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Attività di controllo

L’Agenzia ha avviato a partire dal 2001 le prime indagini sui suoli, sui sedimenti, sulle acque delle rogge e sulla falda del territorio a sud dello stabilimento Caffaro che hanno confermato la diffusione di metalli, solventi clorurati, policlorobifenili (PCB) e diossine e furani (PCDD/PCDF) nel Sito di Interesse Nazionale di Brescia.

Le attività svolte hanno coinvolto una consistente parte della forza lavoro dell’Agenzia, per lo svolgimento delle attività di campionamento, analisi e restituzione dei risultati che sono riassunte nella tabella sottostante.

Anno

Campioni di    terreni

Campioni di sedimenti

Campioni di     acque superficiali

Campioni di      acque sotterranee

2002 – Zona Caffaro

71

25

36

0

2003 – Brescia

0

15

0

18

2004 – Brescia (q.re Chiesanuova)

105

0

0

0

2004 – Brescia (aree pubbliche)

100

0

0

0

2004 – Area Castel Mella e Flero

26

0

0

0

2005 – Brescia (q.re I Maggio)

381

0

0

0

2005 – Brescia

0

0

0

33

2006 – Brescia (aree agricole Fornaci)

58

0

0

0

2013 – Comuni a sud della Caffaro (aree agricole)

210

237

19

0

2014 – Falda Caffaro (campagna di giugno)

0

0

0

42

2015 – Falda Caffaro (campagna di gennaio)

0

0

0

45

2015 – Comuni a sud della Caffaro (aree agricole)

127

0

0

0

2016 – Falda Caffaro (campagna di ottobre)

0

0

0

74

2017 – Falda Caffaro (campagna di settembre)

0

0

0

94

2018 – Falda Caffaro (campagna di dicembre)

0

0

0

64

2019 – Falda Caffaro (campagna di giugno)

0

0

0

93

2021 – Falda Caffaro (campagna di gennaio)

0

0

0

64

2021 – Falda Caffaro (campagna di ottobre)

0

0

0

52

Totale campioni

1‘078

278

55

579

 

L’insieme delle attività svolte ha permesso di definire un modello concettuale di diffusione della contaminazione ormai consolidato, che tiene conto dello scarico di acque di processo contenenti le sostanze inquinanti nelle rogge. Relativamente a quest’ultimo punto, si ricorda che all’interno dello stabilimento venivano utilizzati ingenti quantitativi di acqua nei processi produttivi (più di 10 milioni di m³/anno), che venivano scaricati nelle rogge e, di conseguenza, nelle aree agricole a valle per l’irrigazione delle stesse.

L’accertamento della presenza di una fonte di inquinamento particolarmente grave all’interno dello stabilimento Caffaro ha fatto emergere la necessità di conoscere sempre più l’effettiva estensione e lo stato di eventuale contaminazione dei terreni, delle rogge, delle acque e dei sedimenti dell’area interessata dal reticolo irriguo nel passato alimentato dallo scarico della Caffaro. Di conseguenza, l’Agenzia dal 2002 ha condotto diverse campagne d’indagine all’esterno del perimetro dello stabilimento Caffaro, finalizzate a:

  1. attualizzare lo stato delle conoscenze sulle aree già indagate, in particolare per i PCB;
  2. ampliare le indagini ad aree mai indagate e potenzialmente interessate dalla contaminazione (terreni, sedimenti, suolo immediatamente circostante le rogge);
  3. individuare dei livelli di riferimento per i PCB nei terreni e nelle acque superficiali in provincia di Brescia;
  4. definire le dinamiche del trasporto solido per i PCB nelle rogge;
  5. monitorare le acque emunte dalla barriera e scaricate dallo stabilimento Caffaro.

L’area oggetto di indagine è stata delimitata tenendo conto dei principali meccanismi di trasporto dei contaminanti al di fuori dello stabilimento, in corrispondenza del territorio a sud della Caffaro compreso fra il fiume Mella e il fiume Grande–vaso Garzetta fino alla loro confluenza, a circa 20 km di distanza dallo stabilimento Caffaro che interessa i i territori dei comuni di Brescia, Flero, Castelmella, Poncarale, Capriano del Colle.

Le determinazioni analitiche condotte per le varie matrici hanno riguardato i PCB, le diossine e i metalli (Antimonio, Arsenico, Cadmio, Mercurio, Nichel, Piombo, Rame, Zinco). In particolare, nel tempo si sono succedute le seguenti campagne d’indagine:

  • CAMPAGNA 2002: la prima campagna d’indagine ha inizialmente interessato il rilevamento della porzione di territorio cittadino compresa tra la linea ferroviaria Brescia -Milano a sud, via Milano a nord, via Industriale, via Tempini e via Dalmazia, fino all'intersezione con la linea ferroviaria predetta ad est, il fiume Mella ad ovest;
  • CAMPAGNA 2003: sulla base dei dati emersi nel 2002, l'amministrazione comunale di Brescia si pose il problema dello stato ambientale del quartiere Chiesanuova, popolosa zona della città che si trova a sud delle aree in precedenza indagate. Per tale motivo, nel 2003 venne avviata una nuova campagna d'indagine con l’obiettivo di stabilire il grado d'inquinamento delle aree residenziali e dei giardini pubblici in questo quartiere;
  • CAMPAGNA 2004: al fine di comprendere l'estensione verso sud dell'inquinamento, nel 2004 l’Agenzia ha condotto una serie di indagini puntuali in aree esterne alla perimetrazione del SIN, indagando anche alcune aree nei territori dei comuni di Castel Mella e Flero e riscontrando anche in questi casi la presenza di PCB, Diossine, Arsenico e Mercurio;
  • CAMPAGNA 2005: per approfondire le conoscenze acquisite nel corso delle indagini del 2002, nel 2005 è stata condotta una campagna di dettaglio sulle aree residenziali e pubbliche del quartiere I Maggio, molto prossimo allo stabilimento Caffaro. L’attività è stata articolata in 2 fasi: la prima ha riguardato il campionamento delle aree pubbliche, in particolare il parco Passo Gavia, il Campo Calvesi, l’aiuola di via Nullo e la pista ciclabile di via Milano; la seconda fase è consistita nel campionamento dei giardini privati delle abitazioni dei cittadini ivi residenti;
  • CAMPAGNA 2006: i prelievi, eseguiti tra settembre e ottobre 2006, hanno riguardato i terreni agricoli privati posti a sud del quartiere Chiesanuova posti da 4 km a circa 5 km a sud dello stabilimento Caffaro.
  • CAMPAGNA 2013: tenuto conto dei risultati del 2006, che avevano evidenziato la presenza di contaminazione fino a 5 km a sud dello stabilimento Caffaro, nel 2013 l’Agenzia procedeva ad indagare 329 ettari di terreni agrari per mezzo di 190 campioni. Contestualmente sono state previste 33 stazioni di campionamento delle rogge, ognuna con prelievo di campioni di acque superficiali, sedimenti e terreni;
  • CAMPAGNA 2015: alla luce dei risultati ottenuti durante l’esecuzione dell’indagine del 2013, è emersa la necessità di ampliare l’area di indagine dei terreni, in quanto non si era giunti ad una limitazione verso oriente dell’estensione della contaminazione. In questa fase sono state indagate 127 maglie costituite da 479 punti di prelievo.

Le attività effettuate sui suoli hanno permesso di:

  • accertare i livelli di contaminazione nei primi 30-40 cm delle aree agricole poste nei Comuni di Brescia, Castel Mella, Capriano del Colle e Flero, interessate da irrigazione mediante il sistema di rogge a sud della Caffaro;
  • aggiornare la contaminazione in alcune particelle catastali già analizzate in passato, per verificare eventuali variazioni di concentrazione, derivanti dai processi di degradazione, utilizzando nuove e più precise tecniche analitiche;
  • determinare i valori di fondo per un raggio di 15 km nell’area circostante il sito secondo i principi stabiliti dalla normativa UNI EN ISO 19258.

Modalità di campionamento

Tutte le campagne d’indagine effettuate dall’Agenzia sono state eseguite assumendo come riferimento il D.M. 13 settembre 1999 “Metodi Ufficiali di Analisi dei suoli“: per il campionamento è stato utilizzato il “Metodo delle aree” (molto utile per superfici molto vaste), che ha il vantaggio di mediare la possibilità di falsi positivi o negativi, in quanto ogni campione è formato da più prelievi semplici.
Con tale metodica, si è suddivisa l’area d’indagine in maglie regolari di 150 m ciascuna, identificando i punti di prelievo ai vertici delle maglie e al loro centro. I prelievi hanno riguardato i primi 20 cm di terreno dal p.c., scartando l’eventuale strato vegetale superficiale. Ogni campione rappresentativo della maglia è stato perciò formato dalla somma in egual misura del materiale dei singoli prelievi che gli appartengono (indicativamente 250 mg di terreno da ogni prelievo, per formare un campione di almeno 1 kg di materiale).

Risultati

I risultati analitici relativi ai parametri analizzati (Antimonio, Arsenico, Cadmio, Mercurio, Nichel, Piombo, Rame, Zinco, PCB, PCDD-PCDF) sono stati confrontati con gli standard di qualità dei terreni previsti dalla tabella 1 dell’allegato 5 al titolo V della parte quarta del decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 152 in funzione della destinazione d’uso del suolo.

Per quanto riguarda i PCB, sono stati determinati 33 congeneri tra cui i 18 normalmente ricercati come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità e ulteriori 15 che si ritengono caratteristici delle produzioni Caffaro; tutti i congeneri analizzati sono stati utilizzati per il calcolo dei PCB totali e quindi per il confronto con le CSC.

Per ogni parametro chimico analizzato è stata elaborata la cartografia con le relative concentrazioni, consultabile nella sezione “DATI AMBIENTALI/Suolo delle aree agricole” accessibile dal menù in spalla destra della presente pagina.

Le attività effettuate sono riportate di seguito e sono state finalizzate a comprendere anche gli effetti e l'entità del trasporto dei sedimenti contaminati dalle rogge al suolo:

  1. accertamento dei livelli di contaminazione dei sedimenti delle rogge, poste nei territori di Brescia, Castel Mella, Capriano del Colle, Poncarale e Flero a valle dello scarico dello stabilimento Caffaro;
  2. accertamento della distribuzione stratigrafica verticale della contaminazione nei sedimenti;
  3. accertamento dei livelli di inquinamento dei primi metri del suolo agrario adiacente alle rogge (secondo il modello concettuale di diffusione della contaminazione);

Modalità di campionamento

La campagna di indagine dei sedimenti e dei terreni limitrofi alle rogge è stata realizzata in diverse fasi temporali (l’ultima delle quali nel settembre 2014), utilizzando lo schema “a transetto” già impiegato in altre indagini ambientali. Tale metodo permette di ricavare tutte le informazioni necessarie a valutare lo stato di contaminazione, sia del sedimento della roggia che delle sponde. Esso permette quindi di valutare anche l’eventuale trasporto antropico dal letto alle sponde dei canali, nonché il passaggio dei contaminanti dal sedimento al terreno sottostante. Per ogni transetto sono stati eseguiti (ove possibile) 3 sondaggi tramite un campionatore a infissione diretta (direct push) di tipo manuale con successiva estrazione del materiale dalla fustella e omogeneizzazione dei tratti di carota ritenuti significativi di analisi: uno sull’asse centrale della roggia, e due sulle sponde (si veda schema nella galleria immagini sottostante).

Per ogni sondaggio, analogamente alle precedenti indagini eseguite sulle rogge ed in assenza di particolari orizzonti litologici e/o organolettici, sono stati formati i seguenti campioni:

  • Campione 1: 0 – 10 cm;
  • Campione 2: 10 – 30 cm;
  • Campione 3: 30 – 60 cm;
  • Campione 4: 60 – 100 cm;
  • Campione 5: 100 – 150 cm.

Relativamente alle fasce laterali delle rogge, al fine di verificare l’eventuale trasporto dei contaminanti dalle rogge ai terreni circostanti, sono stati eseguiti sui due lati dei punti di campionamento sopra indicati un prelievo del suolo naturale (primi 30 cm) nelle due fasce di 5 m simmetriche al corso idrico (ove possibile); ogni campione delle 2 fasce di destra e di sinistra della roggia è stato creato tramite il prelievo di 5 incrementi di terreno, al fine di avere un campione omogeneo e rappresentativo dell'intera fascia nel punto di prelievo (si veda schema nella galleria immagini sottostante).

Risultati

Le indagini sulle rogge hanno evidenziato una distribuzione non omogenea della contaminazione, in particolare spostandosi lungo l'asse della stessa roggia. Tale evidenza è probabilmente riconducibile alle operazioni di manutenzione degli alvei, che in alcuni casi hanno consentito l'asportazione del materiale inquinato mentre in altri il sedimento contaminato è rimasto in situ.

I campioni delle fasce esterne di terreno hanno per lo più confermato il modello concettuale secondo cui le concentrazioni di inquinanti decrescono man mano che ci si allontana dall'asse delle rogge, pur presentando tuttavia in alcuni casi un lato delle fasce notevolmente più contaminato dell’altro.

Per quanto riguarda i sedimenti e le fasce di terreno limitrofe alle rogge, i risultati dell’indagine svolta evidenziano che PCB totali, PCDD/F e Mercurio sono distribuiti in modo diffuso lungo tutto il reticolo minore compreso tra il Vaso Grande ed il Fiume Mella. Gli altri metalli studiati non sembrano avere una distribuzione legata ad uno specifico inquinamento, quanto piuttosto una possibile correlazione ad usi diffusi in agricoltura (come, ad esempio, l’arsenico e il rame) o alla presenza di fonti legate ad attività metallurgiche.

Le valutazioni effettuate sulla distribuzione dei contaminanti hanno permesso di concludere che le maggiori concentrazioni nei sedimenti delle rogge sono di norma nei primi 50 cm di spessore, sotto ai quali si ha un repentino decremento dei valori.

Utilizzando tutti i dati raccolti dal 2001 ad oggi, è possibile inoltre individuare le principali vie di diffusione dei contaminanti lungo le rogge dallo stabilimento Caffaro fino al fiume Mella. Questi percorsi riguardano sia gli attuali tracciati di flusso delle acque provenienti dallo stabilimento sia quelli storici, utilizzati negli anni ’50. Sovrapponendo le mappe della concentrazione media dei PCB rilevati nei sedimenti con quella dei terreni nelle fasce si vede che le concentrazioni all’interno delle rogge sono sempre maggiori alle concentrazioni dei terreni delle fasce; quest’ultimi, confrontati con le concentrazioni dei terreni agricoli mostrano una corrispondenza con i valori delle maglie prossime ai transetti rilevati.

Le attività, effettuate principalmente nel 2015, sono state:

  1. campionamento ed analisi delle acque superficiale delle rogge del SIN, al fine di verificare l’eventuale contaminazione delle stesse causate dai sedimenti presenti sul fondo dell’alveo;
  2. accertamento dei livelli di contaminazione del trasposto solido e in soluzione nelle acque delle rogge. L’obiettivo è stato quello di approfondire la comprensione del comportamento e dei modelli di diffusione del trasporto solido di diossine, PCB e metalli nell’ambiente, attraverso il campionamento contemporaneo delle acque filtrate e della parte solida in essa trasportata, al fine di una verifica dei livelli di contaminazione delle due matrici;
  3. confronto tra i valori riscontrati per il sistema delle rogge a sud della Caffaro e quelli riscontrati per i corsi idrici circostanti, idraulicamente non connessi allo stesso sistema;
  4. determinazione dei valori di fondo in aree fluviali esterne al SIN “Brescia Caffaro” prelevando 13 campioni di sedimento superficiale (primi 30 cm) nelle aste dei fiumi Mella, Garza, Chiese e Mincio.

Modalità di campionamento

Per le acque superficiali presenti all’interno del reticolo idrografico afferente al SIN “Brescia – Caffaro” si è provveduto ad un prelievo istantaneo, senza trattamento del campione.

Per lo studio delle acque dei fiumi Mella, Chiese e Mincio è stato prelevato un campione di circa 100 litri di acqua mediante pompa ad immersione nel centro della sezione del fiume che è stata sottoposta a filtrazione del solido sospeso per mezzo di una membrana Φ100 mm con porosità di 0,5 μm e successivo passaggio dell’eventuale micro soluto di PCDD, PCDF e PCB su PUFF a schiuma poliuretanica ad una velocità di circa 0,4 l/min. La velocità molto bassa si è resa indispensabile per aumentare i tempi di contatto tra gli inquinanti da ricercare e i mezzi adsorbenti.

Per quanto attiene il campionamento dei sedimenti, si è proceduto secondo quanto già illustrato nei capitoli precedenti relativamente ai terreni agricoli e alle rogge.

Risultati

L’analisi delle acque superficiali del reticolo del SIN ha evidenziato che i contaminanti maggiormente presenti sono Cromo VI e, in misura minore, PCB: queste due sostanze sono legati a fenomeni di contaminazione differenti.

Per quanto riguarda il Cromo VI, la sua origine nelle acque superficiali è probabilmente riconducibile:

  • allo scarico di liquidi contenenti tale sostanza da parte di aziende che la utilizzano nei propri processi produttivi;
  • all’emungimento di acque di falda contaminate e successivo trasferimento del contaminante nelle rogge.

Viceversa, per quanto riguarda i PCB nelle acque superficiali, la loro presenza è dovuta con ogni probabilità al rilascio di tali sostanze da parte dei sedimenti contaminati. Questa ipotesi trova la sua conferma dal raffronto tra le concentrazioni di PCB totali rinvenute nelle acque e le corrispondenti concentrazioni rinvenute nei sedimenti sottostanti.

L’analisi eseguita sull’acqua dei fiumi mediante il campionamento con separazione della fase particellare ha evidenziato la distribuzione degli inquinanti PCDD, PCDF e PCB nella sola fase solida. Dai dati così raccolti si può ragionevolmente ritenere che il meccanismo di diffusione degli inquinanti nell’area del SIN “Brescia-Caffaro” sia da ricondurre alle particelle solide trasportate dall’acqua dei corsi d’acqua che, attraverso le normali pratiche irrigue, vengono depositate in quantità sempre più importanti favorendo l’accumulo degli inquinanti nel corso dei decenni.

I risultati delle analisi condotte sulle acque superficiali del fiume Mella mostrano un progressivo aumento delle concentrazioni di PCB totali procedendo da monte dello stabilimento Caffaro a valle dello stesso. I dati relativi agli inquinanti organici persistenti (POP’s) dei sedimenti del fiume Mella (che ricordiamo essere il recettore finale delle rogge storicamente contaminate dalla Caffaro) mostrano due punti con concentrazioni elevate per il parametro PCB e un punto per il parametro PCDD–PCDF. Viceversa, le concentrazioni rilevate lungo il Chiese e il Mincio hanno valori non particolarmente significativi, dimostrando come questi non siano influenzati dai fenomeni di inquinamento caratteristici della città di Brescia. È importante evidenziare che il fingerprint degli inquinanti presi in esame è riconducibile in massima parte a quanto già osservato nei terreni agricoli e nei sedimenti delle rogge delle aree a sud del SIN “Brescia- Caffaro”.

Per quanto riguarda le acque sotterranee nell’ambito dell’Accordo di Programma del 29 settembre 2009 fra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e gli Enti Locali è stata affidata all'Agenzia l’esecuzione del “Monitoraggio della qualità delle acque di falda nel Sito di Interesse Nazionale Brescia Caffaro”, che va ad aggiornare e ad integrare le indagini sulle acque di falda già condotte negli anni passati a partire dal 2005.

L’ARPA della Lombardia ha quindi sottoscritto con il MATTM e la Regione Lombardia una prima convenzione per l’attuazione del monitoraggio nel periodo 2013-2015. Per integrare e sviluppare le attività effettuate, sono state stipulate per il periodo 2015-2021 ulteriori convenzioni fra il Commissario Straordinario Delegato per la messa in sicurezza e bonifica del SIN “Brescia Caffaro” e l’Agenzia riguardanti sia il monitoraggio della qualità delle acque di falda che l’implementazione del modello idrogeologico e di trasporto dei contaminanti.

L’area oggetto di indagine riguarda un’ampia porzione del territorio del Comune di Brescia, comprendendo anche aree esterne alla perimetrazione SIN della falda, per un migliore inquadramento della problematica.

Nel corso della Conferenza di servizi Istruttoria del 14 Maggio 2014 è stato approvato il “Protocollo operativo per il coordinamento delle attività di monitoraggio delle acque sotterranee” che ha consentito di coordinare il campionamento delle acque sotterranee fra i soggetti obbligati e le pubbliche amministrazioni, incrementando di fatto i punti di indagine.

Modalità di esecuzione

Nell’ambito di quanto previsto dall’accordo di programma, le attività svolte dall’ARPA nel corso dei vari anni hanno riguardato principalmente:

  1. aggiornamento del censimento dei pozzi/piezometri presenti all’interno dell’area di interesse e del relativo database informatico per l’archiviazione dei dati;
  2. identificazione dei punti da sottoporre a monitoraggio piezometrico, rilievo topografico e campionamento;
  3. esecuzione di rilievi piezometrici in corrispondenza di alcuni pozzi/piezometri;
  4. esecuzione di attività di monitoraggio geochimico delle acque sotterranee tramite:
    • coordinamento delle attività di campionamento dei soggetti obbligati e prelievo di campioni di validazione in contraddittorio;
    • campionamento delle acque sotterranee in corrispondenza di ulteriori pozzi/piezometri;
  5. esecuzione di analisi chimiche;
  6. elaborazione dei risultati;
  7. definizione di dettaglio delle caratteristiche idrogeologiche dell’area in oggetto;
  8. eventuale terebrazione di nuovi piezometri.

Il set analitico per il monitoraggio delle acque sotterranee prevede la determinazione dei seguenti parametri, differenziati in base alle situazioni sito specifiche:

  • metalli (As, Cr Tot, Cr VI, Cu, Fe, Hg, Mn, Ni, Pb);
  • composti alifatici clorurati od alogenati cancerogeni e non cancerogeni;
  • composti aromatici clorurati;
  • fenoli clorurati;
  • PCB;
  • PCDD-PCDF;
  • Fitofarmaci.

Risultati

Le attività effettuate nel corso degli anni hanno permesso di ricostruire nel tempo l’andamento della direzione di flusso delle acque sotterranee all’interno del SIN “Brescia- Caffaro” tramite misure piezometriche e l’utilizzo di sonde automatiche.

Al fine di ricostruire l’andamento piezometrico delle acque sotterranee sono stati istallati alcuni “data-logger” dotati di “pressure level sensor”, in grado di fornire la profondità della tavola d’acqua, distribuiti da nord a sud all’interno di tutta l’area d’indagine: ad oggi, le sonde funzionanti sono 7 (installate in tempi diversi).

Ulteriori elementi a valutazione dell’andamento nel tempo della falda sono disponibili grazie ai dati raccolti dalla sonda in continuo presente all’interno dello stabilimento Caffaro e posizionata in corrispondenza del Pz5 interno allo stabilimento. La serie storica raccolta in corrispondenza di questo punto di monitoraggio interessa l’andamento della falda registrato negli ultimi 20 anni circa, con alcuni momenti di interruzione dovuti prevalentemente ad anomalie nel funzionamento della sonda.

Per quanto riguarda gli aspetti relativi alle acque sotterranee, di seguito vengono fornite valutazioni specifiche per gli inquinanti ritenuti maggiormente significativi e rappresentativi dello stato di contaminazione del SIN “Brescia-Caffaro”.

Cromo esavalente

Il Cromo esavalente (o Cromo VI) è da considerarsi l’inquinante principale dell’area in esame, sia per estensione del fenomeno che per intensità del livello di contaminazione.

I dati sullo stato di contaminazione da Cromo esavalente riferibili alla falda principale (acquifero ghiaioso-sabbioso e conglomeratico) mostrano per l’area in esame un valore di fondo antropico (VFA) del cromo esavalente compreso fra 6 e 7 µg/L.

L’intera area del SIN presenta alcuni centri di contaminazione ben definiti, in cui le concentrazioni di questo elemento variano da centinaia a migliaia di µg/L. Le principali sorgenti, ormai ben identificate e definite, hanno in corso piani di bonifica e/o di contenimento di questo contaminante; infatti, nel corso del tempo si è notato un deciso miglioramento della qualità delle acque sotterranee legate a tale inquinante.

Mercurio

Per quanto attiene al parametro mercurio la sorgente della contaminazione è rappresentata dallo stabilimento Caffaro:

  • nello Stabilimento Caffaro concentrazioni superiori alle CSC sono rilevate in corrispondenza di numerosi piezometri interni;
  • nei piezometri posti a confine dello stabilimento le concentrazioni si attestano su valori prossimi alle CSC;
  • esternamente al perimetro del sito industriale si osservano occasionali superamenti delle CSC in corrispondenza dei piezometri del Campo di atletica “Calvesi” e del sito industriale “Leonardo - Divisione Sistemi di Difesa”.

Policlorobifenili (PCB)

Anche per il parametro PCB vale quanto detto per il mercurio: i valori più significativi al di sopra delle CSC sono stati riscontrati nella rete dei piezometri all’interno dello stabilimento Caffaro, con sporadiche presenze anche nei piezometri esterni più prossimi allo stabilimento.

Tetracloroetilene

Il tetracloroetilene si conferma essere uno dei contaminanti più diffusi all’interno dell’area indagata; nonostante l’individuazione delle sorgenti di contaminazione risulti complessa a causa dell’impiego comune e della diffusa presenza di tale sostanza nelle acque di falda con concentrazioni spesso tali da non permettere un’univoca correlazione con l’origine, si è cercato di circoscrivere quanto riscontrato in alcune zone principali.

Tetracloruro di carbonio

Come noto, l’unica sorgente di contaminazione da tetracloruro di carbonio conosciuta all’interno della porzione del SIN “Brescia-Caffaro” in esame è lo stabilimento Caffaro che ne faceva uso per le sue produzioni industriali.

Per l’interpretazione dei dati di contaminazione delle acque sotterranee, come per gli altri composti alifatici clorurati, massima importanza ha la valutazione del comportamento geochimico del contaminante in relazione alla potenziale formazione di DNAPL, e quindi in relazione alla presenza di lenti limose-argillose che costituiscono via preferenziale di migrazione della contaminazione; la possibilità di valutare l’estensione e la continuità di tali lenti è un elemento essenziale per interpretare i dati di contaminazione (il tetracloruro di carbonio ha infatti un peso specifico pari a 1,59 kg/L). In generale si conferma che probabilmente già in prossimità dello stabilimento Caffaro il solvente si è approfondito fino alla base argillosa dell’acquifero conglomeratico, presente a circa 100 m di profondità dal p.c. Tale strato argilloso pare essere continuo ed esteso fino al territorio di Flero e potrebbe quindi costituire la base di migrazione dell’inquinante verso valle, fino ai pozzi pubblici del quartiere Villaggio Sereno (ubicato nella zona sud di Brescia) e di Flero.

Clorati

I clorati rappresentano un contaminante “emergente” rispetto alla contaminazione storicamente rilevata all’interno del Sito Nazionale Brescia Caffaro”.
È utile premettere che, con la Direttiva UE n. 2184 del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate ad uso umano, l’Unione Europea ha introdotto dei limiti specifici per i parametri clorato e clorito (da applicare a partire dal 12 gennaio 2023); per tale parametro la Direttiva citata indica il valore limite di 250 µg/L, mentre non sono disponibili nella normativa sulla bonifica dei siti contaminati Concentrazioni Soglia di Contaminazione. A questo proposito si è espresso l’Istituto Superiore di Sanità con nota n. 12684 DAS 0.01 del 06/04/2021 che ritiene che per le acque sotterranee sia opportuno utilizzare le concentrazioni stabilite nella direttiva UE 2184/2020 di cui sopra “concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano” e quindi indica il valore di 250 µg/L sia per i cloriti sia per i clorati.

Sull’origine e sul destino dei clorati nell’ambiente, sono stati consultati studi bibliografici disponibili a livello internazionale per effettuare alcune valutazioni sull’inquinamento rilevato: il clorato di sodio non è un composto presente naturalmente in ambiente e le sue proprietà chimico - fisiche non consentono fenomeni significativi di volatilizzazione da suolo o acque. Inoltre, esso ha un potenziale di bioaccumulo molto basso ed una elevata solubilità in acqua, tende quindi a solubilizzarsi in acqua piuttosto che accumularsi nel suolo risultando quindi molto mobile nelle acque sotterranee. Il clorato di sodio in acqua tende a ionizzarsi completamente e le sue reazioni di redox in presenza di sostanza organica o di altri composti inorganici sono molto complesse (dipendono dal potenziale di ossido riduzione, dalla concentrazione di riducenti, dalle concentrazioni di clorato, dalla temperatura, dal pH).

Poiché in Brescia lo stabilimento Caffaro produceva clorato, clorito ed ipoclorito, a partire da gennaio 2021, si è proceduto a ricercare tali parametri all’interno delle acque sotterranee nei piezometri dello stabilimento Caffaro, rilevandone concentrazioni significative (dell’ordine delle centinaia di migliaia di µg/L).

I Siti di Interesse Nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali (articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006)

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) - SIN

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) - SIN “Laghi di Mantova e Polo Chimico” - interventi pubblici prioritari da realizzare

I Siti di Interesse Nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali (articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006)

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) - SIN

Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) - SIN “Laghi di Mantova e Polo Chimico” - interventi pubblici prioritari da realizzare