ARPA Lombardia - Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente

Radioattività

​​​​​LA RADIOATTIVITÀ NELLE ACQUE POTABILI

Nell’acqua potabile, come nell’aria, nel terreno e negli alimenti sono naturalmente presenti elementi radioattivi in piccola quantità.
La radioattività presente in acqua contribuisce, anche se in minima parte, all’esposizione media alla radioattività naturale che ammonta complessivamente a circa 2,4 mSv/a (milliSievert all’anno).
Può tuttavia accadere che, per diversi motivi, la dose dovuta alla radioattività naturale presente nell’acqua sia significativamente più alta della media (ad esempio in aree ricche di radon). È inoltre possibile, anche se improbabile, che elementi radioattivi artificiali contaminino l’acqua potabile in particolare quando viene utilizzata acqua “non protetta” come quella dei laghi e dei fiumi.
Per questi motivi la regolamentazione italiana ed europea prevede che le acque potabili, già sottoposte a controlli stringenti per gli aspetti chimici e microbiologici, siano controllate anche dal punto di vista del contenuto di radioattività, sia naturale che artificiale.
In Lombardia il piano di controllo della radioattività nelle acque potabili è attivo da anni; ad oggi, tutti i controlli svolti hanno sempre dimostrato l’assenza di situazioni critiche.

Punti-rete misurati prima e dopo l’entrata in vigore del Decreto 28/2016 e del relativo piano regionale di controllo delle acque  

Punti-rete misurati prima e dopo l’entrata in vigore del Decreto 28/2016 e del relativo piano regionale di controllo delle acque potabili

  • Cosa fa ARPA – il piano regionale dei controlli

    Il CRR (Centro Regionale Radioprotezione) di ARPA Lombardia organizza e gestisce, per conto di Regione Lombardia e in collaborazione con le ATS, il piano dei controlli radiometrici sulle acque potabili previsto dal Decreto Legislativo 28/2016. Anche i gestori degli impianti sono tenuti a partecipare ai controlli effettuando in proprio le analisi e comunicando i risultati ad ARPA e Regione Lombardia.
    Dal gennaio 2019 il Ministero della Salute chiede alla Regione di stabilire un piano dei controlli che preveda, ogni anno, la selezione di punti di controllo (in particolare si parla di Zone di Fornitura o ZdF, aree in cui l’acqua può essere considerata omogenea dal punto di vista della radioattività) in cui eseguire quattro verifiche all’anno, di cui due da parte di ARPA e due da parte del gestore dell’impianto. Annualmente i risultati del piano regionale dei controlli devono essere inviati all’Istituto Superiore di Sanità che li valuta e li riunisce in un database nazionale.
    Il CRR di ARPA Lombardia è attivo nel monitoraggio radiometrico delle acque potabili da circa 20 anni, ben prima delle disposizioni del Ministero della Salute sopra richiamate. In questi anni è stato prodotto un vasto database regionale e numerose pubblicazioni e relazioni specifiche che hanno investigato la maggior parte del territorio regionale, tenendo in considerazione anche la geologia delle varie zone che in particolari condizioni può influenzare il contenuto di radioattività naturale delle acque.
    Sono state condotte indagini anche su stazioni termali ed acque minerali prodotte o consumate in Lombardia, anche se non ricomprese nella normativa delle acque potabili.

    In aggiunta al programma di controllo regionale, vengono mantenuti alcuni punti di controllo fissi ed operanti in continuo in 4 laboratori ARPA. Nell’arco del mese sono captati su resina circa 200 litri d’acqua e questa viene analizzata per spettrometria gamma. Questa tecnica garantisce una sensibilità estremamente elevata e consente di individuare anche eventuali minime tracce di radioisotopi artificiali come il cesio 137. In tre località lombarde, in prossimità degli impianti nucleari di Ispra e Caorso e di una discarica contaminata da cesio 137 (considerati “fonti di pressione”), sono effettuati campionamenti ed analisi specifiche.

  • Regolamentazione nazionale ed europea

    La legislazione indica i livelli di riferimento per la radioattività nelle acque potabili, indipendentemente dalla sua origine naturale o artificiale, cioè la quantità di radioattività al di sotto della quale non sono ipotizzabili rischi per la salute.
    In Italia attualmente questi livelli di riferimento sono stabiliti dal Decreto Legislativo 28/2016 che recepisce la Direttiva europea 2013/51/Euratom. Sono indicati tre parametri da rispettare: la concentrazione di trizio (3H), la concentrazione di radon (222Rn) e la dose indicativa. Nella tabella seguente sono anche riportati, oltre a questi parametri, le sensibilità analitiche necessarie espresse come limite di rivelazione.
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    Valori di parametro per radon, trizio e dose indicativa (Decreto Legislativo 28/2016)

    La dose indicativa, che è una misura della quantità di radiazione assorbita dal corpo umano a causa dell’ingestione delle sostanze radioattive contenute nell’acqua, non può essere misurata direttamente ma viene valutata a partire dalla concentrazione di radioattività presente nell’acqua, moltiplicata per opportuni coefficienti di conversione. Vengono quindi utilizzati dei parametri di screening, l’attività alfa e beta totale, che permettono di quantificare il contenuto complessivo di radioattività e il cui rispetto garantisce, sotto alcune ipotesi, il rispetto del valore di dose di 0,1 mSv/a. L’utilità di questi due parametri di screening è la relativa semplicità con cui possono essere misurati, il che permette di utilizzarli per un esame “preliminare” facilmente realizzabile: solo se i livelli di screening indicati non sono rispettati è necessario un approfondimento analitico mirante ad individuare le concentrazioni di tutti i radionuclidi presenti e calcolare da queste la dose dovuta al consumo di acqua, operazione complessa ma che permette una precisa valutazione della dose totale.
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    Parametri di screening per attività alfa e beta totale e sensibilità richieste (Decreto Legislativo 28/2016)

    Bisogna notare infine che in questa regolamentazione non vengono indicati veri e propri limiti ma “valori di parametro” intesi come indicatori “al di sopra dei quali è obbligatorio valutare se la presenza di sostanze radioattive nelle acque destinate al consumo umano costituisca un rischio per la salute umana tale da richiedere un intervento…” (D. Lgs. 28/2016 Art. 2, punto e), introducendo quindi il concetto di valutazione “radioprotezionistica”. Inoltre la determinazione della concentrazione di trizio è obbligatoria solo nel caso in cui siano presenti fonti artificiali di H-3, in quanto è noto che il trizio di origine naturale (è un radionuclide cosmogenico che viene prodotto dall’interazione della radiazione cosmica con l’atmosfera) è sempre in concentrazioni molto inferiori a quanto richiesto (alcuni Bq/l).
    In conclusione, nella campagna di controllo, devono essere misurate la concentrazione di radon 222 e di attività alfa e beta totale. Se queste ultime (una o entrambe) sono superiori ai livelli di screening (rispettivamente 0,1 e 0,5 Bq/l) vanno effettuate delle indagini di approfondimento misurando i singoli radionuclidi (solitamente l’uranio e il radio 226 per la componente alfa ed il potassio 40 e il radio 228 per la componente beta), passaggio necessario per procedere con il calcolo preciso della dose indicativa. Se a valle di questi approfondimenti viene appurato il superamento del valore di parametro per la dose indicativa, deve essere attivato uno stretto programma di controllo specifico e studiate azioni per ridurre la radioattività. Nella nostra regione, nonostante i controlli proseguano ormai da più di vent’anni, questa eventualità non si è ancora mai verificata.

  • Come misurare la radioattività nell’acqua

    Per la misura della radioattività in acqua è necessario ricorrere a metodi radiochimici (consulta qui) di laboratorio. Possono essere utilizzate diverse tecniche, come viene descritto nel Manuale della rete RESORAD, tuttavia negli ultimi anni quella della scintillazione liquida (LSC) è diventata, in questo settore, la più diffusamente utilizzata.
    Il CRR di ARPA Lombardia ha sviluppato negli anni metodi basati sulla scintillazione liquida per la misura dell’attività alfa e beta totale, del radon 222, dell’uranio e del radio nelle acque che sono stati oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche e che sono stati recepiti come metodi standard internazionali (ISO).
    Negli anni sono stati organizzati presso la sede di Milano diversi stage formativi e workshops su questo argomento la cui documentazione è disponibile in rete.
    Allo scopo di condividere la propria esperienza in questo settore, ARPA Lombardia ha partecipato a programmi di sostegno ad altri Paesi europei (Twinning Projects), come la Polonia e l’Estonia, dove si era manifestato in modo più rilevante il problema della radioattività nelle acque potabili.

  • Qualità delle misure e metodi normati

    La legge (Decreto Legislativo 28/2016) richiede che i laboratori incaricati delle analisi sulle acque forniscano specifiche garanzie di qualità, necessarie per attestare la correttezza dei risultati analitici che producono; lo standard di assicurazione della qualità dei dati analitici più diffuso a livello internazionale è l’accreditamento (consulta qui) dei metodi di prova secondo la norma ISO/IEC 17025 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura”. Per l’esecuzione delle misure sono disponibili metodi normati che possono essere emessi dalle organizzazioni di standardizzazione nazionali (UNI), europee (EN) o mondiali (ISO). L’esistenza di procedure normate consente di avere a disposizione procedure di misura collaudate e affidabili e facilita in modo rilevante il lavoro dei laboratori di misura anche per quanto riguarda le complesse procedure di accreditamento. In questi ultimi anni la ISO (International Organization for Standardization), ai cui lavori il CRR di ARPA Lombardia partecipa attivamente, ha molto ampliato il catalogo di metodi normati per la misura della radioattività in acqua; la maggior parte di queste procedure sono state recepite anche a livello europeo e nazionale.

  • Radioattività nell’acqua: perché?

    L’acqua potabile proveniente sia dalla falda che da acque di superficie (fiumi, laghi ed invasi artificiali) contiene normalmente sostanze radioattive naturali. La presenza di radionuclidi di origine naturale nelle acque è un fatto normale dovuto a fenomeni di natura geologica: il contatto dell’acqua con le rocce dell’acquifero provoca una graduale erosione di queste che rilasciano nell’acqua gli elementi che le costituiscono, compresi quelli radioattivi, in particolare gli isotopi appartenenti alle serie naturali dell’uranio e del torio.
    Rappresentazione schematica di un acquifero
    Rappresentazione schematica di un acquifero (fonte: Aeschbach-Hertig, University of Heidelberg)

    Nelle acque, inoltre, possono essere presenti radionuclidi “cosmogenici”, generati cioè nell’atmosfera per azione dei raggi cosmici, ad esempio il trizio; questi ultimi però costituiscono solo una piccola porzione della radioattività totale, soprattutto nelle acque sotterranee. Al contrario nelle acque di falda la presenza di radon 222 è spesso rilevante se confrontata agli altri radioisotopi presenti, questo perché il radon è un gas nobile che può filtrare attraverso le fessurazioni delle rocce sotterranee profonde sino a raggiungere l’acquifero e dissolversi nell’acqua. Nelle acque di falda lombarde, ad esempio, la concentrazione di radon 222 è dell’ordine delle decine di Bq/kg, la concentrazione di trizio cosmogenico è inferiore a 5 Bq/kg e la concentrazione di uranio è dell’ordine di 0,1 Bq/kg: anche se in valore assoluto l’uranio ha la concentrazione più bassa, si tratta dell’elemento potenzialmente più pericoloso tra i tre.
    Serie radioattive naturali del torio e dell’uranio
    Serie radioattive naturali del torio e dell’uranio (fonte: World Nuclear Association)

    Anche alcuni radionuclidi artificiali, immessi nell’ambiente a seguito di processi industriali o in relazione ad eventi incidentali (Chernobyl, Fukushima), possono essere presenti nelle acque superficiali; al contrario la loro presenza nella falda profonda è estremamente improbabile.

GLOSSARIO RADIOATTIVITÁ

  • Decadimento radioattivo: trasformazione di una particella elementare o di un nucleo atomico in uno o più oggetti differenti.
  • Dose: quantità di energia dissipata dalla radiazione per unità di peso della materia da essa investita. Si misura in Gray (Gy) 1 Gy= 1 J/kg.
  • Radioattività: emissione dall’interno del nucleo di particelle o gruppi di particelle nucleari, cioè protoni e neutroni, oppure di elettroni prodotti da una reazione nucleare avvenuta nel nucleo. In molti casi, inoltre, il verificarsi di reazioni nucleari libera energia e pertanto la radiazione che esce dal nucleo non è fatta di particelle, ma costituita da onde elettromagnetiche come quelle della luce.
  • Radionuclide o isotopo: specie nucleare, instabile che decade emettendo energia sottoforma di particelle e/o radiazioni.
  • Tempo di dimezzamento di un nucleo radioattivo: è il tempo che deve trascorrere prima che la quantità di radioattività presente in un certo istante si riduca alla metà del valore iniziale.
  • Becquerel [Bq]: unità di misura del Sistema Internazionale per misurare l’attività di un radionuclide ovvero il numero di decadimenti che avvengono in 1 secondo in un materiale.
  • Sievert [Sv]: unità di misura del Sistema Internazionale per quantificare gli effetti biologici derivanti dalle radiazioni; in particolare 1 Sv è pari ad 1 joule di energia assorbita da 1 kg di massa. Si ottiene moltiplicando l’unità di misura fisica della radioattività per coefficienti che tengono conto della radiotossicità del singolo radionuclide.
  • MAR – Minima attività rivelabile: rappresenta il limite strumentale di rivelazione ovvero la minima quantità di radioattività che la catena di misura è in grado di misurare. Il valore della MAR è legata a diversi fattori tra cui la quantità di eventi radioattivi che si verificano, l’energia di emissione dei vari radionuclidi, l’efficienza dello strumento alle diverse energie, il fondo ambientale, il rumore strumentale ed il tempo utilizzato per effettuare la misura. La MAR è dunque un valore variabile per ogni misura effettuata e per ciascun radionuclide misurato.

PROGETTI

 

Il Centro Regionale di Radioprotezione (CRR) di ARPA Lombardia ha partecipato negli anni a numerose attività di cooperazione stabile e di progetti sia a livello nazionale che internazionale

Progetto di cooperazione europeo (EC twinning project) con la Polonia (2007)
Il CRR ha partecipato ad un progetto europeo in Polonia volto ad implementare le tecniche di controllo radiometrico sulle acque potabili, ai sensi della vigente regolamentazione europea. Il progetto si è articolato su più missioni in cui sono stati organizzati seminari tecnici per trasferire le conoscenze maturate e le procedure analitiche utilizzate presso ARPA Lombardia.

Progetto di cooperazione europeo (EC twinning project) con l’Estonia (2009)
Il CRR ha coordinato ad un progetto europeo nella Repubblica Estone per migliorare il sistema dei controlli sulle reti idriche e per individuare opportuni metodi per la riduzione della radioattività nelle acque potabili, particolarmente elevata in quella regione. I risultati della cooperazione sono stati riassunti in un report finale e descritti in alcuni articoli pubblicati da riviste internazionali specializzate.

Task nazionale - manuale “Trattamento campioni e metodi di analisi” (20013-2014)
Un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, coordinato dal CRR di ARPA Lombardia e con la partecipazione di altre ARPA, ha prodotto un manuale per le misure radiometriche completo e aggiornato ad uso dei laboratori impegnati nelle misure radiometriche ambientali.

Task nazionale – “Linee guida per la pianificazione delle campagne di misura della radioattività nelle acque potabili” (2013-2014)
Un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, coordinato dal CRR di ARPA Lombardia e con la partecipazione di altre ARPA, dl Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità , ha prodotto le linee guida di cui sopra, intese come strumento operativo per l’organizzazione dei controlli.

Task nazionale “Livelli di riferimento, esenzione e allontanamento” (2013-2014)
Il CRR di ARPA Lombardia ha partecipato a un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di altre ARPA e dello stesso ISPRA che ha prodotto un documento tecnico utile ad affrontare il problema della gestione di sottoprodotti e rifiuti contaminati.

Task nazionale “Valutazione di impatti radiologici da NORM” (2013-2014)
Il CRR di ARPA Lombardia ha partecipato a un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di altre ARPA e di ISPRA, dell’ Istituto Superiore di Sanità ed ENI che ha prodotto un documento tecnico utile alla valutazione dell’impatto radioprotezionistico e sanitario dei materiali contenenti sostanze radioattive naturali, eventualmente concentrate dai processi produttivi.

Attività di normazione: UNI
Tecnici del CRR di ARPA Lombardia da anni partecipano alle attività dell’Ente di normazione nazionale coordinando o partecipando gruppi di lavoro che hanno prodotto standard su misure radiometriche di laboratorio (spettrometria gamma, attività alfa e beta totale, radon nelle acque) o in campo (controllo dei carichi di rottami metallici.

Attività di normazione: ISO
Il CRR di ARPA Lombardia collabora attivamente con l’ente internazionale di normazione (ISO) in particolare per quanto riguarda le misure radiometriche sulle acque. Diversi metodi (attività alfa/beta totale, concentrazione radon 222 e radio 226 in acqua) elaborati e proposti dal CRR sono stati accettati ed emanati come standard internazionali ed altri sono attualmente in esame.

Attività di cooperazione internazionale: IAEA
ARPA Lombardia fa parte della rete mondiale di allarme ALMERA coordinata dall’ Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (IAEA) partecipando regolarmente alle sue attività ed esercitazioni. Inoltre collabora ai gruppi di lavoro dedicati alla elaborazione dei documenti tecnici relativi ai metodi rapidi di analisi.

Attività di cooperazione internazionale: Ring of Five
ARPA Lombardia partecipa alle iniziative del Ring of Five, una rete di laboratori europei che esegue misure di radioattività in aria ad altissima sensibilità. All’interno di questa rete sono diffuse le informazioni sull’avvistamento di tracce di radioattività in aria così piccole da essere irrilevanti dal punto di vista della radioprotezione, ma che è necessario valutare in modo coordinato in quanto sono possibili segnali di immissioni anomale di radioattività in ambiente.

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