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Fiumi, laghi e depuratori

Punti di controllo delle acque superficiali

Controlliamo i principali fiumi e laghi della Lombardia prelevando e misurando le acque, il sedimento depositato sul fondo o in sospensione (DMOs – detrito minerale organico sedimentabile) e i pesci. In alcuni punti selezionati preleviamo periodicamente (da 2 a 4 volte l’anno) campioni per la ricerca degli elementi radioattivi artificiali che possono essere presenti nei fiumi a causa sia di incidenti passati che di scarichi non controllati.

Il monitoraggio delle acque e sedimenti dei fiumi e laghi lombardi non ha portato sinora alla rilevazione di anomalie dal punto di vista della radioattività. L’esame delle serie storiche delle misure sui pesci d’acqua dolce mostra una diminuzione costante delle concentrazioni di cesio 137, introdotto in ambiente dall'incidente di Chernobyl del 1986, che si è stabilizzata negli ultimi anni su valori dell’ordine di 1 Bq/kg per le specie erbivore/onnivore e di circa 2-3 Bq/kg per le specie carnivore, valori inferiori a qualsiasi soglia di rischio.

Controlli effettuati sui diversi corpi idrici

Il controllo diretto delle acque di lago e di fiume viene effettuato prelevando campioni d’acqua da battelli o da ponti; i campioni sono trasferiti in laboratorio dove sono sottoposti ad analisi per la misura della concentrazione di attività alfa e beta totale (un indicatore del livello complessivo di radioattività presente, sia naturale che artificiale) e dei radionuclidi gamma emettitori (tra cui cesio 137 e iodio 131).

Nelle acque del Lario, in cui le ricadute radioattive ai tempi dell’incidente di Chernobyl sono state particolarmente intense, sono effettuate anche alcune analisi di approfondimento per la ricerca dei radioisotopi artificiali stronzio 90 e plutonio 238, plutonio 239 e plutonio 240, che sono ad oggi presenti in tracce trascurabili.

Concentrazione di Iodio 131 e Cesio 137 nel DMOS per l'anno 2019

Un modo molto efficace per tenere sotto controllo la presenza di radioattività in laghi e fiumi consiste nella verifica della contaminazione del particolato solido presente in acqua, sia sotto forma di sedimenti prelevati dal fondo che sotto forma di materiale in sospensione (DMOS - Detrito Minerale Organico Sedimentabile). Questo tipo di controllo è particolarmente sensibile grazie alla proprietà di molte specie radioattive di “attaccarsi” al particolato, concentrandosi.

Il DMOS, a differenza dei sedimenti, è materiale in fase di sospensione e fornisce quindi informazioni sulla storia più recente del corso d’acqua superficiale, permettendo l’individuazione di nuovi episodi di contaminazione. Nel DMOS, oltre al cesio 137, è frequente trovare tracce di radionuclidi gamma emettitori “a vita breve” come lo iodio 131 che sono utilizzati nelle strutture sanitarie e che possono arrivare fino ai fiumi attraverso i reflui fognari, soprattutto quando gli scarichi non sono adeguatamente depurati. Si tratta in genere di concentrazioni non rilevanti dal punto di vista della radioprotezione. 

Il DMOS, che agisce come “spugna”, viene prelevato sospendendo da pontili sui fiumi delle speciali “trappole” che in una settimana possono raccogliere quantità di materiale sufficienti per le analisi di laboratorio. In Lombardia sono esaminati con cadenza trimestrale campioni di DMOS prelevati nei seguenti punti:

  • Po – prelievo a valle dell’immissione del Ticino (Linarolo)
  • Po – prelievo a valle dell’immissione del Lambro (Orio Litta)
  • Po – prelievo a valle dell’immissione dell’Adda (Cremona)
  • Po – prelievo a valle dell’immissione del Mincio (Revere)
  • Oglio (Rudiano)
  • Mella (Cigole)
Concentrazioni di Cs137 nei pesci persico e cavedano dei laghi Ceresio (Lugano) e Lario (Como)

I pesci d’acqua dolce costituiscono, oltre che un alimento, anche un ottimo bioindicatore della contaminazione delle acque superficiali, in particolare per quanto riguarda i laghi che sono spesso caratterizzati da fattori di ricambio delle acque molto limitati. Poiché i maggiori laghi della zona prealpina, Ceresio e Lario, sono stati colpiti in modo significativo dalle ricadute di Chernobyl, il controllo della contaminazione delle specie ittiche è stato avviato subito dopo l’incidente e prosegue tutt’oggi. Il piano dei controlli prevede il prelievo, nei laghi Ceresio (lago di Varese) e Lario (lago di Como), di pesci erbivori od onnivori, specie soggette a bioaccumulo dei radionuclidi, e di pesci carnivori che danno invece luogo al fenomeno della “biomagnificazione”, cioè una concentrazione ancora più accentuata dei contaminanti.

L’analisi delle serie storiche evidenzia una contaminazione residua maggiore nel lago di Lugano (Ceresio) rispetto al lago di Como (Lario), anche se i valori trovati non comportano alcun rischio per la salute umana. Dal 2013 sono esaminati anche i pesci provenienti dal lago di Garda.

Punti di controllo degli impianti di depurazione

Controlliamo periodicamente i principali depuratori lombardi misurando le acque in ingresso (reflui fognari), le acque depurate in uscita ed i fanghi usati per i trattamenti di depurazione.

In Lombardia sono presenti moltissimi depuratori (circa 1600, comprendendo quelli piccoli e piccolissimi), che sono costantemente controllati da un punto di vista chimico. Ogni anno ne vengono selezionati alcuni (indicativamente uno per provincia) in cui sono realizzati campionamenti, su base semestrale, delle acque in ingresso (reflui fognari), delle acque in uscita (acque depurate) e dei fanghi di depurazione. In alcuni casi sono effettuate ispezioni presso gli impianti allo scopo di valutare nel dettaglio la correttezza delle procedure messe in atto ed il loro impatto sull’ambiente e sulla salute.

In molti campioni, soprattutto di fanghi di depurazione, viene rilevata la presenza in quantità misurabili di iodio 131, un radionuclide ampiamente utilizzato a scopo sanitario e che viene immesso in ambiente attraverso gli escreti delle persone sottoposte a trattamenti medici. Il cesio 137, ancora misurabile in alcuni campioni, è ragionevolmente ancora una conseguenza dell’incidente di Chernobyl che ha causato una contaminazione da radiocesio ormai pressoché ubiquitaria. 

Sulla base dei dati analitici raccolti sono state effettuate valutazioni di impatto ambientale sia per i lavoratori degli impianti che per la popolazione, tenuto conto del destino dei fanghi che possono essere gestiti in modi diversi e che in alcuni casi erano riutilizzati in agricoltura. Questi approfondimenti, che sono stati effettuati utilizzando modelli che simulano il comportamento delle sostanze radioattive in ambiente, hanno dimostrato l’assenza di rischi, sia per i lavoratori addetti agli impianti che per la popolazione: in tutti i casi, pur sotto ipotesi ampiamente cautelative, la dose è risultata inferiore alla cosiddetta “non rilevanza radiologica”, pari a 10 microSv/anno. Data tuttavia la diffusione di tali impianti e la presenza ubiquitaria di radioattività, il loro monitoraggio costante è certamente un utile presidio a tutela della popolazione e dell’ambiente.

In Lombardia sono presenti anche alcuni impianti autorizzati al trattamento di rifiuti liquidi di origini industriale. In questi casi il piano dei controlli prevede anche il prelievo dei rifiuti liquidi di origine industriale in ingresso all’impianto e dei fanghi di trattamento di tali rifiuti; i risultati delle verifiche sino ad oggi effettuate non ha evidenziato dati particolarmente significativi.

Comportamento metabolico e destino di un radiofarmaco

La presenza di radioattività nelle acque di scarico è dovuta principalmente all’utilizzo di sostanze radioattive in medicina: i radiofarmaci, che sono somministrati ai pazienti a scopo diagnostico o terapeutico, vengono parzialmente escreti e possono confluire nelle reti fognarie cittadine, sia in quelle collegate alle strutture sanitarie che in quelle delle abitazioni dei pazienti dimessi dopo i trattamenti.

Le strutture sanitarie operano normalmente all’interno di specifici ambiti autorizzativi (D.L.vo 101/2020 e s.m.i.) che consentono lo scarico, in quantità controllate, di sostanze radioattive nell’ambiente. Negli ospedali in cui si utilizzano radiofarmaci sono presenti vasche di raccolta in cui sono convogliati tutti gli escreti prima dell’immissione nella fognatura pubblica, che viene effettuata solo quando la radioattività è completamente decaduta. Ciò è possibile anche perché il tempo di dimezzamento fisico (cioè il tempo necessario affinché la radioattività presente si riduca della metà) dei radionuclidi utilizzati in medicina (ad esempio il fluoro 18, il tecnezio 99 metastabile e lo iodio 131) varia da poche ore ad alcuni giorni: poiché in un tempo pari a circa 5 volte il tempo di dimezzamento la radioattività è completamente decaduta, nella maggioranza dei casi sono sufficienti pochi giorni affinché la radioattività scompaia. Fa eccezione lo iodio 131 che ha un tempo di dimezzamento fisico di circa 8 giorni e decade completamente in circa un mese e mezzo.

I pazienti che tornano alle proprie abitazioni dopo i trattamenti sanitari non sono invece soggetti ad alcun vincolo o restrizione anche se in alcuni casi incorporano ancora quantità significative di radioattività, parte della quale viene escreta ed immessa in fognatura. Di norma questa è la fonte principale della radioattività che arriva ai depuratori.

Gli impianti di depurazione delle acque rappresentano quindi un punto di accumulo dei reflui radiocontaminati: le campagne di indagine hanno lo scopo di verificare l’impatto ambientale dell’uso a scopo sanitario di sorgenti radioattive non sigillate e di appurare l’efficacia dei processi di depurazione nella rimozione di sostanze radioattive.

Oltre a ciò, alcuni impianti di depurazione sono autorizzati a ricevere e trattare anche alcune tipologie di rifiuti liquidi di origine industriale che per motivi vari possono contenere tracce di radioattività.

Ubicazione delle prese d'acqua superficiale ad uso potabile

Circa 400000 persone nella nostra regione bevono acqua prelevata da corpi idrici superficiali, in particolare il Lario (lago di Como) e il Benaco (lago di Garda).

Poiché le acque superficiali sono particolarmente esposte alle ricadute atmosferiche, il passaggio di una nube radioattiva come quella di Chernobyl può facilmente contaminare questa importante risorsa idrica.

Per questo motivo il piano regionale di intervento in caso di emergenza radiologica prevede, nei giorni immediatamente successivi all’incidente, il controllo delle acque ad uso potabile prelevate da fiumi e laghi.

Data ultimo aggiornamento: 03/02/2023

Data ultimo aggiornamento
03/02/2023

Data inserimento: 03/02/2023

Data inserimento
03/02/2023