata nel pozzo “Condominio Risorgimento” (Codice SIRE PO017029NR0233), pari a 97 μg/L e nei piezometri di valle dell’azienda Ori Martin (Codici SIRE PO017029NRC112, PO017029NRC113 e PO017029NRC114) con concentrazioni comprese fra 21 e 38 μg/L. Il secondo è ipotizzabile sulla base del risultato dei pozzi San Donino, che potrebbe identificare una ulteriore sorgente posta nel quartiere San Bartolomeo;
  • il monitoraggio effettuato a febbraio 2021, nell’ambito della visita ispettiva AIA presso la IVECO S.p.a. ha evidenziato una significativa contaminazione delle acque sotterranee in corrispondenza di alcuni piezometri dello stabilimento prossimi all’area deposito vernici ed al reparto verniciatura, per la quale è stato attivato un nuovo procedimento di bonifica, che proseguirà, ai sensi dell’art. 242, con la fase di Caratterizzazione;
  • i monitoraggi effettuati nello stabilimento Caffaro a gennaio 2021 hanno evidenziato un deciso incremento delle concentrazioni di cromo VI rispetto ai dati storici – anche fino a valori circa 15/20 volte superiori: in particolare le concentrazioni più elevate sono rilevate in Pz9 (1.555 μg/L) posto al confine sud dello stabilimento e nel Pz-CL (1.558 μg/L) ubicato appena a valle del Reparto Clorato, nonché nel piezometro MW1-40 (457 μg/L) sito a valle dell’area del magazzino rifiuti. Un così forte incremento nelle concentrazioni potrebbe derivare dall’innalzamento della falda con conseguente dilavamento da parte delle acque sotterranee di suoli contaminati o anche da ulteriori contributi comunque successivi al 2014;
  • all’interno dello stabilimento Oto Melara (plume 6), è stata accertata la presenza di una sorgente di contaminazione da cromo esavalente posta subito a monte del nuovo piezometro terebrato (Pz17 270 μg/L dato ARPA);
  • la campagna di monitoraggio effettuata a gennaio 2021 presso il sito Baratti conferma lo stato di elevata contaminazione da cromo esavalente del sito. Nonostante le attività di “Pump and Treat” in corso, le concentrazioni nei piezometri barriera restano molto elevate (comprese fra 6500 e 16100μg/L). Per quanto riguarda i piezometri esterni posizionati a valle della barriera idraulica si rileva che le concentrazioni permangono elevate soprattutto nel Pz Fura (1409 μg/L - dati ARPA). Le condizioni di funzionamento della barriera, come più volto evidenziato non garantiscono il mantenimento delle portate di progetto, pertanto si ritiene indispensabile procedere sollecitamente alla realizzazione dei due pozzi barriera integrative proposti (in corso di attuazione ad agosto 2021);
  • in zona industriale di Brescia l’Agenzia, nell’ambito degli interventi a supporto della Provincia di Brescia ai sensi dell’articolo 244 del d.lgs 152/06, ha individuato nella ditta “Ofra” la potenziale responsabile della contaminazione da cromo VI: il piezometro posto a valle idrogeologica presentava concentrazioni di cromo esavalente elevate (6’715 μg/L); sono in corso attività di Messa in sicurezza d’Emergenza che stanno riducendo le concentrazioni di cromo VI all’interno del sito;
  • relativamente al parametro mercurio la campagna di monitoraggio di gennaio 2021 eseguita dall’Agenzia ha confermato nel Pz 10 - PO017029NRE232 (6 μg/L) i valori di concentrazione rilevati a giugno 2019;
  • per quanto attiene al tetracloroetilene le concentrazioni si mantengono in generale superiori alle CSC in maniera diffusa su tutta l’area: si segnalano in particolare i plumes 1A e B (Tavola 3B) che presentano concentrazioni sostanzialmente invariate nel Pz5 del sito ex SLM a Bovezzo (da 48,6 μg/L a 52 μg/L) e nel Pz1 Vantini - PO017029NRO112 (da 61,9 μg/L a 65 μg/L). In corrispondenza del pozzo Zubani - PO017029NR0218, la concentrazione si attesta pari a 36 μg/L; a valle dei pozzi pubblici A2A San Donino, Centrale Nord (concentrazioni comprese fra 18,5 e 32 μg/L) si osserva un ulteriore incremento delle concentrazioni fino a 63 μg/L nel pozzo Parco Via Zadei - PO017029NU0032 (a giugno 2019 la concentrazione era pari a 127,2 μg/L). Tale incremento potrebbe indicare la presenza di ulteriori potenziali sorgenti di contaminazione nell’area;
  • per quanto attiene il tetracloruro di carbonio, il campionamento di gennaio-febbraio 2021 ha confermato lo stato di contaminazione rilevato nel corso delle precedenti campagne di monitoraggio. La contaminazione si rileva nei pressi dello stabilimento Caffaro (unica sorgente nota): è presente un pennacchio di contaminazione che si dirige verso lo stabilimento Oto Melara, con concentrazioni nell’ordine di 10/15 μg/L. Da evidenziare che i valori di concentrazione rilevati nel sito dello stabilimento Caffaro (pz10int, pz9int, MW3-44m) sono decisamente più elevati rispetto alla campagna precedente, mentre le concentrazioni del sito Oto Melara, che a giugno 2019 erano di 20-30 μg/L, attualmente sono diminuite (valore massimo in Oto Melara nel pz4 con 13,36 μg/L). Si conferma quanto già detto in precedenza. Il tetracloruro di carbonio, più pesante dell’acqua tende a muoversi in profondità lungo vie preferenziali create da lenti/strati tendenzialmente continui di materiale fine. Infatti, si riscontra una contaminazione delle acque fino ai pozzi: Sereno 2 PO0170290PE119 (4,4 μg/L) e più a sud nel Pozzo Mazzini del comune di Flero (PO017072NU0003 – 2,56 μg/L). Non si rileva contaminazione nei pozzi ubicati in comune di Poncarale.

RISULTATI DELLE INDAGINI GEOCHIMICHE E PIEZOMETRICHE - SETTEMBRE 2021 - MARZO 2022

Si riportano di seguito le conclusioni della relazione a cui si rimanda per qualsiasi approfondimento.
Per quanto riguarda le risultanze delle indagini piezometriche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • la valutazione delle sonde per il monitoraggio in continuo del livello della falda all’interno dell’area in oggetto indica che nel corso del 2021 si è rilevato un continuo abbassamento del livello di falda. L’escursione del livello della falda risulta molto più accentuata nella porzione nord del sito rispetto al centro ed al sud: MW12, ubicato al Villagio Prealpino ha subito una riduzione di circa 5 m; all’interno di Caffaro l’escursione fra gennaio 2021 e febbraio 2022 è pari a -3,7 m, in zona Chiesanuova la falda si è abbassata di circa 3-3,5 m, mentre nella porzione a sud dell’Autostrada la diminuzione del livello della falda è più ridotto e compreso indicativamente fra 1-1,5 m;
  • dall’analisi dei livelli delle acque sotterranee nei piezometri in Caffaro, ed in particolare grazie alla presenza di ulteriori 7 piezometri all’interno dello stabilimento, è stato possibile effettuare una valutazione di maggior dettaglio; sono state rappresentate due differenti carte piezometriche: una relativa al primo acquifero ghiaioso-sabbioso più superficiale ed una relativa al secondo acquifero conglomeratico più profondo. Le elaborazioni effettuate confermano quanto più volte affermato in precedenza dall’Agenzia relativamente alla presenza di una porzione di acquifero più superficiale non interessato da emungimento (e quindi in grado di trasferire contaminazione all’esterno del perimetro dello stabilimento). Tale porzione di acquifero sarà oggetto di specifiche attività di MISE (pump and treat) sia nell’ambito di attività in corso di attuazione da parte di Caffaro Brescia Srl, sia nell’ambito del Progetto Operativo di Bonifica dello Stabilimento Caffaro del Commissario.

Sulla base delle risultanze delle indagini geochimiche effettuate è possibile proporre le seguenti considerazioni:

  • per quanto riguarda il cromo esavalente, i monitoraggi effettuati nello stabilimento Caffaro a seguito dei valori elevati riscontrati a gennaio 2021 hanno evidenziato una progressiva riduzione delle concentrazioni;
  • in Oto Melara (plume 6), a seguito di ulteriori indagini integrative dei suoli e sottosuoli effettuate tra dicembre 2020 e gennaio 2021, è stata accertata la presenza di una sorgente secondaria di contaminazione da cromo esavalente;
  • il plume originato da Baratti è stato intercettato da alcuni piezometri realizzati nell’ambito di un procedimento di bonifica avviato a seguito di evento incidentale con sversamento di ingenti quantità di ipoclorito di sodio avvenuto sull’Autostrada A4. I piezometri realizzati hanno evidenziato una importante contaminazione da cromo VI, fino al valore massimo di 834 µg/L. I valori riscontrati in tale piezometro risultano coerenti e compatibili con i valori di cromo VI in uscita dal sito Baratti (nel Pz Fura si continuano a rilevare nonostante le attività di bonifica in corso concentrazioni di poco inferiori a 1500 µg/L);
  • per quanto attiene al plume della OFRA nella zona industriale della città di Brescia i risultati della campagna di ottobre 2021 hanno evidenziato che, grazie alle attività di MISE intraprese dal responsabile della contaminazione, le concentrazioni di Cromo VI sono inferiori alle CSC all’interno del sito;
  • per quanto attiene ai parametri specifici rilevati nel campionamento di febbraio 2021 presso IVECO S.p.a., i successivi monitoraggi hanno evidenziato una progressiva riduzione della contaminazione delle acque sotterranee in corrispondenza di alcuni piezometri dello stabilimento prossimi all’area deposito vernici, anche in virtù di attività di MISE tempestive intraprese dall’azienda;
  • i clorati rappresentano un contaminante “emergente” rispetto alla contaminazione storicamente rilevata all’interno del Sito Nazionale Brescia Caffaro. Dai campionamenti effettuati a partire da gennaio 2021, si è riscontrata una intensa contaminazione delle acque sotterranee all’interno dello stabilimento Caffaro. Ulteriori campionamenti sono stati effettuati nell’ambito di un procedimento di bonifica attivato a seguito di evento incidentale presso l’Autostrada A4, con sversamento a suolo di quantitativi significativi di ipoclorito di sodio (candeggina), ed in zona Chiesanuova all’interno di un nuovo sito contaminato. I risultati ottenuti dal campionamento di alcuni piezometri realizzati nell’ambito di tale procedimento hanno evidenziato la presenza di ulteriori superamenti dei valori limite. Alla luce di tali dati si procederà nella prossima campagna di monitoraggio a ricercare i clorati all’interno di piezometri considerati significativi nell’intera area di indagine.

Come appare evidente dalle conoscenze di volta in volta acquisite dallo scrivente Dipartimento, le attività di monitoraggio consentono un continuo perfezionamento delle nozioni e dei fenomeni di contaminazione in corso o storici, permettendo, nell’ambito delle attività istruttorie di cui all’art. 244 del D.lgs. 152/2006, l’individuazione delle sorgenti di contaminazione ancora attive sull’area in esame. Purtuttavia, risulta imprescindibile per l’attuazione di attività di indagine l’installazione di nuovi piezometri, sia all’interno che all’esterno del perimetro del Sito di Interesse Nazionale, attraverso i quali meglio individuare ulteriori potenziali sorgenti di inquinamento; in assenza di tale fase di approfondimento mediante indagine diretta, alcune situazioni derivanti dalle attività di monitoraggio resteranno esclusivamente come evidenze di contaminazione.


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