LA RADIOATTIVITÀ NELLE ACQUE POTABILI
Nell’acqua potabile, come del resto nell’aria, nel terreno, negli alimenti ecc., sono naturalmente presenti elementi radioattivi in quantità normalmente non dannose per la salute. La conseguente assunzione di radionuclidi da parte dell’uomo fa parte della normale esposizione alla radioattività naturale che è stata calcolata essere mediamente 2,4 mSv/a (milliSievert all’anno).
Può tuttavia accadere che, per diversi motivi, il contributo della radioattività naturale sia significativamente più alto della media (ad esempio in aree ricche di radon) e questo può introdurre la possibilità di rischi sanitari al pari della presenza di radioattività artificiale.
La legislazione di radioprotezione, quindi, indica i livelli di riferimento per la radioattività, indipendentemente dall’origine naturale o artificiale, al di sotto dei quali non sono ipotizzabili rischi per la salute.
In Italia attualmente i livelli accettabili di radioattività nelle acque sono riportati nel
Decreto Legislativo 28/2016 che deriva dalla
Direttiva europea 2013/51/Euratom.
Il controllo della radioattività nelle acque è effettuato da ARPA: in Lombardia questi controlli sono effettuati da diversi anni da una struttura specialistica di ARPA, il Centro Regionale di Radioprotezione (CRR). Non sono mai emerse situazioni critiche, tuttavia è in corso un’indagine più estesa secondo le indicazioni della normativa vigente.
Il
Decreto Legislativo 28/2016 individua nelle ARPA l’organo tecnico attraverso cui le A.T.S. (Agenzie di Tutela della Salute, ex A.S.L.) effettuano i controlli di radioattività nelle acque potabili. ARPA Lombardia in particolare da anni è attiva in questo tipo di monitoraggio e attualmente sta conducendo, di concerto con la Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia e le A.T.S. una estesa campagna regionale in ottemperanza della legislazione vigente.
Premessa
L’acqua potabile proveniente sia dalla falda che da acque di superficie contiene normalmente sostanze radioattive naturali. La presenza di radionuclidi di origine naturale nelle acque è un fatto normale dovuto a fenomeni di natura geologica. Il contatto dell’acqua con le rocce dell’acquifero provoca una graduale erosione di queste che rilasciano nell’acqua gli elementi che le costituiscono (Fig. 1), compresi quelli radioattivi, in particolare gli isotopi appartenenti alle serie naturali dell’uranio e del torio (Fig. 2). Nelle acque, inoltre, possono essere presenti radionuclidi “cosmogenici”, generati cioè nell’atmosfera per azione dei raggi cosmici come ad esempio il trizio.
Fig. 1: Rappresentazione schematica di un acquifero
(fonte: Aeschbach-Hertig, University of Heidelberg)
Alcuni radionuclidi artificiali, immessi nell’ambiente a seguito di processi industriali o in relazione ad eventi incidentali (Chernobyl, Fukushima), possono essere presenti nelle acque superficiali, al contrario la loro presenza nella falda profonda è estremamente improbabile.
Poiché tutte le sostanze radioattive, sia naturali che artificiali, possono costituire un rischio per la salute, il problema della loro presenza nelle acque potabili non deve essere trascurato. Per questo motivo le Istituzioni poste a tutela della salute umana si sono da tempo occupate di regolamentare la presenza di radioattività sia naturale che artificiale nelle acque destinate al consumo umano.
Fig 2: Famiglie radioattive naturali del torio e dell’uranio
(fonte: World Nuclear Association)
Gli isotopi radioattivi, indipendentemente dalla loro origine, si dividono in due “famiglie” principali, gli alfa emettitori e i beta emettitori; accanto all’emissione di particelle alfa o beta, il decadimento radioattivo spesso comporta l’emissione di radiazione gamma. L’unità di misura fisica comunemente utilizzata per i composti radioattivi è il “Bequerel” (Bq) che indica il numero di decadimenti radioattivi, e quindi di particelle emesse, per secondo. Un’altra unità di misura comunemente utilizzata è il Sievert (Sv) che permette di quantificare la “dose” ovvero la quantità di radioattività assorbita dal corpo che è correlata al potenziale danno prodotto dalle radiazioni. Queste informazioni di base sono necessarie alla comprensione della regolamentazione vigente sulle acque potabili.
Lo scopo dei controlli è quello di ricostruire la distribuzione della concentrazione di radionuclidi nelle acque utilizzate a scopo potabile e stimare la dose alla popolazione confrontandola con quella ammessa dalla legislazione.