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Progetto Regionale Osservatorio Aree Carsiche Lombarde (2010-2011)

Il progetto “Osservatorio delle aree carsiche Lombarde” è stato sviluppato sulla base di un progetto di collaborazione fra la Federazione Speleologica Lombarda e Regione Lombardia.

Obiettivo del progetto è la realizzazione di una sintesi delle conoscenze attuali sulle aree carsiche lombarde, alla quale si affiancano due “progetti pilota”, che hanno il compito di mostrare le metodologie di lavoro e il grado di dettaglio che è possibile ottenere, utilizzando le competenze e le risorse tecniche e umane della speleologia, per lo studio di dettaglio di aree e sistemi carsici.

La Lombardia è infatti una regione particolarmente ricca di grotte - circa 4150 - e di fenomeni carsici di rilevanza nazionale. Quasi il 14% del territorio lombardo, infatti, è interessato da vaste aree carsiche, molte delle quali strategiche per le acque che custodiscono. Le formazioni carsificabili occupano tutta la fascia prealpina, tagliando in senso Est-Ovest l’intera regione, e gli acquiferi carsici giocano un ruolo fondamentale nel bilancio idrogeologico dei maggiori fiumi e laghi lombardi. Gli acquiferi di origine carsica hanno la caratteristica di alimentare sorgenti e captazioni in aree anche molto lontane rispetto alle zone di alimentazione, attraverso percorsi tortuosi. Nelle aree carsiche si osservano frequenti discrepanze tra le direttrici di deflusso idrico superficiale e sotterraneo. Sono, inoltre, frequenti situazioni geologiche in cui gli spartiacque sotterranei differiscono, anche notevolmente da quelli superficiali. La circolazione idrica sotterranea in aree interessate da fenomeni di carsismo profondo è fortemente influenzata dalle strutture geologiche, ma risente solo marginalmente della conformazione morfologica del territorio, al contrario delle acque superficiali. Una buona conoscenza della struttura degli acquiferi carsici permette di valutare non solo la potenzialità della risorsa idrica contenuta, ma anche la vulnerabilità alla propagazione di eventuali inquinanti. Detta conoscenza è necessaria per individuare le corrette zone di protezione e le carrette modalità di salvaguardia.  Il contributo delle acque contenute negli acquiferi carsici è di fondamentale importanza per il bilancio idrologico della regione e dell’intero bacino del Po - la maggior parte dei più importanti fiumi e corsi d’acqua lombardi, infatti, si origina o attraversa la fascia carsica prealpina, ricevendone, in misura più o meno diretta, importanti apporti di acque da acquiferi carsici. Anche tutti i grandi laghi prealpini, dal Lago Maggiore, al Lago di Varese, al Lario, al Sebino e al Lago di Garda annoverano, nei propri bacini di alimentazione, vaste aree caratterizzate da rocce carbonatiche e importanti fenomeni carsici profondi e ricevono acque da acquiferi carsici attraverso un grandissimo numero di sorgenti, alcune delle quali situate anche al di sotto del livello dei laghi stessi.

Al seguente link è possibile consultare lo studio:

https://speleolombardia.wordpress.com/progetti/progetto-regionale-osservatorio-sulle-aree-carsiche/

CID - Concentrazione Inquinamento Diffuso: concentrazioni delle sostanze rappresentative della situazione di inquinamento diffuso.

Un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere.

Uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l'estrazione di quantità significative di acque sotterranee.

Sistema di relazioni tra i complessi idrogeologici tridimensionali, omogenei al loro interno, identificati per le modalità con cui si attua la circolazione idrica, e per i limiti che la separano dai complessi adiacenti, identificate in Lombardia come ISS (idrostruttura sotterranea superficiale), ISI (idrostruttura sotterranea intermedia) e ISP (idrostruttura sotterranea profonda).

L'inquinamento diffuso è definito dal D.Lgs.152/2006 come la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Prima della definizione della rete e del programma di monitoraggio, per ciascun corpo idrico sotterraneo individuato è necessario definire un modello concettuale (Allegato 1, parte C del D.Lgs. 30/09). Il modello concettuale rappresenta il sistema delle acque sotterranee sulla base delle conoscenze delle caratteristiche naturali, delle pressioni e degli impatti. La normativa prevede la ricostruzione della geometria dei principali acquiferi o corpi idrici, delle relazioni tra corpi idrici superficiali e sotterranei, per giungere alla definizione di un modello concettuale, rappresentato da “una schematizzazione idrogeologica semplificata del sottosuolo e una prima parametrizzazione degli acquiferi”.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti. Il monitoraggio di Sorveglianza viene svolto su tutti i punti di monitoraggio, almeno una volta nell’ambito di un Piano di Gestione del bacino idrografico, prevedendo sia i parametri di base che gli addizionali.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. su tutti i punti dei corpi idrici sotterranei sottoposti a questo tipo di monitoraggio si prevede la determinazione dei parametri di base che comprendono anche i nitrati, mentre i parametri delle altre categorie sarebbero selezionati sulla base di un criterio di sito specificità, secondo modalità che tengono conto della presenza delle pressioni gravanti sul territorio e considerando sia i risultati pregressi che quelli del primo ciclo di monitoraggio.

Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola, nelle quali la qualità delle acque è compromessa o rischia di diventarlo, a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. In tali aree è consentito un apporto annuo di azoto di origine zootecnica al campo pari a 170 kg/ha

"Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale"

È stato emanato ad integrazione delle disposizioni di cui alla Parte terza del D.Lgs. 152/06, e definisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee, mediante l’ identificazione di criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei, la definizione di standard di e valori soglia necessari alla valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee, criteri per  l’individuazione delle tendenze significative e l’inversione delle stesse all'aumento dell'inquinamento e per determinare i punti di partenza per dette inversioni di tendenza, individuazione di criteri per  la classificazione dello stato quantitativo e scelta delle  modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo.

Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell'ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

Decreto Ministeriale 6 luglio 2016 GU n. 165 del 16 luglio 2016 “Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l’allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”.

Direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Direttiva 2006/118/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento

Direttiva 91/676/CEE del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole

linea guida 155/2017 “Linee guida recanti la procedura da seguire per il calcolo dei valori di fondo per i corpi idrici sotterranei (D.M. 6 luglio 2016)”

linea guida 157/2017 “Criteri tecnici per l’analisi dello stato quantitativo e il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

linea guida 161/2017 “Linee guida per la valutazione delle tendenze ascendenti e di inversione degli inquinanti delle acque sotterranee (D.M. 6 luglio 2016)”

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

CID - Concentrazione Inquinamento Diffuso: concentrazioni delle sostanze rappresentative della situazione di inquinamento diffuso.

Un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere.

Uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l'estrazione di quantità significative di acque sotterranee.

Sistema di relazioni tra i complessi idrogeologici tridimensionali, omogenei al loro interno, identificati per le modalità con cui si attua la circolazione idrica, e per i limiti che la separano dai complessi adiacenti, identificate in Lombardia come ISS (idrostruttura sotterranea superficiale), ISI (idrostruttura sotterranea intermedia) e ISP (idrostruttura sotterranea profonda).

L'inquinamento diffuso è definito dal D.Lgs.152/2006 come la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Prima della definizione della rete e del programma di monitoraggio, per ciascun corpo idrico sotterraneo individuato è necessario definire un modello concettuale (Allegato 1, parte C del D.Lgs. 30/09). Il modello concettuale rappresenta il sistema delle acque sotterranee sulla base delle conoscenze delle caratteristiche naturali, delle pressioni e degli impatti. La normativa prevede la ricostruzione della geometria dei principali acquiferi o corpi idrici, delle relazioni tra corpi idrici superficiali e sotterranei, per giungere alla definizione di un modello concettuale, rappresentato da “una schematizzazione idrogeologica semplificata del sottosuolo e una prima parametrizzazione degli acquiferi”.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti. Il monitoraggio di Sorveglianza viene svolto su tutti i punti di monitoraggio, almeno una volta nell’ambito di un Piano di Gestione del bacino idrografico, prevedendo sia i parametri di base che gli addizionali.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. su tutti i punti dei corpi idrici sotterranei sottoposti a questo tipo di monitoraggio si prevede la determinazione dei parametri di base che comprendono anche i nitrati, mentre i parametri delle altre categorie sarebbero selezionati sulla base di un criterio di sito specificità, secondo modalità che tengono conto della presenza delle pressioni gravanti sul territorio e considerando sia i risultati pregressi che quelli del primo ciclo di monitoraggio.

Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola, nelle quali la qualità delle acque è compromessa o rischia di diventarlo, a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. In tali aree è consentito un apporto annuo di azoto di origine zootecnica al campo pari a 170 kg/ha

"Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale"

È stato emanato ad integrazione delle disposizioni di cui alla Parte terza del D.Lgs. 152/06, e definisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee, mediante l’ identificazione di criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei, la definizione di standard di e valori soglia necessari alla valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee, criteri per  l’individuazione delle tendenze significative e l’inversione delle stesse all'aumento dell'inquinamento e per determinare i punti di partenza per dette inversioni di tendenza, individuazione di criteri per  la classificazione dello stato quantitativo e scelta delle  modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo.

Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell'ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

Decreto Ministeriale 6 luglio 2016 GU n. 165 del 16 luglio 2016 “Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l’allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”.

Direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Direttiva 2006/118/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento

Direttiva 91/676/CEE del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole

linea guida 155/2017 “Linee guida recanti la procedura da seguire per il calcolo dei valori di fondo per i corpi idrici sotterranei (D.M. 6 luglio 2016)”

linea guida 157/2017 “Criteri tecnici per l’analisi dello stato quantitativo e il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

linea guida 161/2017 “Linee guida per la valutazione delle tendenze ascendenti e di inversione degli inquinanti delle acque sotterranee (D.M. 6 luglio 2016)”

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente