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Acque sotterranee e surnatante

Le barriere idrauliche presenti presso le Aziende del SIN di Mantova

Nel SIN è presente una serie di pozzi barriera che creano sbarramenti idraulici finalizzati a contenere la falda contaminata entro i confini di proprietà.

In accordo con quanto stabilito dalle Conferenze di Servizi ministeriali del 31/07/2009, del 14/07/2015 e del 19/05/2016 l’efficacia dei suddetti sbarramenti idraulici viene verificata nell’ambito di periodiche campagne coordinate per monitorare l’evoluzione della contaminazione in corrispondenza delle zone critiche all’interno del Polo Chimico e valutare l’eventuale fuoriuscita dal sito di sostanze contaminanti.

Il surnatante

In corrispondenza dell’ex raffineria e in alcune zone del petrolchimico è stata riscontrata in falda la presenza di fase organica separata (surnatante), costituita da un miscuglio di sostanze liquide e viscose, amalgamate con il terreno e provenienti da lavorazioni chimiche, in particolare da idrocarburi che galleggiano sulla falda.

Il surnatante costituisce una sorgente di contaminazione primaria a causa del continuo rilascio di sostanze inquinanti nelle acque sotterrane: al fine di evitare che la contaminazione della falda raggiunga il fiume Mincio e le aree umide poste a valle idrogeologico del polo chimico alcune aziende del SIN hanno messo in atto degli interventi di messa in sicurezza, di seguito descritti.

Il recupero del prodotto surnatante nel petrolchimico

Con riferimento alla presenza di prodotto surnatante all’interno del petrolchimico, con decreto ministeriale 4993/TRI/DI/B del 13 maggio 2014 è stato approvato il progetto “Intervento su terreni e acque di falda con tecnologia MPE – Dicembre 2011” con tecnologia Multi Phase Extraction (MPE), nella configurazione Dual Phase Extraction (DPE) che prevede, fino al limite tecnologico dell’impianto, l’estrazione della fase libera surnatante e dell’acqua di falda in maniera simultanea, mediante linee separate. Le fasi acquosa ed oleosa vengono estratte con pompe di emungimento e la fase gassosa è estratta con un sistema di aspirazione d’aria: il sito è stato suddiviso in 4 fasce d’ intervento, definite in base al tipo di contaminazione riscontrata nelle matrici ambientali, a loro volta poi suddivise in settori (monte, intermedio e valle), in funzione della direzione di flusso delle acque sotterranee. Ad oggi, il sistema di recupero prodotto ha permesso di estrarre più di 250.000 kg di fase organica separata.

Il recupero del prodotto surnatante nell’ex raffineria

Come previsto dai progetti di Messa in Sicurezza Operativa (MISO) predisposti dalla società IES e approvati dal Ministero con decreto 531/STA del 20 novembre 2015 (“Progetto di MISO Fase I”, finalizzato ad intercettare le acque di falda in uscita dal confine di Stabilimento IES e dell’area Belleli Energy CPE interessata dalla presenza di surnatante verso i recettori ambientali sensibili Lago Inferiore e Vallazza) e con decreto 37 del 31 gennaio 2018 (“Progetto di MISO Fase II”, finalizzato a intercettare i contaminanti potenzialmente lisciviati dal Deposito Nazionale) attualmente la barriera idraulica IES è costituita da n. 79 pozzi per un emungimento complessivo di 120 mc/h circa in alto piezometrico e 71 mc/h circa in basso piezometrico. Poiché i progetti approvati distinguono i pozzi adibiti al solo contenimento della falda da quelli aventi anche funzione di recupero surnatante, alcuni di questi pozzi sono attrezzati con sistemi Dual Pump: da novembre 2008 al dicembre 2021 sono stati recuperati circa 1.695 mc di prodotto organico, dei quali 48 mc circa nel 2021.