Gli ambienti boschivi, tendenzialmente indisturbati, tendono a trattenere in maniera più pronunciata i radionuclidi artificiali delle ricadute radioattive del passato. Alcuni organismi in particolare, come i funghi e i muschi, fissano stabilmente i radionuclidi e sono efficaci bioindicatori ambientali. Alcune zone boschive di montagna a piovosità elevata hanno subito con particolare intensità gli effetti di Chernobyl. Vengono monitorati, in particolare, la selvaggina e i prodotti alimentari spontanei come funghi e bacche che sono oggetto di una specifica normativa comunitaria che fissa un limite di 600 Bq/kg per il cesio radioattivo.
Gli ecosistemi naturali e semi-naturali quali le foreste e le superfici boschive sono l'habitat naturale di animali selvatici, di muschi, di bacche e di funghi; tali ecosistemi tendono a trattenere i radionuclidi provenienti dalle ricadute atmosferiche in uno scambio ciclico tra gli strati superiori del suolo (strame), batteri, microfauna, microflora e vegetazione. Inoltre il suolo di tali ecosistemi, normalmente indisturbato e consistente per la maggior parte di materiale organico, tende ad aumentare la disponibilità biologica del cesio radioattivo.
La Raccomandazione Europea 2003/274 riporta la seguente osservazione: “Si ritiene che la durata della contaminazione da cesio radioattivo in seguito all'incidente di Chernobyl di un certo numero di prodotti derivanti dalle specie che vivono e crescono nelle foreste e in altri ecosistemi naturali e seminaturali si riferisca essenzialmente al tempo di dimezzamento fisico di detto radionuclide, che è di circa 30 anni, e che tuttavia nessun cambiamento degno di nota per quanto riguarda la contaminazione di cesio radioattivo di questi prodotti verrà osservato nei prossimi decenni.”
Per questi motivi nell’ambiente boschivo e nella flora e fauna selvatica sono talvolta riscontrate concentrazioni di qualche rilievo di radionuclidi collegati alle ricadute del passato. Alcuni prodotti spontanei, come le bacche, i funghi e la carne di selvaggina sono anche utilizzati nell’alimentazione umana.
La citata Raccomandazione, coerentemente col Regolamento Europeo 737/1990 e s.m.i., definisce come livello accettabile, per la somma di cesio 134 e cesio 137 nei prodotti spontanei, la concentrazione di attività di 600 Bq/kg.
Le bacche selvatiche
Il monitoraggio della radioattività nelle bacche selvatiche (come mirtilli neri, bacche di rovo, mirtilli rossi, lamponi, more di rovo e fragole selvatiche) riveste particolare importanza a causa della radioattività ancora presente nei boschi ed anche per la rilevanza radiologica che il consumo abituale di tali alimenti può rivestire per alcuni gruppi della popolazione.
I funghi spontanei
I funghi sono considerati utili bioindicatori della radioattività ambientale poiché sono in grado di assorbire e trattenere il cesio presente nel terreno; questa loro peculiarità fa sì che la concentrazione media di cesio 137 nei funghi sia superiore a quella di tutti gli altri prodotti alimentari, con variazioni che dipendono sia dalla specie che dal luogo di prelievo. Vengono analizzate unicamente specie commestibili (porcini, gallinacci, mazze di tamburo, chiodini ecc).
La selvaggina
La maggior parte di controlli sulla selvaggina è stata effettuata sui cinghiali, che nella nostra regione rappresentano la specie più numerosa e più significativa come indicatore ambientale.
I risultati ottenuti in Lombardia evidenziano che la totalità dei campioni, finora, è caratterizzata da valori di attività per il cesio 137 largamente inferiori a quanto richiesto dalla sopra citata Raccomandazione (Raccomandazione Europea 2003/274); in nessun caso questo valore, peraltro molto cautelativo, viene superato. Vengono pertanto escluse preoccupazioni di tipo sanitario connesse al consumo di carne di selvaggina.
Le conclusioni
La maggior parte di controlli sulla selvaggina è stata effettuata sui cinghiali, che nella nostra regione rappresentano la specie più numerosa e più significativa come indicatore ambientale.
I risultati ottenuti in Lombardia evidenziano che la totalità dei campioni, finora, è caratterizzata da valori di attività per il cesio 137 largamente inferiori a quanto richiesto dalla sopra citata Raccomandazione ( Raccomandazione Europea 2003/274); in nessun caso questo valore, peraltro molto cautelativo, viene superato. Vengono pertanto escluse preoccupazioni di tipo sanitario connesse al consumo di carne di selvaggina.
Il monitoraggio dell’ambiente selvatico viene condotto sia per i prodotti spontanei commestibili (bacche, funghi) che per i marcatori ambientali (muschi). Per quanto riguarda questi ultimi, sono state effettuate in passato campagne di misura che hanno dato indicazioni sull’entità delle ricadute pregresse. Per quanto riguarda i prodotti spontanei ad uso alimentare, le misure condotte indicano che una quantità trascurabile di cesio 137 è contenuta nelle bacche selvatiche; più rilevanti sono le concentrazioni misurati nei funghi anche se la maggior parte dei valori rilevati sono risultati inferiori al livello indicato nella Raccomandazione Europea 2003/274. Il monitoraggio della selvaggina pur riguardando prevalentemente i cinghiali, comprende anche altri tipi di animali selvatici: non sono stati registrati superamenti del valore di 600 Bq/kg riportato nella sopra richiamata raccomandazione.