Radioattività nel latte vaccino

concentrazione di attività di radionuclidi artificiali in matrici ambientali e alimentari (particolato atmosferico, deposizioni umide e secche, latte). Si misura la concentrazione di attività nel latte, elemento “terminale” della catena alimentare terreno-erba-bovino-latte, poiché in esso si concentrano diversi radioisotopi da fall-out (90Sr, 137Cs). All’ingestione di tali radioisotopi seguono il trasferimento e la deposizione nelle cellule ossee

riportare la concentrazione media mensile di attività di Cs-137 nel particolato atmosferico e nella deposizione al suolo finalizzata al controllo e alla valutazione della radiocontaminazione ambientale. Fornire la concentrazione media annuale di attività di Cs-137 nel latte al fine di evidenziare una possibile contaminazione rilevante sia per l’aspetto dietetico-sanitario in relazione all'importanza di tale alimento quale componente della dieta, che per quello ambientale in seguito al trasferimento della contaminazione dai foraggi al latte attraverso la catena alimentare

Nelle Figura è riportata la media annuale di concentrazione di attività di Cs-137 nel latte vaccino. La concentrazione di attività di Cs-137, la cui presenza nel latte è attribuibile sostanzialmente alla contaminazione derivata dall’incidente di Chernobyl, è per la maggior parte delle misure effettuate, inferiore alla minima attività rilevabile (MAR). Il valore medio regionale di contaminazione nel latte vaccino, come quello nazionale, si è ormai abbattuto di circa due ordini di grandezza rispetto al 1987, anno successivo alla ricaduta di Chernobyl, ed è ben al di sotto del reporting level (o livello notificabile) fissato dalla Raccomandazione 2000/473/Euratom (0.5 Bq/l, che rappresenta un valore estremamente cautelativo per l'esposizione dell'insieme della popolazione).