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Laghi

Lago di Como

La Lombardia è la regione italiana più ricca di laghi, sia in termini di superficie (40% del totale) che di volume (65%). Dei cinque laghi maggiori (Garda, Maggiore, Como, Iseo e Lugano) solo due sono interamente lombardi: il lago di Como e il lago d’Iseo.

Sul territorio regionale sono presenti numerosi laghi minori naturali o designati come fortemente modificati o artificiali. I corpi idrici lacustri fortemente modificati (CIFM) e i corpi idrici lacustri artificiali (CIA), definiti “invasi”, presentano caratteristiche idromorfologiche alterate in maniera significativa e permanente, profonda ed estesa.

La maggior parte dei CIFM non è sottoposta a monitoraggio, in quanto questi corpi idrici presentano difficoltà di accesso, essendo collocati per lo più in zone alpine dove sono utilizzati per la produzione di energia elettrica.

Rete di monitoraggio laghi sessennio 2014-2019

Uno dei principi innovativi della Direttiva 2000/60/CE consiste nel riferirsi al contesto geografico naturale cui i corpi idrici appartengono: per quanto riguarda i corpi idrici lacustri questo processo richiede da un lato l’individuazione dei differenti tipi lacustri presenti nel distretto idrografico e dall’altro la definizione delle condizioni di riferimento tipo-specifiche, che rappresentano uno stato corrispondente a condizioni indisturbate o con disturbi antropici molto lievi.

La rete di monitoraggio su cui è stata basata la classificazione di stato relativa al sessennio 2014-2019 è composta, per i corpi idrici lacustri, da 42 stazioni collocate su 40 corpi idrici: sono stati monitorati 31 corpi idrici naturali corrispondenti a 27 laghi, 5 corpi idrici fortemente modificati (CIFM) corrispondenti ad altrettanti invasi e un corpo idrico artificiale (CIA). Ulteriori 17 invasi appartenenti alla rete di monitoraggio sono stati classificati assegnando la medesima classe di stato risultante dal monitoraggio di un invaso rappresentativo analogo per tipologia lacustre e per tipo ed entità delle pressioni antropiche presenti nel bacino.

Per il sessennio 2020-2025 la rete è stata modificata eliminando il lago Castellaro, monitorato fino al 2016, in ragione della superficie estremamente ridotta dello specchio d’acqua e dello stato ipereutrofo. 

Per laghi e invasi sottoposti a monitoraggio operativo e per quelli appartenenti alla rete nucleo la classificazione dello stato e del potenziale ecologico è effettuata con riferimento a ciascuno dei due trienni di monitoraggio, utilizzando di norma i risultati del secondo triennio per la classificazione finale. Per laghi e invasi sottoposti a monitoraggio di sorveglianza la classificazione dello stato e del potenziale ecologico è effettuata con riferimento all’intero sessennio.

 

Elementi di qualità biologica (EQB)

Per ciascun EQB è calcolata la media dei valori del Rapporto di Qualità Ecologica (RQE) degli indici di stato disponibili nel periodo di riferimento (triennio o sessennio) per ciascuna stazione di monitoraggio.

Gli EQB presi in considerazione sono: fitoplancton, macrofite, fitobentos (diatomee), macroinvertebrati bentonici, pesci.

Quando nel medesimo sito sono stati monitorati più di un EQB, lo stato biologico complessivo è definito dal giudizio peggiore attribuito ai diversi EQB.

La classificazione basata sul fitoplancton è effettuata attraverso il Metodo italiano di valutazione del fitoplancton (IPAM), determinato sulla base dei dati di un anno di campionamento. L’indice IPAM costituisce un aggiornamento dell’indice ICF (Indice Complessivo per il Fitoplancton).

Nel caso di disponibilità di dati per più anni (es. monitoraggio operativo e rete nucleo), per la classificazione è utilizzato il valore medio degli indici IPAM calcolati annualmente.

Qualora nel medesimo corpo idrico il fitoplancton sia stato monitorato in più siti, lo stato attribuito per ciascun anno è ottenuto come media dei valori di IPAM di ciascun sito.

La classificazione basata sulle macrofite è effettuata attraverso l’indice MacroIMMI.

Per quanto riguarda gli invasi (CIFM e CIA), ai fini della classificazione del potenziale ecologico il monitoraggio delle macrofite non è richiesto.

Lo stato del fitobentos (diatomee) è stabilito mediante l’Indice per valutazione della qualità delle acque lacustri italiane a partire dalle diatomee epifitiche ed epilitiche (EPI-L).

Occorre specificare che la Direttiva 2000/60/CE indica come elemento di qualità per la valutazione dello stato ecologico, l’EQB “Macrofite e fitobentos” e pertanto entrambe le componenti sono considerate calcolando un unico indice di qualità, denominato Indice composito diatomee-macrofite (ICDM).

Lo stato dei macroinvertebrati bentonici degli ambienti lacustri è stabilito mediante l’indice BQIES (Indice di qualità bentonica basato sul numero atteso di specie). L’indice è attualmente applicabile solo per i laghi con profondità media superiore a 15 m. Per quanto riguarda gli invasi (CIFM e CIA), ai fini della classificazione del potenziale ecologico il monitoraggio dei macroinvertebrati non è richiesto.

La classificazione basata sulla fauna ittica è effettuata attraverso l’indice Lake Fish Index (LFI). Per quanto riguarda gli invasi (CIFM e CIA), ai fini della classificazione del potenziale ecologico il monitoraggio della fauna ittica è facoltativo.

I valori aggiornati degli indici biologici dei laghi e il relativo stato sono reperibili al presente link.

Elementi fisico-chimici a sostegno

Gli elementi fisico-chimici a sostegno (fosforo totale, trasparenza e ossigeno ipolimnico) sono integrati nel descrittore LTLeco. Per il calcolo dell’LTLeco sono assegnati i punteggi ai singoli parametri in base alle concentrazioni osservate (punto A.4.2.2, tabelle 4.2.2/a, 4.2.2/b e 4.2.2/c del DM 260/2010), considerando i loro valori medi calcolati sull’intero periodo di riferimento (triennio o sessennio).

Nel caso di più stazioni di monitoraggio individuate sul medesimo corpo idrico, si considera lo stato peggiore tra quelli attribuiti alle singole stazioni.

 

Elementi chimici a sostegno

Per la classificazione dello stato ecologico attraverso gli elementi chimici a sostegno (altri inquinanti specifici non appartenenti all’elenco di priorità) si fa riferimento a quanto riportato al punto A.4.5, tabella 4.5/a del DM 260/2010, come modificato dal D.Lgs. 172/2015, in merito alla definizione di stato elevato, buono e sufficiente.

La classificazione è definita calcolando il valore medio per ciascun parametro analizzato in ciascun anno di monitoraggio e utilizzando il risultato peggiore ottenuto nel periodo di riferimento (triennio o sessennio).

Nel caso di più stazioni di monitoraggio individuate sul medesimo corpo idrico, si considera lo stato peggiore tra quelli attribuiti alle singole stazioni.

 

ARPA Lombardia ha prodotto la classificazione dello stato e potenziale ecologico per il sessennio di monitoraggio 2014 - 2019, riportata nella relazione di stato al seguente link.

Le relazioni di stato dei singoli laghi per il periodo di monitoraggio 2014-2019 sono consultabili nella sezione "DOCUMENTI E REPORT".

Lo stato chimico di tutti i corpi idrici superficiali è classificato in base alla presenza delle sostanze chimiche definite come sostanze prioritarie (metalli, pesticidi, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici volatili, alofenoli, perfluorati, alchilfenoli, ftalati) ed elencate nella Direttiva 2013/39/UE (che aggiorna la Direttiva 2008/105/CE), recepita in Italia con il D.Lgs. 172/2015.

Queste sostanze chimiche sono distinte in base alla loro pericolosità in tre categorie: prioritarie, pericolose prioritarie e altri inquinanti. Per ognuna di esse sono fissati degli standard di qualità ambientali (SQA), espressi come valori medi annui (SQA-MA) e come concentrazioni massime ammissibili (SQA-CMA), fissati dalla Tab. 1/A del D.Lgs. 172/2015.

Ai fini della classificazione dello stato chimico dei laghi si sono utilizzati i dati riferiti ad ogni singolo anno di monitoraggio. Per i corpi idrici sottoposti a monitoraggio operativo e per quelli appartenenti alla rete nucleo la classificazione dello stato chimico in ciascun sessennio è riferita ai risultati del secondo triennio, mentre per i corpi idrici sottoposti a monitoraggio di sorveglianza si considerano i risultati dell’intero sessennio.

I corpi idrici che hanno soddisfatto, in ciascun anno di monitoraggio nell’arco del triennio/sessennio, tutti gli standard di qualità ambientale stabiliti per ciascuna delle sostanze dell’elenco di priorità sono stati classificati in buono stato chimico. In caso di superamento degli standard di qualità ambientale, anche per un solo anno del triennio o del sessennio di monitoraggio e anche per una sola sostanza ricercata, al corpo idrico non è stato riconosciuto il buono stato chimico.

Per la classificazione dello stato chimico riferita al sessennio 2014-2019 non sono state considerate le 12 sostanze di nuova introduzione nella Tab. 1/A del D.Lgs. 172/2015 (tra cui il PFOS); queste sostanze saranno prese in considerazione per la classificazione da effettuare nel 2027.

Nel caso di più stazioni di monitoraggio individuate sul medesimo corpo idrico, la classificazione dello stato chimico del corpo idrico stesso corrisponde alla classificazione peggiore tra quelle riscontrate.

Nel caso dei laghi la concentrazione media annua è stata calcolata a partire dalle medie dei valori misurati sui campioni raccolti lungo la colonna d’acqua in ciascuna data di monitoraggio.

ARPA Lombardia ha prodotto la classificazione dello stato chimico per il sessennio di monitoraggio 2014-2019, riportata nella relazione di stato al seguente link.

Le relazioni di stato dei singoli laghi per il periodo di monitoraggio 2014-2019 sono consultabili nella sezione "DOCUMENTI E REPORT".

CIPAIS

La Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere è stata istituita in virtù della Convenzione tra la Svizzera e l’Italia concernente la protezione delle acque italo-svizzere dall’inquinamento (CIPAIS), firmata a Roma il 20 aprile 1972 ed entrata in vigore il 7 agosto 1973.

La CIPAIS esamina ogni problema inerente l'inquinamento o qualsiasi altra alterazione delle acque del Lago Maggiore e del Lago di Lugano, oltre che dei corsi d'acqua tributari che segnano il confine o lo attraversano, come il fiume Doveria (VS-I), Melezza (TI-I), Giona (TI-I), Tresa (TI-I), Breggia (TI-I), Mera (GR-I), Poschiavino (GR-I) e Spöl (GR-I).

La Commissione è costituita da due Delegazioni di cui fanno parte i rappresentanti delle rispettive Amministrazioni Centrali, nonché delle Regioni Lombardia e Piemonte e dei Cantoni Ticino, Vallese e Grigioni

La Commissione ha un ruolo chiave nella promozione di ricerche che vengono svolte sui Laghi Maggiore e di Lugano e sul loro bacino imbrifero al fine di proporre ai Governi contraenti i provvedimenti necessari per il risanamento delle acque comuni e la prevenzione dell'insorgenza di ulteriori forme di inquinamenti, contribuendo ad integrare e approfondire le attività di monitoraggio e controllo effettuate dalle Istituzioni locali.

Gli studi approvati dalla Commissione sono svolti da gruppi di ricerca, a cui afferiscono esperti e ricercatori, i cui rappresentanti sono membri delle 3 Sezioni permanenti: “Limnologia”, “Sostanze Pericolose” e “Ambienti litorali e temi emergenti”.

Anche ARPA Lombardia partecipa ai lavori delle Sezioni in qualità di membri, oltre che conducendo ricerche scientifiche promosse dalla CIPAIS. Tutti gli studi finanziati dalla CIPAIS vengono pubblicati sul sito web www.cipais.org nella sezione “Rapporti”.

Un ruolo chiave di ARPA Lombardia è la funzione di Segretariato Tecnico della Segreteria Permanente della CIPAIS, in supporto ai titolari della gestione amministrativa.

Il Pannello di controllo, il Piano d’azione e il Programma di ricerca sono pubblicati sul sito web della CIPAIS www.cipais.org.

Boa limnologica nel lago di Varese

Arpa Lombardia partecipa a Progetti di risanamento dei laghi promossi e finanziati da Regione Lombardia, quale l'Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Lago di Varese (AQST Lago Varese), riferito alle problematiche ambientali che interessano il lago di Varese, per la soluzione delle quali è necessaria la condivisione di scenari strategici e di programmi integrati di interventi.

Partendo dall’esperienza conseguita negli anni dall’Osservatorio del lago di Varese, istituito nel 2004, su proposta della provincia di Varese, l’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Lago di Varese (AQST) è lo strumento di programmazione negoziata con il quale si vuole portare a compimento il lavoro svolto, con una visione coordinata e condivisa da parte di tutti gli enti che hanno competenze su tematiche ambientali. All’atto della sottoscrizione dell’AQST, le funzioni dell’Osservatorio del lago di Varese sono state ricomprese nel nuovo strumento di programmazione regionale, che ne utilizza e ne valorizza i risultati conseguiti.

Con DGR N° XI / 1095 Seduta del 19/12/2018  - PROMOZIONE DELL’ACCORDO QUADRO DI SVILUPPO TERRITORIALE “RISANAMENTO DEL LAGO DI VARESE”. ISTITUZIONE COMITATO DI COORDINAMENTO E SEGRETERIA TECNICA - è stato istituito il “Comitato di Coordinamento” composto dall’Assessore all’Ambiente e Clima, che lo presiede, e dai rappresentanti di:

  • Provincia di Varese;
  • Comuni lacuali di Azzate, Bardello, Biandronno, Bodio Lomnago; Buguggiate, Cazzago Brabbia, Daverio, Galliate Lombardo, Gavirate, Inarzo, Varese;
  • ARPA Lombardia;
  • ATS Insubria;
  • Ufficio d’Ambito di Varese;
  • Gestore del SII (ALFA);

Inoltre è stata istituita di una “segreteria tecnica” con il compito di istruire la proposta dell’AQST “Salvaguardia e risanamento del lago di Varese”, in cui ARPA Lombardia è attivamente partecipe.

 

Per gli approfondimenti si rimanda al sito dedicato:

https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/aqst-lago-di-varese

La Rete Italiana per la Ricerca Ecologica di Lungo Termine (LTER-Italia) è una rete di siti terrestri, d’acqua dolce, di acque di transizione e marine, sui quali si conducono ricerche ecologiche su scala pluridecennale.
Vi appartengono 25 siti (al 2015), distribuiti su tutto il territorio nazionale, gestiti dai principali Enti di Ricerca, Università e Istituzioni che si occupano di ricerca e monitoraggio ecologici in Italia.
LTER studia gli ecosistemi, le loro le dinamiche ed evoluzione, le relazioni tra biodiversità e funzionalità ecologica, la qualità delle acque, la produttività, il ruolo della disponibilità di risorse, gli effetti dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici.

Il Lago di Como (LTER_EU_IT_087) è l’ambiente monitorato da ARPA Lombardia nell’ambito della rete LTER.
Esso fa parte del Macrosito “Laghi Sudalpini” (LTER_EU_IT_008) che include sei ambienti lacustri pedemontani situati a sud delle Alpi, rappresentativi dei piccoli laghi morenici dimittici e dei grandi laghi subalpini oligomittici, soggetti a regime climatico mediterraneo subtropicale e situati a quote comprese tra i 65 ed i 300 metri slm.

ARPA Lombardia mette a disposizione della rete LTER i dati raccolti in corrispondenza della stazione di monitoraggio situata a Dervio. Per questo sito sono disponibili valori mensili di temperatura e ossigeno disciolto (raccolti a partire dal 2000), oltre ai dati relativi al fitoplancton e alle caratteristiche chimiche (analisi effettuate dal 1997) e allo zooplancton (analisi effettuate dal 2004 al 2006 e dal 2010). Le informazioni sono principalmente volte a caratterizzare il lago in relazione all’evoluzione trofica e ai cambiamenti climatici.

Per gli approfondimenti si rimanda al rapporto del progetto LTER.

Il progetto Interreg  Sistema Informativo per il Monitoraggio Integrato dei Laghi insubrici e dei loro Ecosistemi (SIMILE) ha lo scopo di capitalizzare esperienze, approcci e risultati di NETLAKE (Networking Lake Observatories in Europe, https://www.dkit.ie/netlake) e di altre attività condotte in ambito internazionale (es. GLEON: Global Lake Observatory Network, http://gleon.org/) nel campo del monitoraggio della qualità delle acque mediante metodi innovativi (sensori in situ, dati satellitari, Citizen Science).

Il Progetto SIMILE è finanziato nell’ambito del programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera 2014-2020, che coinvolge Regione Lombardia e Cantone del Ticino come partner, il Politecnico di Milano come capofila italiano e la SUPSI come capofila svizzero.

ARPA Lombardia partecipa al progetto in veste di ente strumentale di Regione Lombardia.

Il progetto, volto a migliorare il processo di analisi della qualità delle acque dei laghi insubrici attraverso la creazione di un sistema informativo avanzato, si è chiuso a dicembre 2022.

Il progetto riguarda il Lago Maggiore, il Lago di Lugano e il Lago di Como, promuove la possibilità di effettuare monitoraggi integrativi rispetto a quelli tradizionalmente effettuati sulle acque utilizzando nuove tecnologie. A partire da settembre 2022, anche il lago di Varese è entrato al far parte della rete di laghi monitorati da SIMILE. 

All’interno del progetto sono state messe a punto diverse tecnologie per il monitoraggio della qualità ecologica delle acque, che sono confluite all'interno di una piattaforma di business intelligence. Questo strumento consente di ottenere degli indici sintetici facilmente fruibili sia dai tecnici che si occupano di qualità delle acque che dai cittadini interessati allo stato dei laghi.

Le diverse tecnologie utilizzate presentano una diversa frequenza, sia temporale che spaziale, ed includono:

  • il monitoraggio ad alta frequenza di alcune variabili limnologiche con sensori low-cost su boa per la temperatura, il pH, l'ossigeno disciolto, la conducibilità e la clorofilla;
  • l'analisi di immagini ottiche e termiche acquisite da sensori satellitari e messe a disposizione nell’ambito del programma Copernicus, acquisite dai sensori multispettrali di ultima generazione OLCI e OLI installati sui satelliti Sentinel-3A/B dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Landsat-8 dell’Agenzia Spaziale Americana (NASA). Le immagini hanno permesso di ottenere mappe dei parametri otticamente attivi presenti nello strato eufotico delle acque. Le mappe di clorofilla, dei solidi sospesi totali e della temperatura superficiale ottenute dai dati satellitari hanno inoltre permesso di descrivere l’evoluzione temporale di questi parametri e la loro distribuzione sull’intera superficie dei laghi. Avendo a disposizione delle serie importanti di dati, si sta attualmente valutando l'evoluzione spazio-temporale dei parametri esaminati.
  • Utilizzo della “Citizen Science”, che coinvolge partner, cittadini, associazioni, enti attivi nel monitoraggio dei laghi per produrre linee guida che consentano di affrontare le sfide future che i grandi laghi subalpini saranno chiamati ad affrontare.

E' stata predisposta l'app per smartphone SIMILE - Monitoraggio Laghi, volta ad acquisire le informazioni raccolte dagli utenti sullo stato delle acque (presenza di alghe, schiume o rifiuti, trasparenza, temperatura e pH dell’acqua). L’applicazione permette ai cittadini di contribuire attivamente al monitoraggio dei laghi insubrici, dà visibilità agli eventi organizzati sul territorio nell’ambito del progetto e fornisce informazioni sui comportamenti più appropriati per preservare l’ecosistema dei laghi.

Oltre all'app, il progetto ha prodotto anche una web app pensata come strumento per le agenzie che si occupano di qualità delle acque (ma aperta a tutti i cittadini) che include le informazioni raccolte, i riferimenti temporali e statistiche sul monitoraggio effettuato.

Per ottenere un migliore quadro conoscitivo dello stato del lago, tutti i dati prodotti da SIMILE sono raccolti sulla piattaforma ed integrati con le informazioni provenienti dalle immagini satellitari e dai sensori installati sulle boe e con indici che permettono di valutare la qualità dei laghi; tra questi indici ci sono anche molti indicatori dei Pannelli di Controllo della Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo Svizzere (CIPAIS)

Ulteriori informazioni sono disponibili al sito del Progetto Interreg e alla pagina del Progetto SIMILE.

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Tutte le acque superficiali correnti o stagnanti e tutte le acque sotterranee all'interno della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  N mg/L nella definizione dell’indice LIM eco. L'azoto ammoniacale deriva dalla degradazione di composti organici azotati e la sua presenza denuncia immissione di scarichi civili non trattati. In corsi d'acqua ben ossigenati l'azoto ammoniacale risulta assente o presente in tracce poiché viene ossidato velocemente ad azoto nitrico. È un indicatore di inquinamento delle acque sia agricolo (fertilizzanti azotati) sia industriale e civile; la sua immissione provoca la diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell’acqua.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  N mg/L nella definizione dell’indice LIM eco. Proviene dalla nitrificazione dell'azoto ammoniacale, dall'apporto mediante concimi e dalle precipitazioni meteoriche. E' quello preferibilmente assorbito dai vegetali, ma ha la caratteristica di non essere trattenuto dai colloidi del suolo, essendo pertanto soggetto all'azione dilavante delle acque, in maniera più o meno intensa a seconda della tessitura, della struttura del suolo e dalla quantità di precipitazioni od irrigazioni. L'azoto nitrico dilavato raggiunge velocemente gli strati più profondi del terreno, divenendo irraggiungibile dalle radici delle piante ed inquinando le falde acquifere e le acque superficiali.

Il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi ed eventualmente laghi per sfociare al mare in un’unica foce, a estuario o delta.

Un corpo idrico superficiale creato da un'attività umana.

L’art. 74(2)(g) del D. Lgs. 152/06 definisce corpo idrico fortemente modificato (CIFM) “un corpo idrico superficiale la cui natura, a seguito di alterazioni fisiche dovute a un'attività umana, è sostanzialmente modificata, come risulta dalla designazione fattane dall'autorità competente in base alle disposizioni degli artt. 118 e 120”.

Per alterazione fisica si può intendere qualunque alterazione i cui effetti si traducano in modificazioni idromorfologiche tali da provocare un mutamento sostanziale delle caratteristiche naturali originarie del corpo idrico.

I corpi idrici fortemente modificati (CIFM) sono creati artificialmente da sbarramenti (dighe o traverse) di fiumi o torrenti allo scopo di contenere elevati volumi d’acqua per usi civili (produzione di acqua potabile), industriali (ad esempio per la produzione di energia idroelettrica) e agricoli.

Un elemento distinto e significativo di acque superficiali, quale un lago, un bacino artificiale, un torrente, fiume o canale, parte di un torrente, fiume o canale, acque di transizione o un tratto di acque costiere.

Le diatomee, Bacillariophyceae, sono alghe unicellulari eucariote autotrofe, appartenenti alla divisione delle Bacillariophyta. Nei corsi d’acqua  e nei laghi possono vivere in sospensione nell’acqua (plancton) o adese a diversi substrati come sabbia, rocce e vegetazione (benthos). Sono alghe di piccole dimensioni (da pochi micron fino a oltre mezzo millimetro) con un guscio protettivo (frustolo) costituito da due valve incastrate una nell’altra.

L'area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere che costituisce la principale unità per la gestione dei bacini idrografici.

Ai fini della classificazione dello stato e potenziale ecologico, il D.M. 56/2009 definisce, nell’Allegato I punto 2 tabella A1.1, quali sono, tra gli altri, gli elementi di qualità biologica da considerare per fiumi e laghi.

In particolare, per i fiumi vanno considerati:

  • composizione e abbondanza della flora acquatica;
  • composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici;
  • composizione, abbondanza struttura di età della fauna ittica.

Per i laghi vanno considerati:

  • composizione, abbondanza e biomassa del fitoplancton;
  • composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici;
  • composizione, abbondanza struttura di età della fauna ittica.

Il fitoplancton è costituito da minuscoli organismi fotosintetici (microalghe) viventi in sospensione nelle acque di laghi, fiumi e mari; esso provvede la base di nutrimento senza la quale non sarebbe possibile una equilibrata sopravvivenza delle altre forme di vita acquatica. Un suo eccessivo sviluppo, tuttavia, determina uno scadimento rapido della qualità delle acque (eutrofizzazione).

Il fitoplancton comprende numerosissime specie che si differenziano per dimensione, morfologia, fisiologia ed ecologia. Nel fitoplancton delle acque interne i principali gruppi sono rappresentati da cianobatteri, clorofite (coniugatoficee e cloroficee), diatomee, criptoficee, dinoficee e crisoficee.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  P µg/l  nella definizione degli indici LIM eco e LTL eco. Il fosforo, è un nutriente essenziale per piante e animali, è presente negli scarichi idrici e favorisce la funzione di equilibrio nella crescita dei batteri necessari alla depurazione biologica. Alte concentrazioni di sali fosforici rendono abnorme la proliferazione delle piante acquatiche dando luogo ai fenomeni di eutrofizzazione e anossia.

Corpo idrico fortemente modificato, corpo lacustre naturale-ampliato o artificiale.

Corpo idrico naturale lentico, superficiale, interno, fermo, di acqua dolce, dotato di significativo bacino scolante. Non sono considerati ambienti lacustri tutti gli specchi d'acqua derivanti da attivita' estrattive, gli ambienti di transizione, quali sbarramenti fluviali tratti di corsi d'acqua in cui la corrente rallenta fino ad un tempo di ricambio inferiore ad una settimana e gli ambienti che mostrano processi di interramento avanzati che si possono definire come zone umide.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Il D.M. 260/2010, ai fini della classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici fluviali prevede che gli elementi fisico–chimici a sostegno del biologico da utilizzare siano i seguenti:

- Nutrienti (N-NH4, N-NO3,Ptot);

- 100-OD (% di saturazione).

Tali parametri vengono integrati in un singolo descrittore LIMeco utilizzato per derivare la classe di qualità.

La procedura prevede che sia calcolato un punteggio sulla base della concentrazione, osservata nel sito in esame. Il punteggio LIMeco da attribuire al sito rappresentativo del corpo idrico è dato dalla media dei singoli LIMeco dei vari campionamenti effettuati nell’arco dell’anno in esame. Il LIMeco di ciascun campionamento viene derivato come media tra i punteggi attributi ai singoli parametri secondo le soglie di concentrazione indicate nella tab. 4.1.2/a, del D.M. 260/2010 in base alla concentrazione osservata.

Il D.M. 260/2010 ai fini della classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici lacustri prevede che gli elementi fisico – chimici a sostegno del biologico da utilizzare siano i seguenti:

- Ptot;

- trasparenza;

- ossigeno ipolimnio.

Ai fini della classificazione, tali parametri vengono integrati in un singolo descrittore LTLeco.

La procedura per il calcolo dell’LTLeco prevede l’assegnazione di un punteggio per Ptot, trasparenza e ossigeno ipolimnico, misurati in sito, sulla base di quanto indicato nelle tabelle 4.2.2/a, 4.2.2/b, 4.2.2/c del DM. 260/2010 e secondo un numero di campionamenti annuali pari a quelli previsti dal protocollo di campionamento APAT 46/2007. I livelli per il Ptot, di cui alla tab. 4.2.2/a, sono riferiti alla concentrazione media, ottenuta come media ponderata rispetto ai volumi o all’altezza degli strati, nel periodo di piena circolazione alla fine della stagione invernale, anche per i laghi e gli invasi meromittici.

Rappresentano lo stato chimico e microbiologico dei corsi d'acqua:

  1. 100-OD
  2. N-NH4;
  3. N-NO3;
  4. P tot

Le macrofite acquatiche sono un gruppo definito su base ecologico-funzionale e comprendono i vegetali macroscopicamente visibili presenti negli ambienti acquatici, palustri e di greto che caratterizzano gli ambiti fluviali.

Questo raggruppamento è composto da angiosperme erbacee, pteridofite, briofite e da alghe filamentose.

Tutti gli organismi invertebrati di dimensioni più grandi di 1 mm che popolano i fondali di corsi d’acqua e dei laghi sia allo stadio di larva che allo stadio adulto.

In questo ambito si segnalano Insetti, Crostacei, Molluschi.

Come stabilito dal D.M. 56/2009 è previsto anche, per casi specifici, un monitoraggio di indagine,  qualora siano sconosciute le ragioni di eventuali superamenti oppure quando il monitoraggio di sorveglianza indica per un dato corpo idrico il probabile rischio di non raggiungere gli obiettivi e il monitoraggio operativo non è ancora stato definito; può essere previsto inoltre per valutare l’ampiezza e gli impatti di un inquinamento accidentale.

Come stabilito dal D.M. 56/2009  è realizzato per:

  • stabilire lo stato dei corpi idrici “non a rischio” e “probabilmente a rischio”;
  • la progettazione efficace ed effettiva dei futuri programmi di monitoraggio;
  • la valutazione delle variazioni a lungo termine di origine naturale;
  • la valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica;
  • osservazione dell’evoluzione dello stato ecologico dei siti di riferimento.

Come stabilito dal D.M. 56/2009 è realizzato per:

  • stabilire lo stato dei corpi idrici identificati “a rischio” di non soddisfare gli obiettivi ambientali
  • valutare qualsiasi variazione dello stato di tali corpi idrici risultante dai programmi di misure

E' definito in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.

Individua lo stato dei corpi idrici idoneo ad una particolare utilizzazione da parte dell'uomo, alla vita dei pesci e dei molluschi.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come % di saturazione nella definizione dell'indice LIM eco.

Rappresenta l’ossigeno libero disponibile in acqua, essenziale per la vita dei pesci e degli altri organismi acquatici.

L'insieme degli elementi che costituiscono il sistema drenante alveato del bacino idrografico.

Il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi e laghi per sfociare in un punto specifico di un corso d'acqua, di solito un lago o la confluenza di un fiume.

Rappresentano la concentrazione di un particolare inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque, nei sedimenti e nel biota che non deve essere superata, in uno o più periodi di tempo, per tutelare la salute umana e l'ambiente.

Gli SQA sono definiti come SQA-MA (media annua) e SQA-CMA (concentrazione massima ammissibile) per le acque superficiali interne, i fiumi, i laghi e i corpi idrici artificiali o fortemente modificati. La media annua è calcolata sulla base della media aritmetica delle concentrazioni rilevate nei diversi mesi dell’anno, la concentrazione massima ammissibile rappresenta, invece, la concentrazione da non superare mai in ciascun sito di monitoraggio. La lista delle sostanze di cui alla tabella 1A allegato parte III del D.Lgs. 152/06 è stata aggiornata con il D.Lgs. 172/15.

Espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle acque superficiali.

La tipizzazione dei fiumi e' basata sull'utilizzo di descrittori abiotici, in applicazione del sistema B dell'allegato II della Direttiva 2000/60/CE e devono, quindi, essere classificati in tipi sulla base di descrittori geografici, climatici e geologici.

La procedura utilizzata per la definizione dei tipi per i corsi d'acqua si articola in tre livelli successivi di seguito descritti:

  • Livello 1 - Regionalizzazione
  • Livello 2 -Definizione di una tipologia
  • Livello 3 - Definizione di una tipologia di dettaglio

I corpi idrici lacustri naturali, artificiali e naturali fortemente modificati presenti sul territorio nazionale devono essere classificati in tipi sulla base di descrittori morfometrici, geologici e chimico-fisici.



Il Regolamento Regionale della Lombardia del 29/03/2019, n. 6 (in attuazione degli articoli 52 e 55 della L.R. Lombardia 12/12/2003, n. 26), recante norme in materia di risorse idriche - disciplina:
- gli scarichi di acque reflue domestiche e di acque reflue a esse assimilate;
- gli scarichi di acque reflue urbane;
- i regimi amministrativi degli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate, di acque reflue urbane e di acque meteoriche di dilavamento;
- le modalità di controllo degli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate, di acque reflue urbane e di acque reflue industriali;
- le modalità di individuazione degli agglomerati del servizio idrico integrato;
- le modalità di approvazione dei progetti degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane.

Attuazione della direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualita' ambientale nel settore della politica delle acque, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE, nonche' modifica della direttiva 2000/60/CE e recepimento della direttiva 2009/90/CE che stabilisce, conformemente alla direttiva 2000/60/CE, specifiche tecniche per l'analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque.

 

Definisce gli standard di qualità ambientale, espressi come concentrazione massima ammissibile (SQA - CMA) e media annua (SQA - MA) delle sostanze appartenenti all'elenco di priorità (tabella 1/A) e di alcuni inquinanti non appartenenti all'elenco di priorità (tabella 1/B).

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

Il presente decreto e' finalizzato a proteggere la salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque di balneazione anche attraverso la protezione ed il miglioramento ambientale ed integra le disposizioni di cui alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni.

Il monitoraggio svolto ai sensi di questa normativa e le conseguenti valutazioni di balneabilità delle acque superficiali lombarde sono di competenza delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS).

Normativa tecnica per l’identificazione e la classificazione dei Corpi Idrici Fortemente Modificati.

La metodologia per la classificazione del potenziale ecologico per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali fluviali e lacustri è stata elaborata dal Gruppo di Lavoro costituito dagli esperti del MATTM, dell’AT Sogesid e degli Istituti scientifici che collaborano con il Ministero per l’implementazione della Direttiva 2000/60/CE (ISPRA, CNR-IRSA, CNR-ISE, ENEA, ISS, Arpa Lombardia).

Il DD 341/STA del 2016 è composto dai tre seguenti allegati:

Allegato 1 – Classificazione del potenziale ecologico per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali fluviali e lacustri.

Allegato 2 – Tabelle con elenco misure di mitigazione idromorfologiche e processo decisionale guidato.

Allegato 3 – Aggiornamenti ai metodi rispetto a quanto riportato nel DM 260/2010.

È il primo decreto emanato in attuazione al D.Lgs. 152/2006 e disciplina le procedure per la definizione e individuazione delle tipologie, dei corpi idrici superficiali (corsi d’acqua, laghi, acque marino-costiere e di transizione) e delle pressioni che insistono sugli stessi. Tali attività risultano propedeutiche a tutte le altre previste dal D.Lgs. 152/06, le principali delle quali sono il monitoraggio dei corpi idrici e la redazione del Piano di Gestione dei distretti idrografici.

Stabilisce i criteri per la classificazione dello stato ecologico e dello stato chimico dei corpi idrici superficiali in attuazione del D.Lgs. 152/06.

Definizione dei criteri per determinare il divieto di balneazione, nonche' modalita' e specifiche tecniche per l'attuazione del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, di recepimento della direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualita' delle acque di balneazione.

Il monitoraggio svolto ai sensi di questa normativa e le conseguenti valutazioni di balneabilità delle acque superficiali lombarde sono di competenza delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS).

Decreto attuativo del D.Lgs. 152/06 che detta i criteri a cui attenersi per l’impostazione del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e per l’identificazione delle condizioni di riferimento necessarie alla definizione delle classi di qualità.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Aderendo alla Convenzione di Stoccolma gli Stati si sono impegnati a ridurre al minimo le emissioni in atmosfera dei POPs, intenzionali e non intenzionali, e i loro rilasci nelle acque e nei suoli, mediante una serie di azioni che vanno dal divieto di produzione ed uso, al divieto di esportazione e importazione, con particolare riferimento alle sostanze elencate negli allegati A e B della Convenzione(1).

CNR IRSA - Istituto di Ricerca Nazionale sulle Acque

Regione Lombardia - Governo delle acque

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

CIPAIS

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

LTER ITALIA

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

WEB GIS ISPRA

Tutte le acque superficiali correnti o stagnanti e tutte le acque sotterranee all'interno della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  N mg/L nella definizione dell’indice LIM eco. L'azoto ammoniacale deriva dalla degradazione di composti organici azotati e la sua presenza denuncia immissione di scarichi civili non trattati. In corsi d'acqua ben ossigenati l'azoto ammoniacale risulta assente o presente in tracce poiché viene ossidato velocemente ad azoto nitrico. È un indicatore di inquinamento delle acque sia agricolo (fertilizzanti azotati) sia industriale e civile; la sua immissione provoca la diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell’acqua.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  N mg/L nella definizione dell’indice LIM eco. Proviene dalla nitrificazione dell'azoto ammoniacale, dall'apporto mediante concimi e dalle precipitazioni meteoriche. E' quello preferibilmente assorbito dai vegetali, ma ha la caratteristica di non essere trattenuto dai colloidi del suolo, essendo pertanto soggetto all'azione dilavante delle acque, in maniera più o meno intensa a seconda della tessitura, della struttura del suolo e dalla quantità di precipitazioni od irrigazioni. L'azoto nitrico dilavato raggiunge velocemente gli strati più profondi del terreno, divenendo irraggiungibile dalle radici delle piante ed inquinando le falde acquifere e le acque superficiali.

Il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi ed eventualmente laghi per sfociare al mare in un’unica foce, a estuario o delta.

Un corpo idrico superficiale creato da un'attività umana.

L’art. 74(2)(g) del D. Lgs. 152/06 definisce corpo idrico fortemente modificato (CIFM) “un corpo idrico superficiale la cui natura, a seguito di alterazioni fisiche dovute a un'attività umana, è sostanzialmente modificata, come risulta dalla designazione fattane dall'autorità competente in base alle disposizioni degli artt. 118 e 120”.

Per alterazione fisica si può intendere qualunque alterazione i cui effetti si traducano in modificazioni idromorfologiche tali da provocare un mutamento sostanziale delle caratteristiche naturali originarie del corpo idrico.

I corpi idrici fortemente modificati (CIFM) sono creati artificialmente da sbarramenti (dighe o traverse) di fiumi o torrenti allo scopo di contenere elevati volumi d’acqua per usi civili (produzione di acqua potabile), industriali (ad esempio per la produzione di energia idroelettrica) e agricoli.

Un elemento distinto e significativo di acque superficiali, quale un lago, un bacino artificiale, un torrente, fiume o canale, parte di un torrente, fiume o canale, acque di transizione o un tratto di acque costiere.

Le diatomee, Bacillariophyceae, sono alghe unicellulari eucariote autotrofe, appartenenti alla divisione delle Bacillariophyta. Nei corsi d’acqua  e nei laghi possono vivere in sospensione nell’acqua (plancton) o adese a diversi substrati come sabbia, rocce e vegetazione (benthos). Sono alghe di piccole dimensioni (da pochi micron fino a oltre mezzo millimetro) con un guscio protettivo (frustolo) costituito da due valve incastrate una nell’altra.

L'area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere che costituisce la principale unità per la gestione dei bacini idrografici.

Ai fini della classificazione dello stato e potenziale ecologico, il D.M. 56/2009 definisce, nell’Allegato I punto 2 tabella A1.1, quali sono, tra gli altri, gli elementi di qualità biologica da considerare per fiumi e laghi.

In particolare, per i fiumi vanno considerati:

  • composizione e abbondanza della flora acquatica;
  • composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici;
  • composizione, abbondanza struttura di età della fauna ittica.

Per i laghi vanno considerati:

  • composizione, abbondanza e biomassa del fitoplancton;
  • composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici;
  • composizione, abbondanza struttura di età della fauna ittica.

Il fitoplancton è costituito da minuscoli organismi fotosintetici (microalghe) viventi in sospensione nelle acque di laghi, fiumi e mari; esso provvede la base di nutrimento senza la quale non sarebbe possibile una equilibrata sopravvivenza delle altre forme di vita acquatica. Un suo eccessivo sviluppo, tuttavia, determina uno scadimento rapido della qualità delle acque (eutrofizzazione).

Il fitoplancton comprende numerosissime specie che si differenziano per dimensione, morfologia, fisiologia ed ecologia. Nel fitoplancton delle acque interne i principali gruppi sono rappresentati da cianobatteri, clorofite (coniugatoficee e cloroficee), diatomee, criptoficee, dinoficee e crisoficee.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come  P µg/l  nella definizione degli indici LIM eco e LTL eco. Il fosforo, è un nutriente essenziale per piante e animali, è presente negli scarichi idrici e favorisce la funzione di equilibrio nella crescita dei batteri necessari alla depurazione biologica. Alte concentrazioni di sali fosforici rendono abnorme la proliferazione delle piante acquatiche dando luogo ai fenomeni di eutrofizzazione e anossia.

Corpo idrico fortemente modificato, corpo lacustre naturale-ampliato o artificiale.

Corpo idrico naturale lentico, superficiale, interno, fermo, di acqua dolce, dotato di significativo bacino scolante. Non sono considerati ambienti lacustri tutti gli specchi d'acqua derivanti da attivita' estrattive, gli ambienti di transizione, quali sbarramenti fluviali tratti di corsi d'acqua in cui la corrente rallenta fino ad un tempo di ricambio inferiore ad una settimana e gli ambienti che mostrano processi di interramento avanzati che si possono definire come zone umide.

Limite di Quantificazione di un analita, al di sotto del quale non può essere non può essere quantificato con sufficiente probabilità statistica (i valori inferiori ad un LOQ vengono identificati come < di tale valore).

Il D.M. 260/2010, ai fini della classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici fluviali prevede che gli elementi fisico–chimici a sostegno del biologico da utilizzare siano i seguenti:

- Nutrienti (N-NH4, N-NO3,Ptot);

- 100-OD (% di saturazione).

Tali parametri vengono integrati in un singolo descrittore LIMeco utilizzato per derivare la classe di qualità.

La procedura prevede che sia calcolato un punteggio sulla base della concentrazione, osservata nel sito in esame. Il punteggio LIMeco da attribuire al sito rappresentativo del corpo idrico è dato dalla media dei singoli LIMeco dei vari campionamenti effettuati nell’arco dell’anno in esame. Il LIMeco di ciascun campionamento viene derivato come media tra i punteggi attributi ai singoli parametri secondo le soglie di concentrazione indicate nella tab. 4.1.2/a, del D.M. 260/2010 in base alla concentrazione osservata.

Il D.M. 260/2010 ai fini della classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici lacustri prevede che gli elementi fisico – chimici a sostegno del biologico da utilizzare siano i seguenti:

- Ptot;

- trasparenza;

- ossigeno ipolimnio.

Ai fini della classificazione, tali parametri vengono integrati in un singolo descrittore LTLeco.

La procedura per il calcolo dell’LTLeco prevede l’assegnazione di un punteggio per Ptot, trasparenza e ossigeno ipolimnico, misurati in sito, sulla base di quanto indicato nelle tabelle 4.2.2/a, 4.2.2/b, 4.2.2/c del DM. 260/2010 e secondo un numero di campionamenti annuali pari a quelli previsti dal protocollo di campionamento APAT 46/2007. I livelli per il Ptot, di cui alla tab. 4.2.2/a, sono riferiti alla concentrazione media, ottenuta come media ponderata rispetto ai volumi o all’altezza degli strati, nel periodo di piena circolazione alla fine della stagione invernale, anche per i laghi e gli invasi meromittici.

Rappresentano lo stato chimico e microbiologico dei corsi d'acqua:

  1. 100-OD
  2. N-NH4;
  3. N-NO3;
  4. P tot

Le macrofite acquatiche sono un gruppo definito su base ecologico-funzionale e comprendono i vegetali macroscopicamente visibili presenti negli ambienti acquatici, palustri e di greto che caratterizzano gli ambiti fluviali.

Questo raggruppamento è composto da angiosperme erbacee, pteridofite, briofite e da alghe filamentose.

Tutti gli organismi invertebrati di dimensioni più grandi di 1 mm che popolano i fondali di corsi d’acqua e dei laghi sia allo stadio di larva che allo stadio adulto.

In questo ambito si segnalano Insetti, Crostacei, Molluschi.

Come stabilito dal D.M. 56/2009 è previsto anche, per casi specifici, un monitoraggio di indagine,  qualora siano sconosciute le ragioni di eventuali superamenti oppure quando il monitoraggio di sorveglianza indica per un dato corpo idrico il probabile rischio di non raggiungere gli obiettivi e il monitoraggio operativo non è ancora stato definito; può essere previsto inoltre per valutare l’ampiezza e gli impatti di un inquinamento accidentale.

Come stabilito dal D.M. 56/2009  è realizzato per:

  • stabilire lo stato dei corpi idrici “non a rischio” e “probabilmente a rischio”;
  • la progettazione efficace ed effettiva dei futuri programmi di monitoraggio;
  • la valutazione delle variazioni a lungo termine di origine naturale;
  • la valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica;
  • osservazione dell’evoluzione dello stato ecologico dei siti di riferimento.

Come stabilito dal D.M. 56/2009 è realizzato per:

  • stabilire lo stato dei corpi idrici identificati “a rischio” di non soddisfare gli obiettivi ambientali
  • valutare qualsiasi variazione dello stato di tali corpi idrici risultante dai programmi di misure

E' definito in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.

Individua lo stato dei corpi idrici idoneo ad una particolare utilizzazione da parte dell'uomo, alla vita dei pesci e dei molluschi.

Parametro chimico macrodescrittore espresso come % di saturazione nella definizione dell'indice LIM eco.

Rappresenta l’ossigeno libero disponibile in acqua, essenziale per la vita dei pesci e degli altri organismi acquatici.

L'insieme degli elementi che costituiscono il sistema drenante alveato del bacino idrografico.

Il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi e laghi per sfociare in un punto specifico di un corso d'acqua, di solito un lago o la confluenza di un fiume.

Rappresentano la concentrazione di un particolare inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque, nei sedimenti e nel biota che non deve essere superata, in uno o più periodi di tempo, per tutelare la salute umana e l'ambiente.

Gli SQA sono definiti come SQA-MA (media annua) e SQA-CMA (concentrazione massima ammissibile) per le acque superficiali interne, i fiumi, i laghi e i corpi idrici artificiali o fortemente modificati. La media annua è calcolata sulla base della media aritmetica delle concentrazioni rilevate nei diversi mesi dell’anno, la concentrazione massima ammissibile rappresenta, invece, la concentrazione da non superare mai in ciascun sito di monitoraggio. La lista delle sostanze di cui alla tabella 1A allegato parte III del D.Lgs. 152/06 è stata aggiornata con il D.Lgs. 172/15.

Espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle acque superficiali.

La tipizzazione dei fiumi e' basata sull'utilizzo di descrittori abiotici, in applicazione del sistema B dell'allegato II della Direttiva 2000/60/CE e devono, quindi, essere classificati in tipi sulla base di descrittori geografici, climatici e geologici.

La procedura utilizzata per la definizione dei tipi per i corsi d'acqua si articola in tre livelli successivi di seguito descritti:

  • Livello 1 - Regionalizzazione
  • Livello 2 -Definizione di una tipologia
  • Livello 3 - Definizione di una tipologia di dettaglio

I corpi idrici lacustri naturali, artificiali e naturali fortemente modificati presenti sul territorio nazionale devono essere classificati in tipi sulla base di descrittori morfometrici, geologici e chimico-fisici.



Il Regolamento Regionale della Lombardia del 29/03/2019, n. 6 (in attuazione degli articoli 52 e 55 della L.R. Lombardia 12/12/2003, n. 26), recante norme in materia di risorse idriche - disciplina:
- gli scarichi di acque reflue domestiche e di acque reflue a esse assimilate;
- gli scarichi di acque reflue urbane;
- i regimi amministrativi degli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate, di acque reflue urbane e di acque meteoriche di dilavamento;
- le modalità di controllo degli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate, di acque reflue urbane e di acque reflue industriali;
- le modalità di individuazione degli agglomerati del servizio idrico integrato;
- le modalità di approvazione dei progetti degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane.

Attuazione della direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualita' ambientale nel settore della politica delle acque, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE, nonche' modifica della direttiva 2000/60/CE e recepimento della direttiva 2009/90/CE che stabilisce, conformemente alla direttiva 2000/60/CE, specifiche tecniche per l'analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque.

 

Definisce gli standard di qualità ambientale, espressi come concentrazione massima ammissibile (SQA - CMA) e media annua (SQA - MA) delle sostanze appartenenti all'elenco di priorità (tabella 1/A) e di alcuni inquinanti non appartenenti all'elenco di priorità (tabella 1/B).

È stato emanato in attuazione delle Legge Delega 308 del 15 dicembre 2004 ed ha riunito e coordinato in un unico corpus la disciplina normativa dei differenti settori del diritto ambientale, introducendo sostanziali modifiche alla legislazione preesistente; in particolare il Titolo II della Parte Terza disciplina, in recepimento alla  Direttiva 2000/60/CE, il tema delle risorse idriche definendo, in particolare, gli obiettivi di qualità che i corpi idrici, superficiali e sotterranei, devono raggiungere. Abroga il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.

A seguito all’approvazione del D.lgs. 152/06, sono stati emanati alcuni decreti attuativi, tra cui si segnalano:

  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 16 giugno 2008, n. 131 “Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni)”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 8 novembre 2010, n. 260, “Criteri tecnici per la classificazione – modifica norme tecniche Dlgs 152/06”.
  • Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 27 novembre 2013, n. 156 “Regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo”.

Il presente decreto e' finalizzato a proteggere la salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque di balneazione anche attraverso la protezione ed il miglioramento ambientale ed integra le disposizioni di cui alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni.

Il monitoraggio svolto ai sensi di questa normativa e le conseguenti valutazioni di balneabilità delle acque superficiali lombarde sono di competenza delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS).

Normativa tecnica per l’identificazione e la classificazione dei Corpi Idrici Fortemente Modificati.

La metodologia per la classificazione del potenziale ecologico per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali fluviali e lacustri è stata elaborata dal Gruppo di Lavoro costituito dagli esperti del MATTM, dell’AT Sogesid e degli Istituti scientifici che collaborano con il Ministero per l’implementazione della Direttiva 2000/60/CE (ISPRA, CNR-IRSA, CNR-ISE, ENEA, ISS, Arpa Lombardia).

Il DD 341/STA del 2016 è composto dai tre seguenti allegati:

Allegato 1 – Classificazione del potenziale ecologico per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali fluviali e lacustri.

Allegato 2 – Tabelle con elenco misure di mitigazione idromorfologiche e processo decisionale guidato.

Allegato 3 – Aggiornamenti ai metodi rispetto a quanto riportato nel DM 260/2010.

È il primo decreto emanato in attuazione al D.Lgs. 152/2006 e disciplina le procedure per la definizione e individuazione delle tipologie, dei corpi idrici superficiali (corsi d’acqua, laghi, acque marino-costiere e di transizione) e delle pressioni che insistono sugli stessi. Tali attività risultano propedeutiche a tutte le altre previste dal D.Lgs. 152/06, le principali delle quali sono il monitoraggio dei corpi idrici e la redazione del Piano di Gestione dei distretti idrografici.

Stabilisce i criteri per la classificazione dello stato ecologico e dello stato chimico dei corpi idrici superficiali in attuazione del D.Lgs. 152/06.

Definizione dei criteri per determinare il divieto di balneazione, nonche' modalita' e specifiche tecniche per l'attuazione del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, di recepimento della direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualita' delle acque di balneazione.

Il monitoraggio svolto ai sensi di questa normativa e le conseguenti valutazioni di balneabilità delle acque superficiali lombarde sono di competenza delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS).

Decreto attuativo del D.Lgs. 152/06 che detta i criteri a cui attenersi per l’impostazione del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e per l’identificazione delle condizioni di riferimento necessarie alla definizione delle classi di qualità.

La normativa sulla tutela delle acque superficiali trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. In Italia è stata recepita con il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale".

La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Il Piano di Gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, recepita a livello nazionale dal D.lgs 152/06 e ss.mm.iii, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque comunitarie, attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico.

Piano di Tutela delle Acque (PTA) è lo strumento di pianificazione per la tutela qualitativa e quantitativa delle acque. La legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2003 individua le modalità di approvazione del PTA previsto dalla normativa nazionale.

Il PTA è formato da:

  • Atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale con delibera n. 929 del 2015, che contiene gli indirizzi strategici regionali in tema di pianificazione delle risorse idriche
  • Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato dalla Giunta regionale, che costituisce, di fatto, il documento di pianificazione e programmazione delle misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il PTUA 2016 è stato approvato con d.g.r. n. 6990 del 31 luglio 2017, pubblicata sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia n. 36, Serie Ordinaria, del 4 settembre 2017. Il PTUA 2016 costituisce la revisione del PTUA 2006, approvato con d.g.r. n. 2244 del 29 marzo 2006.

Nel 2022 Regione Lombardia ha avviato il percorso di aggiornamento del PTA.

Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.

Aderendo alla Convenzione di Stoccolma gli Stati si sono impegnati a ridurre al minimo le emissioni in atmosfera dei POPs, intenzionali e non intenzionali, e i loro rilasci nelle acque e nei suoli, mediante una serie di azioni che vanno dal divieto di produzione ed uso, al divieto di esportazione e importazione, con particolare riferimento alle sostanze elencate negli allegati A e B della Convenzione(1).

CNR IRSA - Istituto di Ricerca Nazionale sulle Acque

Regione Lombardia - Governo delle acque

Agenzia Europea dell'Ambiente

Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po

CIPAIS

Geoportale della Regione Lombardia

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

LTER ITALIA

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)

Piano di Gestione 2021 - Piano Acque

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane

Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

WEB GIS ISPRA

Data ultimo aggiornamento: 28/03/2023

Data ultimo aggiornamento
28/03/2023