BINDO - ROSSIGA

Area | Bindo - Rossiga |
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Comune | CORTENOVA, CRANDOLA VALSASSINA |
Provincia | Lecco |
Tipologia Monitoraggio | Acquisizione manuale e automatica |
Monitorata dal CRMFD | dal 2017 geotecnica automatizzata e manuale e topografica automatica |
Monitorata | Dal 2003 al 2017 reti geotecnica e topografica manuale da Comunità Montana della Valsassina - Valvarrone - V. d’Esino e Riviera |
Modalità di acquisizione dei dati in tempo reale | Sonde inclinometriche ogni 30’ - colonne multiparametriche ogni 60’ – stazione totale ogni 120’ – GNSS ogni 180 minuti |
Numero e sistemi di trasmissione | 5 modem rete mobile / 5 modem satellitari in backup |
Strumentazione installata | rilevamento automatico: 1 stazione totale topografica con 30 mire ottiche, 2 colonne multiparametriche DMS composte ciascuna da 12 moduli inclinometrici e da 1 e 2 moduli piezometrici, un tubo inclinometrico con 6 sonde biassiali automatiche, 3 antenne GPS/GNSS automatiche e una antenna master fuori frana, una stazione meteorologica con termometro e pluviometro, 1 webcam rilevamento manuale: 2 piezometri automatizzati a scarico manuale, un tubo inclinometrico |
Campagne annuali di misura manuale | 2 piezometriche e inclinometriche |
Dati acquisiti ogni anno | 1.121.280 |
Descrizione del dissesto | Il versante a est del Monte Cimone di Margno (Comuni di Cortenova e Crandola, provincia di Lecco) è interessato da un’antica paleofrana la cui nicchia di distacco si individua intorno ai 1000-1150 m s.l.m. in località Le Gronde, delimitata da alte pareti rocciose subverticali di conglomerato appartenente alla formazione rocciosa del Verrucano Lombardo. Il substrato roccioso nell’area è costituito, oltre che dal Verrucano della successione sedimentaria lombarda, anche dal Granito di San Biagio appartenente al Basamento cristallino paleozoico. Il dissesto, noto e ampiamente studiato da oltre 20 anni, è costituito da un accumulo di paleofrana di circa 40.000.000 di metri cubi, che si è riattivato nel 2002 in seguito ad eventi meteorici eccezionali. Le frane del 2002 hanno interessato due diverse località. Nell’area della frazione di Bindo si è mobilizzato un volume di oltre 1.100.000 m3 che ha travolto una quindicina di edifici residenziali e interrotto la viabilità. Nella vicina Val Rossiga si sono avute quattro colate detritiche per complessivi 200.000 m3, che hanno invaso l’alveo torrentizio e danneggiato alcune attività. Il fenomeno di Bindo si è riattivato nel 2004 (stimati 75.000 m3), senza però uscire dai perimetri raggiunti nel 2002. A partire dal 2003 è stata installata una rete di monitoraggio geotecnico anche con finalità di allarmistica, basata su misure inclinometriche, piezometriche, distometriche e topografiche, gestita dalla Comunità Montana, che ha riguardato sia l’area di Bindo che la Valle Rossiga. Contemporaneamente sono iniziati lavori di sistemazione dei versanti e regimazione delle acque. A partire dal 2017 la frana è monitorata dal CRMFD di ARPA mediante una rete topografica automatica inizialmente composta da 30 prismi topografici a controllo delle aree di Bindo e Rossiga, due colonne inclinometriche multiparametriche e due piezometri automatici a scarico manuale dei dati. Nel 2025 sono stati attivati nuovi strumenti di monitoraggio sia profondi che superficiali, costituiti da un nuovo tubo inclinometrico con 6 sonde biassiali e cavo coassiale TDR e la posa di 3 stazioni GNSS automatiche più un master esterno al perimetro della frana. Sono inoltre state eseguite attività di manutenzione straordinaria della strumentazione preesistente ed è stata riperforata una verticale per la sostituzione di una delle colonne multiparametriche DMS. I dati acquisiti dal 2017 identificano una superficie di scivolamento ad una profondità di almeno 40-50 metri, ed una velocità annua di movimento dell’intera massa, mediamente tra i 5 e i 10 cm/anno con aree che sono arrivate sino a 15/20 cm/anno. Tra il 2023 e il 2024 è stata registrata una accelerazione del dissesto, con spostamenti di alcune aree che hanno superato i 20 centimetri in Valle Rossiga ed i 15 centimetri nell’area di Bindo. I movimenti registrati risultano legati ai cicli stagionali, con maggiori spostamenti nei periodi di elevate precipitazioni. |