Strumentazione installata |
rilevamento automatico: 5 estensimetri, 1 piezometro, 1 colonna multiparametrica composta da 70 sonde inclinometriche biassiali e 3 piezometri,
1 stazione totale topografica con 28 mire ottiche e 2 master topografici
1 termometro, 1 pluviometro e 1 nivometro
rilevamento manuale: 14 linee distometriche, 2 tubi piezometrici, 4 caposaldi GPS, 1 tubo inclinometrico
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Descrizione del dissesto |
Il dissesto franoso denominato “Val Genasca” è ubicato in sponda idrografica destra dell’omonima valle nel comune di San Giacomo Filippo (SO). Nel luglio 2010, a seguito di alcune evidenze di dissesto, venne chiesto l’intervento di ARPA LOMBARDIA al fine di verificare ed eventualmente monitorare la situazione presente sul versante. Le successive indagini hanno permesso di ricostruire le stratigrafie, ottenute dalla perforazione a carotaggio continuo, relative al sondaggio posto a monte della nicchia di frana (sondaggio spinto fino a 130 metri da p.c.) ed all’interno della frana (sondaggio spinto fino a 102 metri da p.c.) hanno evidenziato una copertura superficiale piuttosto potente e non consolidata sia a monte che a valle della nicchia cui sottostà un livello, interpretabile come un deposito di paleofrana, costituito prevalentemente da roccia in blocchi frantumati e disgregati con intercalazioni di livelli sabbiosi e altri limosi. In entrambe le verticali, prima di intercettare il cappellaccio roccioso (costituito da micascisti e paragneiss alterati) ed il bedrock, si riscontra un livello, a potenza maggiore nell’area di frana, costituito prevalentemente da limi.
L’area in movimento è quantificabile in 30.000 mq con apice a 830 m s.l.m. e piede a 640 m s.l.m.. con un volume sotteso inferiore al milione di mc. Sull’area di frana, a partire dall’agosto 2010 (prime misure distometriche manuali), sono state registrate 8 accelerazioni significative (agosto - settembre 2010, agosto - settembre 2011, maggio - luglio 2012, novembre - dicembre 2012, aprile - giugno 2013, ottobre - dicembre 2013, dicembre 2013 - febbraio 2014, novembre - dicembre 2014) che hanno interessato l’intera superficie di frana
In questo intervallo di tempo gli spostamenti complessivi misurati in superficie sono stati dell’ordine di 9 metri lungo la superficie vettoriale di massimo spostamento. La metà di questo movimento si è avuta nei 50 giorni dell’inverno 2013/2014 mentre, se consideriamo un intervallo più lungo, possiamo affermare che l’80% del movimento (7 metri) si è riscontrato tra maggio 2013 e febbraio 2014.
I dati di monitoraggio topografico permettono di definire un cinematismo di movimento tipico di uno scivolamento rotazionale (Cruden. & Varnes 1996): i valori di abbassamento della quota risultano maggiori nei settori più prossimi al coronamento rispetto a quelli posizionati nella parte inferiore.
Secondo le simulazioni eseguite In caso di crollo in massa del volume potenzialmente instabile, è possibile che esso vada ad interessare la SS36 del Lago di Como e dello Spluga e si potrebbe inoltre formare un lago di sbarramento. (Rif. Cancelli - 2017).
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