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Corpi Idrici Sotterranei

In Lombardia sono individuati 30 corpi idrici sotterranei, distinti in profondità secondo 3 livelli sovrapposti che raggruppano diversi acquiferi sulla base delle pressioni antropiche e delle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo regionale. I corpi idrici sotterranei attualmente individuati nell’ambito di uno studio regionale “Progetto di accompagnamento tecnico-scientifico alla revisione del Piano di Tutela delle Acque. Approfondimento specialistico relativo ai corpi idrici sotterranei (cod. TER13016/001), realizzato da Éupolis Lombardia nel febbraio 2015 in collaborazione con Studio Idrogeotecnico Applicato Sas e IDROGEA Servizi Srl;” e monitorati in Regione Lombardia appartengono a quattro idrostrutture:

  • ISS - Idrostruttura sotterranea superficiale di pianura, costituita da 13 CI
  • ISI - Idrostruttura sotterranea intermedia di pianura, costituita da 6 CI
  • ISP - Idrostruttura sotterranea profonda di pianura, costituita da 1 CI
  • ISF - Idrostruttura sotterranea di fondovalle, costituita da 10 CI
Corpi Idrici Superficiali

Idrostruttura Sotterranea Superficiale - ISS - sede dell’acquifero libero, comprendente il Gruppo Acquifero A e B nei settori di alta pianura Lombarda e la porzione superiore del Gruppo Acquifero A nella media e bassa pianura. In genere l'ISS costituisce il corpo idrico maggiormente vulnerabile sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, essendo posto in diretta comunicazione con la superficie topografica e con i corsi d'acqua superficiali che localmente ne riducono lo spessore complessivo. L'Idrostruttura costituisce corpo idrico serbatoio attraverso cui i sottostanti corpi idrici (ISI e ISP) sono ricaricati/scaricati. Il limite di base dell'ISS è posto alla base del Gruppo acquifero B nell’alta pianura e alla base del sottogruppo A1 nella media e bassa pianura lombarda. L'Idrostruttura è caratterizzata da spessori minimi (20-30 m) in alcuni settori della bassa pianura lombarda (aree alla confluenza tra Po e Ticino, nel basso cremonese e nel medio bresciano) e da un ispessimento nell'alta pianura con spessori massimi superiori ai 100 m.

Intermedi

Idrostruttura Sotterranea Intermedia – ISI - sede di acquiferi da semiconfinati a confinati, comprendente la porzione profonda del Gruppo Acquifero A e il Gruppo Acquifero B presenti nella media e bassa pianura. L'ISI comprende corpi idrici di significativo interesse idrogeologico sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Rappresenta infatti un serbatoio idrico per la media e bassa pianura, caratterizzato da condizioni di sostanziale equilibrio nel periodo di indagine (1980 -2014) e, in genere, meno vulnerabile alle contaminazioni idroveicolate. Localmente può essere sede di acquiferi caratterizzati da scarsa qualità naturale (presenza di Ferro, Manganese, Arsenico, Azoto Ammoniacale). Comunica per drenanza con il soprastante ISS in corrispondenza di paleoalvei e/o eteropie presenti all'interno dell'acquitardo posto a separazione delle due idrostrutture. Il limite di base dell'Idrostruttura Sotterranea Superficiale (ISI) è posto in corrispondenza del limite basale del Gruppo acquifero B, nella media e bassa pianura lombarda. L'unità è assente in buona parte dell'alta pianura a causa della chiusura laterale conseguente all'innalzamento del tetto dell'ISP. La superficie basale dell'ISI è posta a quote comprese tra +200 (alta pianura lombarda) e - 600 m s.l.m in corrispondenza della bassa pianura cremonese e della media pianura mantovana. L'Idrostruttura è caratterizzata da spessori crescenti dall'alta pianura (50-100 m mediamente) alla bassa pianura, con massimi di circa 600 m all'altezza dell'asse Gussola Marcaria. Nella definizione dei corpi idrici sotterranei la porzione di ISI impermeabile è stata accorpata al sottostante corpo idrico ISP in quanto essa ne rappresenta aquitardo di separazione dal soprastante ISS. Date le finalità dell’indagine, è stata identificata la superficie al di sotto della quale non si hanno più dati idrogeologici diretti (base della porzione conosciuta dell'ISI). Tale superficie è stata presa come riferimento per definire le caratteristiche dei corpi idrici sotterranei nella bassa pianura lombarda. La parte profonda dell'ISI non è quindi stata attualmente ricompresa nei corpi idrici di media e bassa pianura, non essendo oggi caratterizzabile da un punto di vista geochimico e litostratigrafico.

Profondo

Idrostruttura Sotterranea Profonda – ISP - sede di acquiferi confinati comprendente il Gruppo Acquifero C nei settori di pianura in cui esso è conosciuto tramite indagini dirette e captato, presente esclusivamente nell’alta pianura. L'ISP, al pari dell'ISI, costituisce corpo idrico di significativo interesse idrogeologico sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, perché rappresenta il serbatoio idrico dell'alta pianura che ha evidenziato condizioni di equilibrio nel periodo di indagine (1980 -2014) e che, in genere è meno vulnerabile alle contaminazioni idroveicolate. Può tuttavia essere localmente interessato da scarsa qualità di base delle acque in esso circolanti a causa di fenomeni naturali (presenza di Ferro Manganese Arsenico, Azoto Ammoniacale). Comunica per drenanza con l'Idrostruttura dell'ISS in corrispondenza di paleoalvei e/o nei settori in cui l'unità tende a risalire per motivi neotettonici e si pone in discordanza angolare con i soprastanti depositi appartenenti all'ISS.

Fondovalle

Idrostruttura Sotterranea di Fondovalle – ISF - sede di acquiferi vallivi individuati raccogliendo e organizzando i dati stratigrafici disponibili che, in considerazione della notevole eterogeneità del sottosuolo in contesto montano, si sono rivelati poco dettagliati in termini di profondità e di frequenza. Tuttavia, è stato possibile delimitare le Idrostrutture di fondovalle e suddividerle in settori, principalmente in base alla presenza riconosciuta di livelli acquiferi sovrapposti. Verso monte è stato posto un limite alle Idrostrutture dove le valli divengono strette e non è più riconoscibile la continuità stratigrafica dei depositi alluvionali. In queste condizioni è spesso possibile accertare la presenza di acquiferi di fondovalle altamente produttivi per l’elevata granulometria dei depositi, ma configurabili come di interesse locale anche per la connessione diretta con la rete idrografica superficiale. Il limite laterale è stato posto in corrispondenza della rottura di pendio alla base del versante. Le conoidi laterali, la cui funzione idrogeologica è rilevante e variabile in funzione delle loro caratteristiche specifiche, non sempre sono state ricomprese nell’Idrostruttura di fondovalle. Il limite verso valle delle Idrostrutture è rappresentato, ove presente, da una linea a potenziale fisso o dalla comparsa nel sottosuolo di depositi afferenti al sistema deposizionale dell’alta pianura.

Acque sotterranee

CID - Concentrazione Inquinamento Diffuso: concentrazioni delle sostanze rappresentative della situazione di inquinamento diffuso.

Un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere.

Uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l'estrazione di quantità significative di acque sotterranee.

Sistema di relazioni tra i complessi idrogeologici tridimensionali, omogenei al loro interno, identificati per le modalità con cui si attua la circolazione idrica, e per i limiti che la separano dai complessi adiacenti, identificate in Lombardia come ISS (idrostruttura sotterranea superficiale), ISI (idrostruttura sotterranea intermedia) e ISP (idrostruttura sotterranea profonda).

L'inquinamento diffuso è definito dal D.Lgs.152/2006 come la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Prima della definizione della rete e del programma di monitoraggio, per ciascun corpo idrico sotterraneo individuato è necessario definire un modello concettuale (Allegato 1, parte C del D.Lgs. 30/09). Il modello concettuale rappresenta il sistema delle acque sotterranee sulla base delle conoscenze delle caratteristiche naturali, delle pressioni e degli impatti. La normativa prevede la ricostruzione della geometria dei principali acquiferi o corpi idrici, delle relazioni tra corpi idrici superficiali e sotterranei, per giungere alla definizione di un modello concettuale, rappresentato da “una schematizzazione idrogeologica semplificata del sottosuolo e una prima parametrizzazione degli acquiferi”.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti. Il monitoraggio di Sorveglianza viene svolto su tutti i punti di monitoraggio, almeno una volta nell’ambito di un Piano di Gestione del bacino idrografico, prevedendo sia i parametri di base che gli addizionali.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. su tutti i punti dei corpi idrici sotterranei sottoposti a questo tipo di monitoraggio si prevede la determinazione dei parametri di base che comprendono anche i nitrati, mentre i parametri delle altre categorie sarebbero selezionati sulla base di un criterio di sito specificità, secondo modalità che tengono conto della presenza delle pressioni gravanti sul territorio e considerando sia i risultati pregressi che quelli del primo ciclo di monitoraggio.

Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola, nelle quali la qualità delle acque è compromessa o rischia di diventarlo, a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. In tali aree è consentito un apporto annuo di azoto di origine zootecnica al campo pari a 170 kg/ha

"Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale"

È stato emanato ad integrazione delle disposizioni di cui alla Parte terza del D.Lgs. 152/06, e definisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee, mediante l’ identificazione di criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei, la definizione di standard di e valori soglia necessari alla valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee, criteri per  l’individuazione delle tendenze significative e l’inversione delle stesse all'aumento dell'inquinamento e per determinare i punti di partenza per dette inversioni di tendenza, individuazione di criteri per  la classificazione dello stato quantitativo e scelta delle  modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo.

Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell'ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

Decreto Ministeriale 6 luglio 2016 GU n. 165 del 16 luglio 2016 “Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l’allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”.

Direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Direttiva 2006/118/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento

Direttiva 91/676/CEE del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole

linea guida 155/2017 “Linee guida recanti la procedura da seguire per il calcolo dei valori di fondo per i corpi idrici sotterranei (D.M. 6 luglio 2016)”

linea guida 157/2017 “Criteri tecnici per l’analisi dello stato quantitativo e il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

linea guida 161/2017 “Linee guida per la valutazione delle tendenze ascendenti e di inversione degli inquinanti delle acque sotterranee (D.M. 6 luglio 2016)”

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

CID - Concentrazione Inquinamento Diffuso: concentrazioni delle sostanze rappresentative della situazione di inquinamento diffuso.

Un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere.

Uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l'estrazione di quantità significative di acque sotterranee.

Sistema di relazioni tra i complessi idrogeologici tridimensionali, omogenei al loro interno, identificati per le modalità con cui si attua la circolazione idrica, e per i limiti che la separano dai complessi adiacenti, identificate in Lombardia come ISS (idrostruttura sotterranea superficiale), ISI (idrostruttura sotterranea intermedia) e ISP (idrostruttura sotterranea profonda).

L'inquinamento diffuso è definito dal D.Lgs.152/2006 come la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Prima della definizione della rete e del programma di monitoraggio, per ciascun corpo idrico sotterraneo individuato è necessario definire un modello concettuale (Allegato 1, parte C del D.Lgs. 30/09). Il modello concettuale rappresenta il sistema delle acque sotterranee sulla base delle conoscenze delle caratteristiche naturali, delle pressioni e degli impatti. La normativa prevede la ricostruzione della geometria dei principali acquiferi o corpi idrici, delle relazioni tra corpi idrici superficiali e sotterranei, per giungere alla definizione di un modello concettuale, rappresentato da “una schematizzazione idrogeologica semplificata del sottosuolo e una prima parametrizzazione degli acquiferi”.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti. Il monitoraggio di Sorveglianza viene svolto su tutti i punti di monitoraggio, almeno una volta nell’ambito di un Piano di Gestione del bacino idrografico, prevedendo sia i parametri di base che gli addizionali.

Questa rete di monitoraggio è finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. su tutti i punti dei corpi idrici sotterranei sottoposti a questo tipo di monitoraggio si prevede la determinazione dei parametri di base che comprendono anche i nitrati, mentre i parametri delle altre categorie sarebbero selezionati sulla base di un criterio di sito specificità, secondo modalità che tengono conto della presenza delle pressioni gravanti sul territorio e considerando sia i risultati pregressi che quelli del primo ciclo di monitoraggio.

Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola, nelle quali la qualità delle acque è compromessa o rischia di diventarlo, a causa della presenza di pressioni di tipo agricolo. In tali aree è consentito un apporto annuo di azoto di origine zootecnica al campo pari a 170 kg/ha

"Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale"

È stato emanato ad integrazione delle disposizioni di cui alla Parte terza del D.Lgs. 152/06, e definisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee, mediante l’ identificazione di criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei, la definizione di standard di e valori soglia necessari alla valutazione del buono stato chimico delle acque sotterranee, criteri per  l’individuazione delle tendenze significative e l’inversione delle stesse all'aumento dell'inquinamento e per determinare i punti di partenza per dette inversioni di tendenza, individuazione di criteri per  la classificazione dello stato quantitativo e scelta delle  modalità per la definizione dei programmi di monitoraggio quali-quantitativo.

Regolamento concernente la fissazione di standard di qualità nell'ambiente acquatico per le sostanze pericolose, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

Decreto Ministeriale 6 luglio 2016 GU n. 165 del 16 luglio 2016 “Recepimento della direttiva 2014/80/UE della Commissione del 20 giugno 2014 che modifica l’allegato II della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”.

Direttiva 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Direttiva 2006/118/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento

Direttiva 91/676/CEE del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole

linea guida 155/2017 “Linee guida recanti la procedura da seguire per il calcolo dei valori di fondo per i corpi idrici sotterranei (D.M. 6 luglio 2016)”

linea guida 157/2017 “Criteri tecnici per l’analisi dello stato quantitativo e il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

linea guida 161/2017 “Linee guida per la valutazione delle tendenze ascendenti e di inversione degli inquinanti delle acque sotterranee (D.M. 6 luglio 2016)”

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

Data ultimo aggiornamento: 03/04/2023

Data ultimo aggiornamento
03/04/2023

Acque sotterranee