Radioattività
Si riporta l'ultima analisi disponibile.
Nel corso del 2023 è proseguita l’attività di monitoraggio sistematico dei livelli di radioattività in ambiente e negli alimenti con la collaborazione delle Agenzie di Tutela della Salute competenti per territorio, in applicazione della normativa vigente (Trattato Euratom del 1957, Raccomandazione 2000/473/Euratom, Raccomandazione 2003/274/CE, e D.L.vo 101/2020). Vediamo nel dettaglio una sintesi dei risultatati ottenuti nel corso del 2023.
Sono stati analizzati in laboratorio 640 campioni di cui 171 prodotti alimentari, 148 acque potabili e 492 matrici ambientali.
Nel 35% dei campioni di prodotti alimentari è stata individuata la presenza in tracce di Cs-137 (cesio 137) ancora riconducibile alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl; questi 61 campioni sono relativi a selvaggina, funghi, frutti di bosco e pesci di lago, il massimo valore di concentrazione di attività riscontrato è pari a 281 Bq/kg. Tutti i campioni sono risultati conformi al livello di riferimento per la concentrazione di Cs-137 stabilito dal Regolamento Europeo 2020/1158 e pari a 600 Bq/kg.
I controlli sulle acque potabili hanno lo scopo di rilevare la presenza di sostanze radioattive di origine sia naturale che artificiale, entrambe ugualmente pericolose per la salute se presenti in quantità superiori a quanto stabilito dalla normativa vigente (D.L.vo 28/2016). In Lombardia la maggior parte delle acque utilizzate a scopo potabile origina da acquiferi sotterranei che sono naturalmente protetti dalla contaminazione antropica. Quasi tutte le acque contengono invece uranio naturale e/o radio 226, in quantità misurabile ma ben al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge. Tutti i campioni analizzati sono risultati conformi ai requisiti stabiliti dal D.L.vo 28/16.
Le analisi di radioattività sui campioni d’aria (particolato atmosferico e gas) hanno evidenziato la presenza in 5 campioni di gas di iodio 131 (valore massimo pari a 47 microBq/m3) e in 5 campioni di particolato atmosferico di cesio 137 (valore massimo 1 microBq/m3). Entrambi i radionuclidi hanno mostrato concentrazioni non rilevanti per la salute e non attribuibili ad incidenti in impianti nucleari ma (ancora) alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl (cesio 137) o all’utilizzo di radiofarmaci a scopo sanitario (iodio 131). Ricordiamo che il punto di controllo ubicato a Milano è così efficiente da essere inserito nella Rete Nazionale di Allerta delle Emergenze Nucleari ed ogni anomalia radiometrica viene comunicata puntualmente al Centro Emergenze Nucleari situato a Roma che ha il compito di coordinare e raccogliere le informazioni.
Il radon indoor, seconda causa riconosciuta di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta, è oggetto di monitoraggio da molti anni nella nostra regione in cui i livelli medi di questo inquinante di origine naturale sono tra i più alti d’Italia. Nel 2023 sono state concluse le valutazioni della concentrazione media annua di radon indoor in 216 punti di misura in edifici di diversa destinazione d’uso: scuole, ospedali, case di riposo, uffici comunali, biblioteche, ecc.: tutti edifici pubblici o comunque di pubblico interesse. Tali valutazioni sono state eseguite mediante misure di durata annuale, in ottemperanza al D.L.vo 101/2020 che ha recepito la Direttiva Europea 59/2013. Secondo il decreto 101 il nuovo livello riferimento per la concentrazione di radon indoor è pari a 300 Bq/m3 sia per i luoghi di lavoro che per le abitazioni esistenti. Complessivamente, nel 2023 i valori superiori a 300 Bq/m3 sono stati riscontrati nel 4.6% (10 valori) dei punti di misura oggetto di indagine. In questi casi è stata evidenziata la necessità di mettere in atto interventi di approfondimento ed eventuale bonifica.
La Regione Lombardia ha pubblicato in data 28 Giugno 2023 sul BURL SO nr. 26 la prima identificazione delle aree prioritarie radon ex Decreto 101. Con questa definizione si intendono quelle aree dove la stima della percentuale di edifici che supera il livello di 300 Bq/m3 di concentrazione di radon indoor è superiore al 15%. La percentuale degli edifici è determinata con indagini o misure di radon effettuate o riferite o normalizzate al piano terra. Il primo elenco di comuni in area prioritaria è stato pubblicato sulla GU della Repubblica Italiana n.211 del 9 settembre 2023 ed è disponibile sul sito web di Arpa nella pagina dedicata al radon. L’elenco dei comuni in area prioritaria sarà periodicamente aggiornato sulla base dei nuovi dati che dovessero nel frattempo rendersi disponibili.
Nel corso del 2023 è proseguita l’attività di valutazione periodica di cui sono oggetto i diversi siti in cui sono stoccati rifiuti contaminati da sostanze radioattive derivanti da attività nucleari in decommissioning o da incidenti presso attività produttive (fusione involontaria di sorgenti radioattive). Tali siti sono oggetto di valutazioni periodiche finalizzate a garantirne la sicurezza in attesa del conferimento al Deposito Nazionale. I controlli svolti nel 2023 non hanno evidenziato rilasci di radioattività o altre anomalie nel territorio circostante.
La normativa europea (Trattato Euratom del 1957, Raccomandazione 2000/473/Euratom, Raccomandazione 2003/274/CE) e nazionale (D.L.vo 101/2020) stabiliscono tempi e modi del monitoraggio sistematico dei livelli di radioattività in ambiente e negli alimenti. In Lombardia la rete di monitoraggio della radioattività, che opera costantemente dal 1988, è gestita dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in collaborazione con la DG Welfare regionale. In alcune tipologie di prodotti spontanei (selvaggina, frutti di bosco, funghi e pesci di lago) è ancora possibile registrare la presenza di livelli mediamente più elevati di Cs-137; ciò è conseguenza della specificità degli ambienti naturali boschivi e lacustri che hanno la peculiarità di accumulare e trattenere nel tempo il Cs-137 immesso in ambiente dall’incidente di Chernobyl del 1986. Tali prodotti, considerata la loro scarsa presenza nella dieta umana, più che alimenti vanno considerati indicatori ambientali e come tali sono costantemente sotto controllo.
I controlli sulle acque potabili hanno lo scopo di rilevare la presenza di sostanze radioattive di origine sia naturale che artificiale, entrambe ugualmente pericolose per la salute se presenti in quantità superiori a quanto stabilito dalla normativa vigente (D.L.vo 28/2016). In Lombardia la maggior parte delle acque utilizzate a scopo potabile origina da acquiferi sotterranei che sono naturalmente protetti dalla contaminazione antropica. Quasi tutte le acque contengono invece uranio naturale, in quantità misurabile ma ben al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge.
In caso di incidente ad una centrale nucleare oltrefrontiera la radioattività immessa in ambiente si diffonderebbe principalmente attraverso l’aria, come è successo ai tempi dell’incidente di Fukushima e di Chernobyl. Per questo motivo il controllo della radioattività in aria è il primo e più efficace indicatore di eventi incidentali ed oggetto di monitoraggio quotidiano presso i laboratori di ARPA Lombardia. Il punto di controllo ubicato a Milano è così efficiente da essere inserito nella Rete Nazionale di Allerta delle Emergenze Nucleari ed ogni anomalia radiometrica viene comunicata puntualmente al Centro Emergenze Nucleari situato a Roma che ha il compito di coordinare e raccogliere le informazioni.
Il radon indoor, seconda causa riconosciuta di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta, è oggetto di monitoraggio da molti anni nella nostra regione in cui i livelli medi di questo inquinante di origine naturale sono tra i più alti di Italia. Il D.L.vo 101/2020, recepimento della Direttiva 59/2013/Euratom, ha abbassato i livelli di riferimento per i luoghi di lavoro da 500 a 300 Bq/m3 ed ha stabilito per le abitazioni esistenti lo stesso livello di riferimento previsto per i luoghi di lavoro. Dopo il 31 dicembre 2024, il livello di riferimento per le abitazioni di nuova costruzione scenderà ulteriormente fino a 200 Bq/m3.
Nella nostra regione nell’anno 2022 sono stati censiti 17 siti in cui sono stoccati rifiuti contaminati da sostanze radioattive derivanti da attività nucleari in decommissioning o da incidenti presso attività produttive (fusione involontaria di sorgenti radioattive). Tali siti sono oggetto di valutazioni periodiche finalizzate a garantirne la sicurezza in attesa del conferimento al Deposito Nazionale. I controlli svolti nel 2022 non hanno evidenziato rilasci di radioattività o altre anomalie nel territorio circostante.
Vediamo nel dettaglio una sintesi dei risultati delle analisi effettuate nell’ambito dell’applicazione del piano nazionale e regionale di monitoraggio del livello della radioattività nelle matrici ambientali e alimentari.
Nel corso del 2022 sono stati analizzati in laboratorio 916 campioni di cui 205 prodotti alimentari, 164 acque potabili e 549 matrici ambientali.
Nel 33% dei campioni di prodotti alimentari è stata individuata la presenza in tracce di Cs-137 (cesio 137) ancora riconducibile alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl; questi 69 campioni sono relativi a selvaggina, funghi e pesci di lago. Il massimo valore di concentrazione di attività riscontrato in questi 69 campioni è pari a 91 Bq/kg. Tutti i campioni sono risultati conformi al livello di riferimento per la concentrazione di Cs-137 stabilito dal Regolamento Europeo 2020/1158 e pari a 600 Bq/kg.
In tutti i campioni di acqua potabile la radioattività artificiale è risultata assente mentre quella naturale è risultata trascurabile e conforme ai requisiti stabiliti dal D.L.vo 28/16.
Le analisi di radioattività sui campioni d’aria (particolato atmosferico e gas) hanno evidenziato la presenza in 4 campioni di gas di iodio 131 (valore massimo pari a 29 microBq/m3) e in 11 campioni di particolato atmosferico di cesio 137 (valore massimo 2,6 microBq/m3). Entrambi i radionuclidi hanno mostrato concentrazioni non rilevanti per la salute e non attribuibili ad incidenti in impianti nucleari ma (ancora) alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl (cesio 137) o all’utilizzo di radiofarmaci a scopo sanitario (iodio 131).
In alcune matrici ambientali (detrito minerale organico sedimentabile e ricadute al suolo) sono state trovate tracce di plutonio 239-240 riconducibile agli esperimenti nucleari effettuati in atmosfera durante il secolo scorso, e di stronzio 90 originato dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl avvenuto nel 1986.
Nel 2022 sono state concluse le valutazioni della concentrazione media annua di radon indoor in 141 punti di misura in edifici di diversa destinazione d’uso: scuole, ospedali, case di riposo, uffici comunali, biblioteche, ecc.: tutti edifici pubblici o comunque di pubblico interesse. Tali valutazioni sono state eseguite mediante misure di durata annuale, in ottemperanza al D.L.vo 101/2020 che ha recepito la Direttiva Europea 59/2013. Secondo il nuovo decreto il nuovo livello riferimento per la concentrazione di radon indoor è pari a 300 Bq/m3 sia per i luoghi di lavoro che per le abitazioni esistenti. Complessivamente, nel 2022 valori superiori a 300 Bq/m3 sono stati riscontrati nel 2,8% (4 valori) dei punti di misura oggetto di indagine. In questi casi è stata evidenziata la necessità di bonifica o almeno di approfondimento.
Nel 2021 sono stati analizzati in laboratorio 1111 campioni di cui 225 prodotti alimentari, 253 acque potabili e 633 matrici ambientali.
Nel 32% dei campioni di prodotti alimentari è stata individuata la presenza in tracce di Cs-137 (cesio 137) ancora riconducibile alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl; la maggior parte di questi campioni (63 su 65) è relativa a selvaggina, funghi e pesci di lago. Tutti i campioni sono risultati conformi al livello di riferimento per la concentrazione di Cs-137 stabilito dal Regolamento Europeo 2020/1158 e pari a 600 Bq/kg.
In tutti i campioni di acqua potabile la radioattività artificiale è risultata assente mentre quella naturale è risultata trascurabile e conforme ai requisiti stabiliti dal D.L.vo 28/16.
Le analisi di radioattività sui campioni d’aria (particolato atmosferico e gas) hanno evidenziato la presenza in un solo caso di iodio 131 (valore di 5,6 microBq/m3) e sporadica di cesio 137 (valore massimo 3,5 microBq/m3), entrambi i radionuclidi hanno mostrato concentrazioni non rilevanti per la salute e non attribuibili ad incidenti in impianti nucleari ma (ancora) alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl (cesio 137) o all’utilizzo di radiofarmaci a scopo sanitario (iodio 131).
Nel 2021 sono state concluse le valutazioni della concentrazione media annua di radon indoor in 52 punti di misura in edifici di diversa destinazione d’uso: scuole, ospedali, case di riposo, uffici comunali, biblioteche, ecc.: tutti edifici pubblici o comunque di pubblico interesse. Tali valutazioni sono state eseguite mediante misure di durata annuale, in ottemperanza al D. Lgs. 241/00 sostituito nel corso dell’anno dal D.L.vo 101/2020 di recepimento della Direttiva Europea 59/2013. Secondo il nuovo decreto il nuovo livello riferimento per la concentrazione di radon indoor è pari a 300 Bq/m3 sia per i luoghi di lavoro che per le abitazioni esistenti. Complessivamente, nel 2021 valori superiori a 300 Bq/m3 sono stati riscontrati nel 21% (11 valori) delle situazioni analizzate. In questi casi è stata evidenziata la necessità di bonifica o almeno di approfondimento.
In Lombardia sono presenti 17 siti in cui sono detenuti rifiuti radioattivi derivanti da attività nucleari in decommissioning o da incidenti presso attività produttive. I controlli svolti nel 2021 non hanno evidenziato rilasci di radioattività o altre anomalie nel territorio circostante.
La normativa europea (Trattato Euratom del 1957, Raccomandazione 2000/473/Euratom, Raccomandazione 2003/274/CE) e nazionale (D.L.vo 101/2020) stabiliscono tempi e modi del monitoraggio sistematico dei livelli di radioattività in ambiente e negli alimenti. In Lombardia la rete di monitoraggio della radioattività, che opera costantemente dal 1988, è gestita dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in collaborazione con la DG Welfare regionale. La presenza di livelli mediamente più elevati di Cs-137 nei campioni di prodotti spontanei (selvaggina, frutti di bosco, funghi e pesci di lago) dipende dalla specificità degli ambienti naturali boschivi e lacustri che hanno la peculiarità di accumulare e trattenere nel tempo il Cs-137 immesso in ambiente dall’incidente di Chernobyl del 1986. Tali prodotti, considerata la loro scarsa presenza nella dieta umana, più che alimenti vanno considerati indicatori ambientali e come tali sono costantemente sotto controllo.
I controlli sulle acque potabili hanno lo scopo di rilevare la presenza di sostanze radioattive di origine sia naturale che artificiale, entrambe ugualmente pericolose per la salute se presenti in quantità superiori a quanto stabilito dalla normativa vigente (D.L.vo 28/2016). In Lombardia la maggior parte delle acque utilizzate a scopo potabile origina da acquiferi sotterranei che sono naturalmente protetti dalla contaminazione antropica. Quasi tutte le acque contengono invece uranio naturale, in quantità misurabile ma ben al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge.
In caso di incidente ad una centrale nucleare oltrefrontiera la radioattività immessa in ambiente si diffonderebbe principalmente attraverso l’aria, come è successo ai tempi dell’incidente di Fukushima e di Chernobyl. Per questo motivo il controllo della radioattività in aria è il primo e più efficace indicatore di eventi incidentali ed oggetto di monitoraggio quotidiano presso i laboratori di ARPA Lombardia. Il punto di controllo ubicato a Milano è così efficiente da essere inserito nella Rete Nazionale di Allerta delle Emergenze Nucleari ed ogni anomalia radiometrica viene comunicata puntualmente al Centro Emergenze Nucleari situato a Roma che ha il compito di coordinare e raccogliere le informazioni.
Il radon indoor, seconda causa riconosciuta di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta, è oggetto di monitoraggio da molti anni nella nostra regione in cui i livelli medi di questo inquinante di origine naturale sono tra i più alti di Italia. Il D.L.vo 101/2020 di recente introduzione, recepimento della Direttiva 59/2013/Euratom, ha abbassato i livelli di riferimento per i luoghi di lavoro da 500 a 300 Bq/m3 ed ha stabilito per le abitazioni esistenti lo stesso livello di riferimento previsto per i luoghi di lavoro. Dopo il 31 dicembre 2024, il livello di riferimento per le abitazioni di nuova costruzione scenderà ulteriormente fino a 200 Bq/m3.
Nella nostra regione nell’anno 2021 sono stati censiti 17 siti in cui sono stoccati rifiuti contaminati da sostanze radioattive derivanti da attività nucleari in decommissioning o da incidenti presso attività produttive (fusione involontaria di sorgenti radioattive). Tali siti sono oggetto di valutazioni periodiche finalizzate a garantirne la sicurezza in attesa del conferimento al Deposito Nazionale.
Per saperne di più
Data ultimo aggiornamento: 01/03/2023
Data ultimo aggiornamento
01/03/2023
Struttura responsabile del contenuto informativo: Radioattività
Struttura responsabile del contenuto informativo
Radioattività
Struttura responsabile della pubblicazione: Comunicazione
Struttura responsabile della pubblicazione
Comunicazione
Per saperne di più