ARPA Lombardia - Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente

Radioattività

​​​​​MONITORARE LA RADIOATTIVITÀ

La radioattività può essere misurata sia in campo che in laboratorio.

Per le misure in campo lo strumento più conosciuto è il contatore Geiger Muller che tuttavia è adatto a misurare solo elevate quantità di radioattività. Gli strumenti portatili che normalmente utilizziamo sono più sensibili e permettono di eseguire misure dirette del livello di radiazione presente in ambiente e di quantificare la dose, una grandezza direttamente correlata al rischio per la salute umana che si misura in Sievert (Sv).

In altri casi, come quando vogliamo quantificare il contenuto di radioattività degli alimenti, dell’aria o dell’acqua, è necessario prelevare campioni che sono poi analizzati in laboratorio con strumenti più sensibili e procedure più complesse che consentono di misurare l’attività, che si misura in Becquerel (Bq). Una tecnica molto diffusa è quella della spettrometria gamma ad alta risoluzione che permette ad esempio di misurare la concentrazione di cesio 137 o iodio 131 negli alimenti. In alcuni casi è necessario adottare tecniche analitiche più complesse che prevedono una fase di pretrattamento chimico molto laboriosa allo scopo di isolare il radionuclide che si desidera misurare; tecniche radiochimiche di questo tipo sono necessarie, ad esempio, per la misura dell’uranio, del plutonio o dello stronzio 90.

Il CRR di ARPA Lombardia partecipa alle attività delle organizzazioni incaricate di definire i metodi di misura della radioattività sia a livello nazionale (UNI) che internazionale (ISO) e ha pubblicato molti articoli su questo argomento: li trovi nella sezione Bibliografia. Ha inoltre coordinato un gruppo di lavoro nazionale che ha prodotto un manuale sui metodi di misura della radioattività adottato da tutte le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente.

  • La spettrometria gamma

    La maggior parte delle sostanze radioattive emette radiazioni gamma. Queste, molto penetranti, hanno la capacità di attraversare la materia e per questo motivo, a differenza di quanto avviene con la radiazione alfa e beta (vedi di seguito), è possibile misurare senza particolari pretrattamenti campioni massivi, fino a circa 2 kg. La preparazione di un campione per la misura gamma è abbastanza semplice: il campione dopo essere stato omogeneizzato (operazione in molti casi inutile, ad esempio quando si analizzano campioni liquidi) viene trasferito in recipienti di forma sempre uguale e costruiti in modo tale da ottimizzare l’interfaccia campione-rivelatore: spesso vengono usati recipienti detti “beaker di Marinelli”, grossi cilindri con un foro nel centro che sono posizionati sopra al rivelatore, che così si trova immerso nel campione.
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    Il rivelatore (oggi i più utilizzati sono rivelatori a semiconduttore al germanio iperpuro, HPGe) trasforma le radiazioni gamma che lo colpiscono in segnali elettrici e questi a loro volta generano uno spettro che indica quali isotopi radioattivi sono presenti e in che quantità. Ogni radionuclide emette infatti un insieme tipico, per forma ed energia, di radiazione gamma, una specie di impronta digitale che permette di individuare le diverse sostanze radioattive e di quantificare la loro attività. La comunità scientifica internazionale profonde un impegno continuo nell’aggiornamento delle informazioni sulle modalità di decadimento dei nuclei radioattivi; l’insieme di questi dati è raccolto in manuali che sono aggiornati periodicamente e consultabili in rete (www.nucleide.org/Laraweb).
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    Schema di decadimento del cesio 137 (da www.nucleide.org/Laraweb)

    La misura dei campioni avviene all’interno di una camera con spesse pareti di piombo e per i campioni ambientali e alimentari dura normalmente molte ore. Una più completa descrizione di questa tecnica è contenuta nel manuale per la misura della radioattività.
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  • I metodi radiochimici

    Alcuni importanti elementi radioattivi come l’uranio, il plutonio, lo stronzio 90, il polonio 210, emettono principalmente radiazioni alfa o beta, che sono facilmente bloccate dalla materia. Per essere misurate devono essere estratte dal campione in cui sono contenute, purificate con tecniche radiochimiche (cioè trattamenti chimici studiati appositamente per i composti radioattivi) e disposte in strati molto sottili in modo da poter essere inserite nello strumento di misura a stretta vicinanza del rivelatore che così può intercettare la radiazione alfa o beta e trasformarla in un segnale numerico (conteggio) o in uno spettro simile a quello descritto precedentemente per la spettrometria gamma. Nel primo caso si parla di misure di conteggio e contatori alfa/beta, nel secondo di spettrometria alfa o beta. Tutti i metodi radiochimici permettono di determinare l’attività dei campioni. Anche in questo caso l’argomento può essere approfondito consultando il manuale per la misura della radioattività.
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    Misura per spettrometria alfa di un campione di uranio nel terreno. L’uranio è stato estratto dal campione utilizzando complesse procedure radiochimiche e elettrodepositato in uno strato monoatomico su un dischetto di nichel che viene misurato utilizzando uno spettrometro alfa contenuto in una camera sottovuoto per ottimizzare la qualità della misura.

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    Esistono diversi tipi di contatori e spettrometri alfa e beta che si differenziano per il principio fisico di rivelazione o per il materiale con cui sono realizzati: rivelatori a semiconduttore, rivelatori proporzionali a flusso di gas, scintillatori plastici o liquidi, eccetera.
    Per la misura della radioattività nelle acque è particolarmente utile ed efficiente la tecnica della scintillazione liquida che consiste nel miscelare il campione d’acqua con un particolare liquido chiamato “cocktail scintillante” che ha la caratteristica di trasformare le radiazioni alfa e beta in minuscole scintille luminose, invisibili ad occhio nudo ma che, all’interno dello specifico strumento utilizzato (contatore per scintillazione liquida o LSC), vengono amplificate e trasformate in uno spettro.
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    Per maggiori informazioni, oltre al manuale sopra citato è disponibile una specifica dispensa (pdf) realizzata dal CRR.
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  • Garantire la qualità delle misure

    L’affidabilità del risultato analitico fornito dal laboratorio è di importanza cruciale; per questo motivo in tutti i settori analitici, incluso quello delle misure di radioattività, sono stati sviluppate strategie di verifica e controllo al fine di fornire una completa “assicurazione di qualità” del dato analitico.
    05-16.pngA questo fine lo strumento più importante è l’accreditamento della prova (analisi) secondo la norma internazionale ISO/IEC 17025 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura”. Questa fornisce indicazioni sulle caratteristiche della procedura analitica da utilizzare, sulla gestione di tutto il percorso analitico, sulle operazioni di taratura e controllo da effettuarsi sugli strumenti utilizzati, sull’addestramento dei tecnici che eseguono la prova, sulle dimostrazioni periodiche della propria capacità analitica mediante la partecipazione a specifiche esercitazioni (interconfronti). Il laboratorio che intende accreditare una o più prove deve poter dimostrare di soddisfare a tutte le richieste di questa norma e sottostare annualmente ad una approfondita verifica da parte di una commissione esaminatrice dell’Ente che gestisce l’accreditamento (in Italia Accredia); nel corso della visita ispettiva la commissione esamina tutta la documentazione del laboratorio e chiede di eseguire in presenza degli esaminatori una o più analisi. L’accreditamento ISO 17025 deve quindi essere confermato ogni anno dopo aver superato con successo il controllo ispettivo. L’importanza dell’accreditamento si è in generale molto accresciuta negli ultimi anni ed è aumentato di pari passo il numero di laboratori italiani, anche in ambito radiometrico, che hanno richiesto e ottenuto questo riconoscimento. Il CRR di ARPA Lombardia ha ottenuto l’accreditamento delle prime prove nel 2007; ad oggi i principali metodi di prova utilizzati sono tutti accreditati ISO 17025 (numero di accreditamento 1324 L).

  • Strumenti portatili e misure in campo

    I livelli di radiazione possono essere misurati in campo con diversi tipi di strumenti.
    I più diffusi misurano la dose gamma, una grandezza che permette di quantificare i livelli complessivi di radiazione presente in ambiente senza però identificare il radionuclide che la produce. Questi strumenti sono in grado di misurare solo l’irraggiamento esterno, non servono cioè a quantificare la dose di radiazioni che assorbiamo a seguito di incorporazione di materiale contaminato (per ingestione, inalazione o permeazione attraverso la cute). Poiché quasi tutte le specie radioattive emettono radiazione di tipo gamma, comprese quelle di origine naturale come l’uranio, il torio e il potassio 40, uno strumento per la dose gamma misura sempre un valore diverso da zero, che può variare da zona a zona e che di solito è compreso tra 50 e 200 nSv/h.
    Le foto mostrano alcuni esempi di strumenti per la misura della dose gamma: tutti misurano la dose (Sv) anche se tecnicamente possono sfruttare principi di misura diversi: ci sono ad esempio scintillatori plastici, scintillatori inorganici a ioduro di sodio e rivelatori geiger (lo strumento per antonomasia per la misura delle radiazioni, anche se al giorno d’oggi non il più sensibile e utilizzato).
    In alcuni casi questi strumenti sono utilizzati per creare delle reti di misura della dose gamma distribuite sul territorio in modo tale da garantire una copertura continua dei livelli di radiazione in ambiente. Il grafico riporta, ad esempio, i livelli di radiazione misurati da due diverse centraline posizionate entrambe nella città di Milano: come si vede il valore di fondo è diverso nelle due postazioni, il picco intorno al 18 gennaio è invece correlato a periodi di pioggia durante i quali viene trasportata a terra la radioattività naturale presente in aria che contribuisce così ad aumentare i livelli di radiazione di fondo.
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    Dati esemplificativi della dose gamma misurata a Milano in due diverse località. In entrambi i casi i valori misurati sono dovuti al fondo ambientale di radiazioni, variabile da punto a punto

    Un’altra classe di strumenti da campo è quella dei contaminametri, strumenti utilizzati per la misura della contaminazione superficiale soprattutto da radiazione alfa e beta: questi strumenti hanno all’incirca la forma di un ferro da stiro, la parte sensibile alle radiazioni è quella inferiore ed ha la caratteristica di avere una finestra molto sottile che permette anche alla radiazione poco penetrante, come la radiazione alfa e beta, di raggiungere il volume sensibile del rivelatore. La presenza della finestra sottile (di solito un foglio di mylar) li rende più delicati, sono però strumenti utilissimi per accertare la presenza di livelli importanti di contaminazione da radionuclidi che emettono radiazione alfa (come l’uranio o il polonio 210) o beta (come il trizio). Tecnicamente, i principi di misura più utilizzati in questi tipi di strumenti sono quelli dei rivelatori proporzionali e degli scintillatori plastici o a solfuro di zinco. Le foto mostrano alcuni di questi strumenti, in questo caso le misure sono espresse in conteggi per secondo (cps), sono cioè misure “relative” che devono essere interpretate, per confronto, dai tecnici.
    Lo strumento più sofisticato che si può utilizzare in campo è infine lo spettrometro gamma che consente di identificare le specie radioattive presenti: è una versione portatile degli spettrometri da laboratorio, molto delicato e spesso molto costoso. In campo lo spettrometro gamma più diffuso è lo spettrometro a ioduro di sodio a bassa risoluzione, meno costoso ma anche meno efficace nell’identificare tutte le specie radioattive rispetto allo spettrometro gamma per antonomasia, lo spettrometro al germanio iperpuro (HPGe) ad alta risoluzione. La foto mostra il confronto tra gli spettri gamma della medesima sostanza (radio 226) misurati da uno ioduro di sodio e da un germanio: la ridotta capacità di risoluzione dello ioduro di sodio “impacchetta” picchi vicini che invece il germanio riesce a distinguere chiaramente, aumentando così la sua capacità di identificazione delle sostanze radioattive presenti.
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  • Lo sapevi che...?

    L’unità di misura dell’attività secondo il Sistema Internazionale è il Becquerel (Bq), che equivale a 1 disintegrazione (o decadimento) al secondo. Storicamente però la prima unità di misura dell’attività è stata il Curie (Ci), definito come il numero di decadimenti al secondo di 1 grammo di radio 226, la prima sostanza radioattiva ad essere scoperta. Numericamente Ci e Bq sono diversissimi: 1 Ci corrisponde a 37 miliardi di Bq. Succede così che valori di radioattività che possono sembrano grandissimi quando sono espressi in Bq diventano piccoli quando sono trasformati nell’equivalente in Ci.
    Un litro di latte che contiene 370 Bq di cesio 137, il valore limite stabilito dalla normativa europea, contiene una quantità di cesio 137 pari a meno di un decimiliardesimo di grammo, per l’esattezza 0,000000000115 g. Le attività che attualmente misuriamo nel latte sono circa 10.000 volte inferiori (0,05 Bq/kg circa), corrispondenti in peso a quantità dell’ordine del femtogrammo (1 fg = 10-15 g) di cesio 137.
    Gli strumenti che misurano le radiazioni possono essere classificati sia sulla base della loro funzione (misuratori di dose – dosimetri; misuratori di contaminazione superficiale – contaminametri; misuratori di spettro di radiazione – spettrometri) che sulla base del principio fisico utilizzato per misurare le radiazioni (camere a ionizzazione, contatori proporzionali, rivelatori a semiconduttore, eccetera). Il termine Geiger, ad esempio, identifica un principio di rivelazione delle radiazioni (produzione di una scarica a valanga di coppie ione-elettrone all’interno di un volume di gas a seguito dell’interazione con la radiazione) che viene utilizzato per realizzare sia contatori (strumenti che contano le particelle radioattive e restituiscono i risultati in cps) che dosimetri (strumenti che misurano la dose e restituiscono i risultati in Sv).

GLOSSARIO RADIOATTIVITÁ

  • Decadimento radioattivo: trasformazione di una particella elementare o di un nucleo atomico in uno o più oggetti differenti.
  • Dose: quantità di energia dissipata dalla radiazione per unità di peso della materia da essa investita. Si misura in Gray (Gy) 1 Gy= 1 J/kg.
  • Radioattività: emissione dall’interno del nucleo di particelle o gruppi di particelle nucleari, cioè protoni e neutroni, oppure di elettroni prodotti da una reazione nucleare avvenuta nel nucleo. In molti casi, inoltre, il verificarsi di reazioni nucleari libera energia e pertanto la radiazione che esce dal nucleo non è fatta di particelle, ma costituita da onde elettromagnetiche come quelle della luce.
  • Radionuclide o isotopo: specie nucleare, instabile che decade emettendo energia sottoforma di particelle e/o radiazioni.
  • Tempo di dimezzamento di un nucleo radioattivo: è il tempo che deve trascorrere prima che la quantità di radioattività presente in un certo istante si riduca alla metà del valore iniziale.
  • Becquerel [Bq]: unità di misura del Sistema Internazionale per misurare l’attività di un radionuclide ovvero il numero di decadimenti che avvengono in 1 secondo in un materiale.
  • Sievert [Sv]: unità di misura del Sistema Internazionale per quantificare gli effetti biologici derivanti dalle radiazioni; in particolare 1 Sv è pari ad 1 joule di energia assorbita da 1 kg di massa. Si ottiene moltiplicando l’unità di misura fisica della radioattività per coefficienti che tengono conto della radiotossicità del singolo radionuclide.
  • MAR – Minima attività rivelabile: rappresenta il limite strumentale di rivelazione ovvero la minima quantità di radioattività che la catena di misura è in grado di misurare. Il valore della MAR è legata a diversi fattori tra cui la quantità di eventi radioattivi che si verificano, l’energia di emissione dei vari radionuclidi, l’efficienza dello strumento alle diverse energie, il fondo ambientale, il rumore strumentale ed il tempo utilizzato per effettuare la misura. La MAR è dunque un valore variabile per ogni misura effettuata e per ciascun radionuclide misurato.

PROGETTI

 

Il Centro Regionale di Radioprotezione (CRR) di ARPA Lombardia ha partecipato negli anni a numerose attività di cooperazione stabile e di progetti sia a livello nazionale che internazionale

Progetto di cooperazione europeo (EC twinning project) con la Polonia (2007)
Il CRR ha partecipato ad un progetto europeo in Polonia volto ad implementare le tecniche di controllo radiometrico sulle acque potabili, ai sensi della vigente regolamentazione europea. Il progetto si è articolato su più missioni in cui sono stati organizzati seminari tecnici per trasferire le conoscenze maturate e le procedure analitiche utilizzate presso ARPA Lombardia.

Progetto di cooperazione europeo (EC twinning project) con l’Estonia (2009)
Il CRR ha coordinato ad un progetto europeo nella Repubblica Estone per migliorare il sistema dei controlli sulle reti idriche e per individuare opportuni metodi per la riduzione della radioattività nelle acque potabili, particolarmente elevata in quella regione. I risultati della cooperazione sono stati riassunti in un report finale e descritti in alcuni articoli pubblicati da riviste internazionali specializzate.

Task nazionale - manuale “Trattamento campioni e metodi di analisi” (20013-2014)
Un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, coordinato dal CRR di ARPA Lombardia e con la partecipazione di altre ARPA, ha prodotto un manuale per le misure radiometriche completo e aggiornato ad uso dei laboratori impegnati nelle misure radiometriche ambientali.

Task nazionale – “Linee guida per la pianificazione delle campagne di misura della radioattività nelle acque potabili” (2013-2014)
Un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, coordinato dal CRR di ARPA Lombardia e con la partecipazione di altre ARPA, dl Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità , ha prodotto le linee guida di cui sopra, intese come strumento operativo per l’organizzazione dei controlli.

Task nazionale “Livelli di riferimento, esenzione e allontanamento” (2013-2014)
Il CRR di ARPA Lombardia ha partecipato a un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di altre ARPA e dello stesso ISPRA che ha prodotto un documento tecnico utile ad affrontare il problema della gestione di sottoprodotti e rifiuti contaminati.

Task nazionale “Valutazione di impatti radiologici da NORM” (2013-2014)
Il CRR di ARPA Lombardia ha partecipato a un gruppo di lavoro promosso dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di altre ARPA e di ISPRA, dell’ Istituto Superiore di Sanità ed ENI che ha prodotto un documento tecnico utile alla valutazione dell’impatto radioprotezionistico e sanitario dei materiali contenenti sostanze radioattive naturali, eventualmente concentrate dai processi produttivi.

Attività di normazione: UNI
Tecnici del CRR di ARPA Lombardia da anni partecipano alle attività dell’Ente di normazione nazionale coordinando o partecipando gruppi di lavoro che hanno prodotto standard su misure radiometriche di laboratorio (spettrometria gamma, attività alfa e beta totale, radon nelle acque) o in campo (controllo dei carichi di rottami metallici.

Attività di normazione: ISO
Il CRR di ARPA Lombardia collabora attivamente con l’ente internazionale di normazione (ISO) in particolare per quanto riguarda le misure radiometriche sulle acque. Diversi metodi (attività alfa/beta totale, concentrazione radon 222 e radio 226 in acqua) elaborati e proposti dal CRR sono stati accettati ed emanati come standard internazionali ed altri sono attualmente in esame.

Attività di cooperazione internazionale: IAEA
ARPA Lombardia fa parte della rete mondiale di allarme ALMERA coordinata dall’ Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (IAEA) partecipando regolarmente alle sue attività ed esercitazioni. Inoltre collabora ai gruppi di lavoro dedicati alla elaborazione dei documenti tecnici relativi ai metodi rapidi di analisi.

Attività di cooperazione internazionale: Ring of Five
ARPA Lombardia partecipa alle iniziative del Ring of Five, una rete di laboratori europei che esegue misure di radioattività in aria ad altissima sensibilità. All’interno di questa rete sono diffuse le informazioni sull’avvistamento di tracce di radioattività in aria così piccole da essere irrilevanti dal punto di vista della radioprotezione, ma che è necessario valutare in modo coordinato in quanto sono possibili segnali di immissioni anomale di radioattività in ambiente.

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