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Crollo del Gallivaggio | 2018

il crollo del 29 maggio 2018

La parete rocciosa di Gallivaggio, nel territorio comunale di San Giacomo Filippo (SO), è monitorata dal Centro di Monitoraggio Geologico di ARPA Lombardia dal 2011.
In quell’anno Protezione Civile di Regione Lombardia, dopo aver finanziato la Comunità Montana della Valchiavenna per la costruzione di un lungo vallo in terra con rete paraschegge, ha assegnato ad ARPA l’installazione di un sistema di monitoraggio della parete rocciosa quale ulteriore presidio di sicurezza. Nel corso degli anni precedenti si era infatti manifestato il crollo di singoli blocchi rocciosi e ciò aveva suggerito un approfondimento delle conoscenze circa la situazione di staticità dell’intera parete, costituita da Metagranito del Truzzo appartenente alla Falda Tambò.
Una tale attenzione è stata determinata dalla presenza dello storico Santuario della Madonna di Gallivaggio (costruito nel XVII secolo) e strutture accessorie e di un Ristorante che determinavano la presenza temporanea di centinaia di persone, oltreché il passaggio di una strada (Strada Statale n°36) di collegamento internazionale che infatti collega il lago di Como alla Svizzera per il tramite del Passo dello Spluga.
Durante i primi anni di gestione del monitoraggio il CMG ha raccolto importanti dati che hanno permesso sia di adeguare e meglio definire la rete, sia di avviare un lavoro di modellazione geologica geotecnica con individuazione delle soglie di allarme. L’attività di modellazione ha permesso di sintetizzare in due gli scenari di pericolo derivanti dalla parete: un primo scenario, frequente e non monitorabile con gli strumenti a disposizione, caratterizzato da crolli di blocchi rocciosi di volumetria non superiore a pochi metri cubi, mentre il secondo scenario, individuato in relazione ad un’area in moderato movimento posta all’apice della parete e delimitata da una netta frattura, caratterizzato da un possibile crollo in massa di circa 5-6000 metri cubi. Rispetto al primo scenario le modellazioni di scoscendimento hanno evidenziato la possibilità che una percentuale sostanziale di crolli, dal 2 al 22%, potesse scavalcare le opere di difesa e raggiungere la strada o le costruzioni sottostanti. Relativamente allo scenario di crollo in massa sono state ipotizzate soglie di preallarme ed allarme e sono state definite le aree di probabile invasione del materiale.
Durante l’autunno 2017 e l’inverno 2018 i dati acquisiti con il monitoraggio hanno evidenziato un’accelerazione dei movimenti nella parte sommitale della parete, nel settore identificato con la modellazione come area di distacco per il secondo scenario. Il CMG ha puntualmente segnalato tale situazione alla Protezione Civile Regionale.
La mattina del 13 aprile 2018 alcuni blocchi rocciosi si sono staccati dall’area in movimento e sono crollati a valle andando ad impattare sia nell’area del Santuario (coinvolgendo l’edificio religioso e il campanile) che sulla Strada Statale 36. In relazione a questo crollo ed all’accelerazione dei movimenti riscontabili alla sommità della parete le aree sottostanti sono state evacuate e la strada è stata chiusa per alcune giornate. Nei giorni immediatamente successivi è stato possibile, mediante la collaborazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, procedere alla rimozione e messa in sicurezza delle principali opere d’arte presenti all’interno del santuario. Un leggero rallentamento dei movimenti ha poi permesso di mantenere aperte alcune finestre di transito (per un toltale di 6 ore su 24) fino alla giornata del 24 maggio, quando una ulteriore accelerazione, segnalata alla Protezione Civile dal CMG, ha consigliato la chiusura totale della viabilità statale. Da questo momento i movimenti sono proseguiti in maniera intesa ed alle 16 del 29 maggio 2018 il CMG ha inviato l’ultima comunicazione avvisando dell’imminenza del crollo che infatti è avvenuto 35 minuti più tardi. Il successivo confronto fra la nuvola di punti, acquisita da drone prima e dopo il crollo, ha permesso di stimare in circa 6.700 m3 la massa rocciosa staccatasi dalla parte sommitale della parete.
L’analisi delle velocità di spostamento orario dell’ammasso nelle ultime 12 ore ha evidenziato come le velocità siano cresciute esponenzialmente nelle ultime ore con una velocità oraria media che nell’ultima ora è stata di poco meno di 10 cm/ora lungo la LOS del radar. I rilievi a terra sul materiale franato hanno sostanzialmente confermato la modellazione effettuata.