Strumentazione installata |
rilevamento automatico: 12 inclinometri profondi biassiali in tre tubi, 3 piezometri, una stazione meteorologica con 1 pluviometro e 1 termometro, una webcam rilevamento manuale: 10 caposaldi GPS, 3 tubi inclinometrici, 3 piezometri |
Descrizione del dissesto |
L’area in esame risulta situata 1 km a monte del centro abitato di Sellero, sul versante sinistro della valle incisa dal Torrente Re, tributario destro del fiume Oglio. Il dissesto, di tipo scivolamento rotazionale/traslativo si sviluppa tra le quote 900 e 1200 circa. Il bacino del T. Re è orientato O-E ed è delimitato a Ovest dalla cresta dei monti Elto (2147m) del Pizzo Garzeto (2088 m) e del Monte Adamone (1730 m) e a Est dalla conoide sulla quale è stato edificato l’abitato di Sellero. Il movimento monitorato, noto da tempo, interessa uno spesso orizzonte di detrito che supera i 60 metri, e che è posto a copertura della formazione geologica degli scisti di Edolo. La genesi della coltre di copertura è legata ad una paleo-morfologia caratterizzata da un bacino che presentava al piede uno sbarramento costituito dalle rocce della formazione degli scisti di Edolo; successivamente, il bacino è stato parzialmente colmato da materiale caotico proveniente da frane. A monte della massa in movimento, in una zona compresa tra le quote 1200 e 1280 m slm è inoltre presente un accumulo di detrito di falda (con blocchi per lo più della formazione del Verrucano Lombardo) che trae origine principalmente da disgregazione e trasporto verso valle della parete rocciosa del Pizzo Garzeta; l’assenza di suolo indica che il processo di alimentazione è tuttora attivo. Il monitoraggio eseguito nel corso del tempo ha evidenziato periodi di maggiore attività alternati ad altri con scarsi movimenti, il tutto legato probabilmente agli apporti meteorici. Attualmente si misurano spostamenti di alcuni centimetri all’anno nel corpo di frana, il cui volume è stato stimato ari a circa 3,7 milioni di metri cubi (dati da studio di Modellazione del dissesto, 2020), mentre le aree più a monte, monitorate mediante GPS, si spostano a velocità decisamente minori, dell’ordine di alcuni millimetri all’anno.
Per approfondire:
Complementarietà fra i dati dell’iterferometria satellitare e quelli ottenuti con strumentazione a terra sui versanti in dissesto; Aut. L. DeiCas; Rend.Online.Soc.Geol.It._Vol.42_2017 |